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Come vi anticipavo lunedì, ecco la prima parte del mio racconto. Come sempre i commenti (positivi e non, purché sensati) sono graditi! A voi...
La prateria dei fulmini
Assaporava ogni delicato fruscio delle lunghe fronde accarezzate dal vento. Il salice della collina, che sorgeva in quella prateria, a ovest della grande e fatiscente palude, era un essere raro e antico, che aveva vissuto sulla propria corteccia quei tempi remoti in cui tutto era iniziato. Forse era questo il motivo per cui la giovane ne era tanto affascinata. Quell'anziano saggio, con la sua sola presenza, era in grado di quietare il suo animo ribelle e tormentato, era capace di sopire ogni sua più radicata preoccupazione, infondendole pace e tranquillità come nessuna persona era mai stata in grado di fare. Il rombo di un fulmine le fece balzare il cuore in gola, ma soltanto per un attimo. Si mise a sedere, poggiando la schiena nuda contro il legno scuro del tronco. Le vivaci correnti d'aria ora danzavano sul mare di fili d'erba che la circondava tutt'attorno. Dita invisibili, che tracciavano con le loro carezze intricati giochi di forme. Dalle nubi di piombo si fece eco un lungo brontolio sommesso. Un grosso temporale, come non se ne vedevano da mesi, era in procinto di scatenarsi. E infondo era per questo che Irys adorava la stagione primaverile: un clima irrequieto, un cielo dall'umore indeciso e facilmente incline a cambiamenti repentini, tranquillo prima e urlante poco dopo, proprio come il suo animo.
Assaggiò ancora per qualche secondo l'inebriante vitalità della sua prateria dei fulmini, dopodiché riprese la fine cintura in ray-net nero che aveva abbandonato qualche ora prima al suo fianco, e se la cinse attorno alla vita. Una leggera pressione con l'indice destro, e fu vestita da collo a piedi di una morbida tuta color panna. Raccolse controvoglia in uno chignon la folta chioma di ricci castani che le ricadevano lungo tutta la schiena, e si sgranchì le ossa, inspirando a fondo l'aria frizzante dei campi. Roger brucava pacifico a un centinaio di metri da lei, alla base dell'altura squassata dal vento. Fu proprio dopo il boato dell'ennesimo tuono, stavolta caduto parecchio vicino a quella zona, che fu avvisata di una chiamata in arrivo.<<Irys? Ragazza, mi senti?>> balbettò simpaticamente la voce bonaria di Mikel, che lei immaginava con le sue consuete guance paonazze e piene, intento a sorseggiare una bottiglia di vino rosso di Borgo.<<Si Mik, che succede? Mi sto avviando verso Myrith, non preoccuparti. Sarò là molto prima che faccia buio.>>.<<Oh cara, non è di questo che si tratta. Anzi, dovrai rimanere in zona. Pare arriveranno illustri ospiti al Gate, purtroppo poco prima che scenda la notte...>> disse terminando con un filo di voce, che la ragazza sentiva provenire direttamente dai suoi timpani. Al solo pensiero della grande palude immersa nell'oscurità, le si gelò il sangue nelle vene.<<Devo rimanere fuori dalla città, di notte?! Se è uno scherzo non è divertente!>>.<<Non lo è, purtroppo.>>. Il suo maestro si fece serio. <<E' accaduto un evento piuttosto grave la scorsa giornata, di cui per motivi politici non ti posso parlare. Sta di fatto che due membri della famiglia Shang giungeranno nella nostra Città tra poco più di due ore.>>.<<Insomma giusto in tempo per prenderci in pieno la notte, eh?!>> commentò spazientita Irys. Lo sguardo di lei incrociò il suo possente animale che continuava pacifico la sua scorpacciata, lontano da quella tempesta di problemi che stavano per investire anche lui. L'istruttore intanto sbuffò infastidito, anch'esso a disagio per l'ingrato compito che la sua giovane allieva doveva sorbirsi. <<Senti,>> riprese poi prendendosi una piccola pausa, come per soppesare bene le sue prossime parole, <<non sarà facile, lo so. Ma non ci sarà anima viva là fuori a parte voi tre e magari qualche bandito, che assolutamente, non hai da temere. Non scordare che sono pur sempre due membri di una delle famiglie nobili. Sapranno il fatto loro in caso ce ne fosse bisogno, vedrai.>>.<<Questo non mi consola. Come diamine faremo a orientarci senza uno straccio d'illuminazione, me lo spieghi?