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La prima candelina del Museo dello Sport

Creato il 13 novembre 2013 da Simo785

LA PRIMA CANDELINA DEL MUSEO DELLO SPORT

Torino, 12 novembre 2013

La prima candelina del Museo dello Sport
 Il Museo dello Sport di Torino ha spento oggi la sua prima candelina.
 A brindare con il Presidente Arisi ed il Suo staff sono intervenuti, tra gli altri:
Paolo Pininfarina, Oscar Giammarino e numerosi Presidenti di Federazioni Sportive (Federbocce, Federciclismo, CIP, ecc)

E’ passato un anno dal taglio del nastro al Museo dello Sport di Torino.  Un anno difficile,  come le cronache hanno riportato, un anno in cui una nuova realtà museale, un unicum nell’offerta culturale della città ha cercato di venire letteralmente alla luce.  

Non vogliamo parlare di numeri, che non renderebbero giustizia al valore di questo museo, ma sottolineare quegli aspetti che ne stanno plasmando e configurando l’anima:

1)   diventare la casa degli sportivi ; 

2)   trasmettere i valori positivi dello sport alle nuove generazioni;

3)    essere il luogo della memoria di tutti attraverso la collaborazione ed il contributo delle società sportive, delle federazioni e della gente comune.

La volontà del Presidente Onorato Arisi di rendere il Museo una casa per gli atleti, per le loro esperienze e ricordi , un luogo in cui sportivi di ieri e di oggi possano ritrovarsi e riconoscersi è stata pienamente soddisfatta.

Nel corso dell’anno il Museo si è infatti arricchito ed impreziosito di nuove testimonianze di campioni e campionesse, atleti  che, nelle loro  diverse discipline,  stanno portando in alto la bandiera italiana:  Arianna Errigo e Sara Errani, Fabio Scozzoli e Matteo Manassero, Salvatore Loria e Stefano Maniscalco, Marco Galliano e Ylenia Scapin, solo per citarne alcuni.

La prima candelina del Museo dello Sport

Accanto a questi  ‘nuovi’ campioni si sono affiancate le memorabilia di grandi del passato più o meno recente che per loro volontà o per quella dei loro familiari hanno deciso di ‘esserci’, di volersi affiancare ad amici e sfidanti  – come Sandro Mazzinghi che ha voluto donare al museo i suoi guantoni per poter stare accanto al compagno di epiche sfide Benvenuti – o come la figlia di Nino Defilippis, Roberta,  che ha voluto che la bici dell’indimenticato Cit  trovasse posto accanto ai cimeli di Coppi, Bartali e Gimondi nella città che lo ha visto nascere.

Si è  rinsaldata così la vera vocazione di questo museo, che si rinnova costantemente dando spazio e vita a memorie imperiture dello sport di ieri e di oggi.

L’anno scolastico è da poco cominciato, le prime classi che hanno aderito al progetto la ‘Scuola all’Olimpico’ hanno scoperto, attraverso un percorso museale ad hoc, grandi atleti che nella vita hanno dimostrato grande umanità, non solo sportivi di eccezione ma persone eccezionali  che, quando possibile, si sono resi disponibili ad incontrare le classi e a soddisfare le curiosità dei più piccoli. Aspettiamoci  nuovi record-men/women  tra gli oltre 100 bambini che hanno conosciuto lo snowboarder alpinista Marco Galliano!

Con l’iniziativa ‘Se il Toro non Gioca Giochi Tu’ il Museo offre poi agli under 12 l’impagabile emozione di calciare un rigore all’Olimpico e di trascorrere un pomeriggio con la propria famiglia a contatto con i sogni e le emozioni sportive.

 

-   La riproduzione della foto di rito della Nazionale di calcio prima dell’inizio della partita con la Germania Ovest all’Olimpico di Roma il 26 febbraio ‘74. Un dono inviato dal Presidente del Coni Giovanni Malagò accompagnato da una lettera di sinceri auguri.

-   La  maglia "Amarillo" vestita a Madrid dal vincitore della
64^ edizione della Vuelta del 2009, Alejandro Valverde Belmonte.
Un dono della FCI Piemonte.

-   La canoa di Josefa Idem utilizzata per il suo ultimo  Mondiale a Poznan  nell’agosto 2010

-   Alcune pubblicazioni storiche della Reale Società Ginnastica di Torino.

-   La medaglia d’oro di campione del mondo del 1976 vinta a Torino da Umberto Granaglia ed una sua maglia di campione del mondo donate dal figlio Enzo.

-   La divisa della nazionale di pallacanestro donata dal Presidente Petrucci

 I NUMERI DEL MUSEO

 

1000 mq espositivi

5 sale su 2 piani

1 moto

1 canoa

1 slitta

1 carretto della pace

2 fiaccole olimpiche

5 biciclette

30 maglie di Campioni del Mondo

41 discipline sportive

70 medaglie olimpiche

150 titoli mondiali

180 maglie (di cui 60 di calciatori)

250 campioni rappresentati – tra cui 1 cane  (Armaduk) e 1 cavallo (Varenne)

300 vinili con le canzoni dei campioni

Per il brindisi si ringrazia la cantina dei VITICOLTORI ASSOCIATI DI VINCHIO & VAGLIO SERRA

 

La prima candelina del Museo dello Sport
 

LETTERA APERTA DEL PRESIDENTE DEL MUSEO, ONORATO ARISI.

 

12 Novembre 2012 – 12 Novembre 2013

365 giorni di passione, ma non basta!

VIETATO CALPESTARE I SOGNI

 

Oggi il Museo dello Sport compie il suo primo “moto di rivoluzione” intorno al Sole.

