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la propaganda delle culle vuote

Creato il 01 gennaio 2011 da Gaia

Arrivo a polemizzare con il Messaggero Veneto con qualche giorno di ritardo – sono stata distratta dalle festività, soprattutto, e anche dall’altra notizia inferocente sulla pagina con cui già me la stavo prendendo, al punto di chiedermi se non avrei dovuto fare due post separati. Possiamo per piacere finirla di appropriarci di Romeo e Giulietta, dicendo che “erano friulani”, solo perché risulta che cinquecento anni fa un tizio si innamorò di una ragazza conosciuta a Udine, che veniva da un ramo rivale della sua stessa famiglia e che poi sposò un altro perché lui era rimasto ferito, e probabilmente ispirato da questo e da chissà quante altre storie simili che circolavano da chissà quando e dove in un’Italia piena di famiglie rivali scrisse (in Veneto) una storia che Shakespeare lesse dopo varie traduzioni e usò come base del suo capolavoro poetico, famoso non tanto per la trama, quanto per la bellezza della scrittura e il fascino immortale dei sentimenti descritti? Già è fastidioso questo turismo di Romeo-e-Giulietta a Verona, ma che adesso pure Udine ci si butti e voglia fare mosaici a tema in piazza Venerio e feste R&G con Dalila Di Lazzaro, è veramente imbarazzante, nonché dimostrazione dell’estrema provincialità che ci contraddistingue, la sindrome del qui-passò-Napoleone. Facciamoci venire qualche buona idea nostra, grazie.

Detto ciò, io volevo soprattutto polemizzare con il MV a proposito della retorica delle “culle vuote”, che è una delle cose che mi manda più in bestia in assoluto. La popolazione umana non può crescere all’infinito, il mondo è sovrappopolato e noi come specie lo stiamo distruggendo, l’Europa è piena di persone ovunque uno vada, e, comunque, non si capisce perché invece di dire che “bisogna fare più figli” non siamo più accoglienti nei confronti dei figli, già nati, degli altri (cioè dei cittadini dei paesi poveri) nella speranza comunque, lo dico senza paura di essere fraintesa, che la crescita della popolazione mondiale non solo si arresti ma diventi magari anche calo, per il semplice fatto che tutti i motivi per cui la crescita demografica è buona mi sembrano ampiamente superati dagli studi e dalle osservazioni che dimostrano il contrario. Nessuno mi ha ancora convinto che un futuro in cui l’ambiente è definitivamente distrutto e viviamo pigiati ovunque come delle sardine e ci sono guerre per le risorse scarseggianti a fronte di una popolazione in continuo aumento, sia in qualche modo desiderabile. Prima ci fermiamo, meglio è. Tutti gli altri problemi, dall’invecchiamento della popolazione alla questione delle pensioni, si possono risolvere con un po’ di buona volontà senza dover fare ancora più bambini (i vecchi e i pensionati di domani, tra l’altro).

Quindi io veramente, veramente veramente vorrei che i media e i preti la smettessero con questo terrorismo del “non si fanno più figli”. Il Messaggero del 28 dicembre, nel suo piccolo, titolava: “Culle vuote, crolla il tasso di natalità”. Non sto neanche a perdere tempo con le statistiche che usavano per sostenere quest’affermazione, ma vi dò dei dati dell’Istat, quindi affidabili, che dimostrano che questo allarme è del tutto infondato.

Nel 2002, la popolazione di Udine era di 95,311, quella della provincia di 518,954 abitanti. Il dato cittadino da solo dice poco perché, anche se Udine non raggiunge quota 100,000 (e allora? chi se ne frega! cosa cambia se hai 99,900 abitanti, o 100,000? provinciali e basta, come dicevo sopra), per capire l’andamento demografico bisogna vedere anche chi vive a Tavagnacco, Martignacco, e così via, cioè i comuni contermini.

Nel 2009, la popolazione di Udine era a quota 99,071, quella della provincia di Udine a 539,723.
Nel 2010 (1 gennaio), rispettivamente: 99,439 e 541,036.
Capito? Dal 2002 la popolazione cittadina è cresciuta di circa quattromila persone, e quella della provincia di più di ventimila. Dove sarebbe il crollo di cui parla il Messaggero Veneto? Perché nel 2009 nascevano 8,8 bambini ogni mille abitanti, nel 2010 solo 8. Perché ad agosto 2010 gli abitanti erano 99,380 e a ottobre 99,550, e quindi comunque più che a gennaio. Tutto questo allarme allora per cosa? La giornalista che ha scritto l’articolo non sembra avere le competenze per dare un qualsiasi significato a questi dati. Addirittura: “l’arrivo di nuovi residenti… non riesce a far tornare positivo in maniera stabile il saldo della crescita del numero di abitanti in città, che in questi ultimi mesi sta oscillando in maniera vertiginosa” (sic). A parte che appunto, anche se fosse che la popolazione cittadina non cresce, non si capisce perché deve crescere a tutti i costi (una volta Udine i centomila abitanti li superava, sì, ma bisognerebbe fare un paragone anche con i comuni limitrofi cresciuti così tanto in tempi recenti, e poi non è che la popolazione non possa mai calare se no guai, come dicevo prima); ma comunque, a me questa affermazione sembra semplicemente falsa, e non dovrebbe essere pubblicata.
Un discorso a parte sarebbe da fare per lo spopolamento di alcune zone di montagna, indagandone le ragioni, i pro e i contro, le diverse tendenze. Ma parlare di crolli e drammi a Udine non solo è esagerato: è una bugia. Io guardo e riguardo i dati e mi dico: qui uno di noi due non sa contare -o io, o il Messaggero Veneto.

(il sito dell’Istat da cui ho preso i dati, qui.)


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