>>. Ora Irys era seriamente irritata. La calma di Mikel le pareva una presa in giro dato che negli anni non le aveva mai fornito alcun addestramento per affrontare il buio. Non le era inoltre ancora stato detto se sarebbe dovuta rimanere accampata nelle tenebre in attesa del giorno seguente, o se si fosse dovuta spingere, probabilmente vagando a casaccio, sino a Myrith.<<Ti sto mandando una mappa con evidenziati i punti percorribili e i pericoli del terreno che nasconde la palude. Non dovrai far altro che passarla anche ai nostri ospiti e condurli al cospetto della grande Aetherea il più in fretta possibile.>>. Ci fu un breve istante di silenzio. Irys aveva capito, avrebbe dovuto procedere e doveva farlo in fretta. Niente accampamento perciò e quindi più probabilità di incontrare...<<Non li incontrerai. Per favore... So a cosa stai pensando e quei mostri non si vedono da anni.>>.<<Non si vedono da anni attorno a Myrith vorrai dire. Non sono stupida e le tue parole sono tutt'altro che utili. Dimmi come stanno realmente le cose, no? Almeno so a che vado incontro. Non sono una bambina, non prendermi in giro...>>. L'allieva fece una piccola pausa, distese i nervi e rincarò la dose poco prima che l'uomo potesse riprendere la parola. <<E allora? Me lo spieghi o no che devo fare se mi ritrovo davanti uno di quei cosi?! Devo morire forse?>>. Ora il suo cuore batteva all'impazzata, la paura le aveva dato alla testa e un fastidioso formicolio le invadeva tutto il corpo.<<Fidati di me. Non posso spiegarti ma loro sapranno come agire se la situazione volgesse al peggio. Lo sai, sono sempre gli stessi motivi, sono le regole, ma quando avrai l'età ti sarà spiegato anche di questo aspetto.>> concluse Mikel con un tono piuttosto tranquillo e rassicurante.<<Va bene... Va bene..>> tagliò corto Irys, gesticolando nervosamente per aria come per scacciare delle mosche fastidiose. <<Seguo la strada tracciata e li porto da Lei. E in caso succeda qualcosa... Beh, sono nelle loro mani...>>. I battiti che prima le martellavano in petto si erano ora fatti più quieti, l'ansia che le attanagliava lo stomaco però, non aveva ancora mollato la sua presa feroce.<<Buona fortuna Ir! Ti aspetterò>>.
La chiamata si chiuse e l'ululare del vento tornò ad essere l'unico suono a riempirle le orecchie. Cavalcando Roger ci avrebbe impiegato poco meno di un ora a raggiungere il Gate, risalì quindi la sua collina camminando sotto le prime gocce di pioggia fresche che iniziavano a cadere, e si spogliò nuovamente di fronte al salice. Guardò in alto e aprì le braccia, come per accogliere meglio tutta quell'energia viva che sentiva di percepire. L'acqua le inzuppò presto i capelli, le bagnò il viso e il corpo, scorrendole tra i seni piccoli e sodi e scivolando via rapida e fredda sulla pelle bianca e levigata. Era un fiore candido e innocente, radicato alla terra calda e scura, accarezzata dall'erba agitata. Un gambo assetato proteso ai nembi neri e pesanti, che le rovesciavano addosso la vita di cui aveva famelicamente bisogno. Questi erano i rari momenti a cui Irys teneva di più. Erano come una droga, un inebriante e sacro rito cui aveva l'impressione di aver già assistito molto tempo prima, durante l'infanzia, forse addirittura in un sogno. Di questo però non ne era certa. Soltanto, aveva impresso nelle profondità della sua memoria il corpo armonioso della sorella più grande, anch'ella esile e nuda abbandonata alla furia del temporale, in un tripudio di piacere, in un'estasi di emozioni e sensazioni che affluivano da tutto quel caos, penetrandole ogni singolo centimetro del corpo.Dopo un tempo indefinito l'agitazione di Roger la fece tornare in sé. Trascinata da quel termitaio di sensazioni non aveva più dedicato la dovuta concentrazione al contatto con la mente dell'animale, che ora nitriva e correva irritato in circolo. Espanse perciò subito la sua coscienza e infuse alla bestia, ormai terrorizzata da quell'inferno di lampi e tuoni, un forte senso di benessere e tranquillità. Si rivestì in fretta, scese il pendio e salì sul dorso privo di sella di Roger. I tessuti che le ricoprivano gli interno coscia e i glutei adattarono immediatamente spessore e consistenza per favorire una cavalcata piacevole. Strinse le redini e si decise a partire al galoppo in direzione del Gate, che sorgeva esattamente nei pressi della grande palude, proprio al confine sud dell'entrata di Myrith. Accompagnata dai venti furiosi e dalla