Tutto il nostro passato, quasi ventennale in materia, con realtà fortissime in altri luoghi,tempi e circostanze, è solo un ricordo a volte esaltante, a volte doloroso.

Tante fotografie appese ad una parete insieme al conferimento di <Cittadino Benemerito della Città di Milano> che tanto ci inorgoglì in quel dicembre del 2009.

Il presente si chiama Torino, Stadio Olimpico, Museo dello Sport.

 

Scriveva Albert Camus nel suo Caligola: “….io non sono un folle e non sono mai stato ragionevole come ora, semplicemente mi sono sentito un bisogno di Impossibile. Questo mondo come è fatto non è sopportabile. Ho dunque bisogno della Luna o della Felicità o dell’Immortalità, insomma di qualcosa che sia forse insensato, ma che non sia di questo mondo”.

Un anno è passato dall’inaugurazione in diretta RAI e dalla gioia di avere anche noi dato un piccolo contributo alla nomina di Torino a Capitale Europea dello Sport 2015.

Da allora, giorno dopo giorno, un susseguirsi di situazioni, sentimenti, incontri, speranze, delusioni, difficoltà, sostenute, solo e soltanto, da un’enorme testardaggine e passione che, fino ad ora, è riuscita comunque  a far crescere il Museo. 

E’ per questo, e solo per questo, benedetto o maledetto che sia “bisogno di impossibile”, che il Museo oggi riesce ad accendere la sua prima candelina.

Molti, ma non tanti, conoscono le caratteristiche uniche e inconfutabili di questo Museo dello Sport a Torino:

Nasce da apporti di collezioni private.

Voluto, studiato, realizzato e finanziato autonomamente. Sicuramente un Museo tra i più ricchi di memorabilia d’Europa, pur non avendo alle spalle alcuna Istituzione di riferimento.

Primo e unico in Italia.

Oltre 40 discipline sportive fino ad oggi rappresentate.

Oltre 250 Campioni , tra Olimpici, Mondiali , Europei  a livello Nazionale ed Internazionale.

Sostenuto e amato da tanti Campioni che, con grande generosità, continuano a portare nelle sale del Museo i loro ricordi più cari. Anche questa fiducia e collaborazione è una sua straordinaria unicità sviluppatasi nel tempo attraverso contatti semplici e trasparenti.

Quanto fino ad ora raccontato potrebbe sembrare un consuntivo da primo passo di disimpegno.

Potrebbe anche diventarlo ma, oggi, non è certo il messaggio che vorremmo fare passare.

Sappiamo tutti in quali gravi difficoltà si dibattono i Musei in questo periodo, l’avere anche appreso la notizia della dolorosa chiusura del Museo del Ciclismo al Ghisallo in Lombardia, nato con il forte sostegno delle Istituzioni sportive e politiche, non è certo un buon segnale per una lunga e buona speranza di vita del nostro.

Le difficoltà sono innanzitutto e ovviamente quelle economiche, che già da sole dovrebbero sconsigliare il proseguimento di questa impresa, troppo solitaria, a qualunque persona dotata di una normale attività cerebrale.

Purtroppo sono mancati fino ad ora il sostegno e l’amicizia di tanti possibili “compagni di viaggio” che avrebbero potuto allargare i nostri orizzonti favorendo una maggiore serenità nelle aspettative, che hanno bisogno, giustamente, di tempo per realizzarsi, e una maggiore, più ampia e accreditata, conoscenza di questa nuova realtà per l’Italia e Torino.

Per cercare di aiutare economicamente il Museo avremmo voluto lanciare una provocazione forte, forse troppo forte nei suoi contenuti. In questo caso, fortunatamente, le nostre parti razionali ed emotive si sono felicemente incontrate evitando colpi di teatro.

Per dare un futuro dignitoso al Museo non basta però solo considerare la situazione economica attuale, bisogna guardare più in là, alle sue prospettive, sposarne la filosofia, amarlo, aderire alla sua disperata voglia di  comunicare i valori dello sport e dei suoi tanti interpreti che, in molte discipline si sono distinti, non solo per le loro capacità sportive, ma anche per quelle umane che, se conosciute, possono donare alle nuove generazioni, motivazioni e sogni un pochino più elevati.

Ed è proprio sui giovani e sulle scuole che il nostro impegno è tanto fortemente determinato che ci obbliga ancora a provare a resistere e a non disperdere questo enorme patrimonio umano, culturale e storico che è stato raccolto in tanti anni di ricerche e incontri.

Ognuno di noi , piccolo o grande che sia , dovrebbe oggi fare i conti con i suoi sogni di un tempo , con quelle belle e tante parole spese per raccontare la bellezza e l’universalità dello sport. Dovrebbe plaudire e sostenere chi, dalle fumose parole di circostanza e dalle improbabili promesse, ha invece saputo costruire qualche cosa che, in fondo, è la sintesi concreta, tangibile, delle nostre belle speranze di una volta.

Insomma ognuno di noi dovrebbe rispondere, senza sfuggire, a questa semplice domanda: “cosa posso fare per questo Museo, per quello che rappresenta e potrà rappresentare , dei miei migliori sentimenti?”

A tutti, in cambio , noi “popolo del Museo” regaliamo quello che è stato il nostro lavoro, i nostri sogni, le nostre piccole capacità e le nostre tante sostanze già in gran parte consumate , ma che almeno fino ad oggi,12 novembre 2013, sono arrivate ad accendere la prima candelina con la forte speranza che non venga spenta per sempre.

Onorato Arisi


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