La preeclampsia in gravidanza è un grave disturbo che può colpire la gestante ed il feto: si tratta di una grave complicanza che si manifesta nel 5% delle gravidanze, e che è caratterizzata da un elevato fattore di rischio e gravi pericoli per la vita della gestante e del bambino.
Soffrire di preeclampsia in gravidanza è caratteristico del 5% delle gravidanze: questo disturbo, infatti, colpisce in genere tra il 3 ed il 5% delle gestanti, ed è la più importante causa di parto prematuro (e, quindi, di mortalità prenatale).
Il periodo di gestazione entro il quale si sviluppa la preeclampsia è a partire dalla 20esima settimana fino a 48 ore dopo il parto: se questo disturbo non viene diagnosticato in tempo, vi sono dei gravi rischi per la salute del bambino, ma anche per la gestante, che va incontro a picchi di pressione arteriosa elevata, ed un alto concentrato di proteine nelle urine.
Ad oggi non si conoscono le cause effettive della preeclampsia, ma si considerano, tra i possibili fattori di rischio, il diabete e l’ipertensione. Inoltre, anche una precedente anamnesi personale o familiare di preeclampsia può essere indicativa, insieme a gravidanza multipla, nefropatia, e malattie autoimmuni.
Poiché le complicazioni della preeclampsia possono essere molto gravi sia per la gestante che per il bambino, quando si verificano situazioni a rischio – come ad esempio una elevata pressione arteriosa della madre, ed un alto livello di proteine nelle urine – è indispensabile procedere ad una diagnosi, attraverso la valutazione di alcuni biomarcatori, i fattori angiogenici sFlt-1 e PlGF.
Se il test effettuato dimostra l’insorgenza di preeclampsia, è necessario procedere al controllo ed al monitoraggio della malattia, ed eventualmente – se ve ne sono le condizioni – al parto: infatti, l’unico modo per risolvere la preeclampsia è far nascere il bambino.