pioggia sferzante cavalcò senza sosta, lasciandosi alle spalle nient'altro che ampie distese erbose e piccole macchie di bosco antico, di quello che resisteva ancora da secoli e secoli, fatto della stessa tempra del suo salice piangente. Costeggiò la schiuma furiosa del fiume Zakiri, la cui misteriosa fonte sgorgava dalle alture della vetta più aspra di tutte quelle terre, e si fece incantare dallo scintillio delle acque dei grandi laghi argentati. E intanto, il temporale, consumava tutta la sua furia, portandosi appresso poche nubi di pece, illuminate dal fuoco rosso e viola del sole che iniziava a tramontare. Continuò, avanzò spedita, finché l'arco in pietra bianca, enorme e pulito apparve finalmente in tutta la sua magnificenza, così ben definito ed estraneo alle tonalità del paesaggio che pareva essere l'inizio di un sogno; sembrava quel momento onirico indefinito in cui ti ritrovi immerso in qualcosa di fuori dall'ordinario, e non riesci a rendertene conto, minimamente. Le sue lenti a visione aumentata le indicarono l'orario d'arrivo dei due nobili, attesi di lì a poco. Galoppò col suo destriero per una decina scarsa di minuti, e una volta avvicinatasi alla porta scese con calma da Roger, affascinata come sempre dal misterioso arco che collegava quella a tutte le altre grandi Città. Era una struttura mastodontica ed enigmatica, che si ergeva nel suo punto più alto per più di ottocento metri. Una semicirconferenza perfetta, costituita da un basamento di roccia del colore del latte e calcata interamente da incisioni criptiche e incomprensibili, che gli fornivano un impatto visivo decisamente carico di fascino e attrazione. Nessuno aveva mai visto quel Gate aprirsi completamente e coprirsi per tutta la sua area vuota di quegli incredibili turbinii di correnti elettrostatiche. D'altro canto i portali non si erano mai utilizzati in nessuna delle dodici Città se non per il passaggio di pochi gruppi di persone. Quelli erano strumenti potenti e complessi, indispensabili per spostarsi dai possedimenti di una grande famiglia all'altra, ma di cui nessuno aveva ancora compreso il funzionamento e la tecnologia che li costituiva; soltanto, sapevano come servirsene, attivando di volta in volta una serie di limitati comandi, tramandati oralmente nel corso delle generazioni da tempo ormai immemore. Ora Irys sostava nella zona est dell'arco, solitamente adibita alla creazione del passaggio nello spazio. Il momento era giunto. Poco distante da lei, per tutti i venti metri di spessore della struttura, l'aria sembrò trasformarsi in acqua, creando una trasparente nebulosa di cerchi concentrici percorsi da miliardi di scintille sgargianti, il tutto in un area di poco più di quattro metri quadrati... Ed ecco due figure, che emersero come dal nulla sotto a quella piccolissima porzione del Gate, avanzando lentamente verso la ragazza, mentre il varco dimensionale dietro di loro si richiudeva crepitando sempre più debolmente, fino al suo spegnimento. Gli ultimi raggi di sole sparirono oltre le cime innevate che serravano il confine della Città a sud-ovest. Fu Royald, piuttosto corto ma massiccio e dall'aria sgradevole, il primo a parlare. Infastidito, scrutando rapidamente il buio che attanagliava l'enorme distesa pianeggiante, assente a suo dire anche solo di un qualsiasi segno di civiltà, squadrò senza un minimo di garbo la giovane ragazza.<<Ebbene? Tu chi cazzo saresti?>> fece brutale. << I nostri mezzi? I nostri...>>.<<Cavalli?!>> aggiunse l'altro osservando l'animale tenuto per le redini. <<Cristo, questi sono davvero dei primitivi allora... Che ficata!>> sorrise.<<Stai muto, Yan!>> lo zittì acidamente l'altro, avvicinando, senza farsi remore, il viso sgraziato a quello della ragazzina. <<Chi sei tu? Cosa sarebbe quest'accoglienza? Ed è possibile avere una fottuta illuminazione in questa Città di cavernicoli?!>>.Irys si scostò istintivamente dal nobile, disgustata dal suo fiato terribile e dal lezzo nauseante che si spargeva dai suoi capelli corvini impomatati. Provò a riprendere la calma, ipnotizzata dai tipici tratti orientali dei suoi illustri e potenti ospiti, che aveva visto prima solo nei libri, e indugiando ancora sulle loro vesti scure ed eccessivamente addobbate da inutili fronzoli. Non appena riuscì a darsi un contegno cominciò finalmente a spiegare loro la situazione. <<Mi chiamo Irys, vivo a Myrith e sono stata incaricata di portarvi al cospetto della grande Aetherea, come da voi richiesto. Purtroppo sono l'unica a poter...>>.<<Tu e chi altri dovreste scortarci? Che ruolo ricopri, e quali sono i tuoi compiti?>> chiese nuovamente il signore sgradevole e brutto, che pareva intenzionato a non lasciar spazio alle delucidazioni di lei. <<Ho chiesto dov'è la mia scorta, sei forse sorda? Non accetterò quella risposta indegna che stavi cercando di propinarmi!>>.<<Ehi ehi vacci piano! E' solo emozionata non vedi? A volte sai essere proprio insoppor...>>. Il giovane chiuse la bocca e non finì di parlare, anch'esso intimorito dallo sguardo di Royald. Irys rimase turbata dalla maleducazione e la supponenza di quel personaggio. Mai gli erano state rivolte parole e toni tanto aspri e carichi di disprezzo. Ma odiava farsi mettere i piedi in testa, e nobile o meno che fosse, nessuno poteva rivolgersi a lei in quel modo. <<Vede, il preavviso è stato poco e qui, come lei ben saprà, lo stile di vita è molto lontano da quello previsto dai vostri discutibili modelli di progresso.>> iniziò a controbattere. <<Mi spiace ma dovrete accontentarvi di quel che vi viene offerto, cioè una semplice e misera emissaria che ha avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato, unica persona abbastanza vicina al luogo del vostro arrivo.>> continuò in un impeto di coraggio. <<Oppure, potete sempre percorrere la palude sino alla città di Myrith tutti da soli nel buio, e senza una guida. A voi la scelta!>> concluse infine con una nota di fierezza, indugiando con lo sguardo verso il tetro cammino che avrebbe dovuto intraprendere a momenti.<<Oh oh, io mi accontento della signorina!>> cantilenò Yan, che ancora una volta mostrava un sorriso divertito e solare, subito nuovamente smorzato da un'occhiata dell'altro.<<La pagherete... Tu, la pagherai per esserti rivolta con questo tono a me. Lo vedranno questi dannati trogloditi cosa succede a mancare di rispetto agli Shang.>> bofonchiò tra sé. <<Ora, come cazzo avanziamo in mezzo a questa palude? Non si vede nulla e a quanto so è il posto migliore per incontrare quegli schifosi angeli del cazzo. Di lasciarci la pelle non è ho nessuna voglia. Qual è dunque il brillante aiuto che i Moku ci offrono tanto gentilmente?>> chiese al limite della sopportazione Royald.<<Beh, semplice, ho una mappa da...>>.<<Angeli?!>> la interruppe in preda al panico Yan. <<Sul serio questo posto ne è pieno? O merda merda merda... E come...? Cosa?>>.<<Per l'amor del cielo, chiudi quella fogna! Prima lei parla e prima lasceremo questo posto di merda. Ricorda il perché siamo qui, non abbiamo tempo.>>.La giovane aspettò un nuovo cenno del più anziano, poi riprese a spiegare. <<Dicevo, ho una mappa da inviare alle vostre lenti, se me lo permettete, fornita direttamente dal gran maestro Mikel. E' una scansione completa di tutta la palude, con evidenziate le zone critiche e quelle accessibili e percorribili senza alcun pericolo. Vi avviso comunque che simili incontri non avvengono da anni in queste parti della Città. Certo non è escluso possano accadere, ma...>>. A quel pensiero Irys rabbrividì vistosamente. Rendersi conto che persino loro temevano quelle creature le aveva fatto riaffiorare tutta l'ansia piombatale addosso nel pomeriggio appena trascorso, all'assegnazione del suo compito.<<Bene, diamoci una mossa allora. Hai il nostro permesso di inviarla.>> ribatté secco Roy dopo un fugace controllo circa l'attendibilità di quei dati. Qualche secondo ancora e ognuno di loro poteva finalmente scandagliare la zona ormai immersa dall'oscurità, perdendosi in reticolati digitali dai colori fluorescenti che ricoprivano il loro intero campo visivo. In un ristretto spettro che partiva dal verde erano evidenziate le vie ritenute probabilmente più sicure. Spostandosi verso il giallo e via via abbracciando tonalità vermiglie vi erano invece indicati acquitrini, sabbie mobili, terreni smossi e ogni altro tipo di ostacolo insidioso e pericoloso.<<In marcia, forza!>> ordinò sempre il signore insopportabile. E i tre partirono addentrandosi cautamente nella vegetazione spoglia e morta, percorrendo la Città in direzione est, verso i meravigliosi boschi in cui sorgeva Myrith.
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