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La proposta di 28 parlamentari Usa: aiuti ad Armenia e Karabakh, stop armi per Baku

Creato il 05 aprile 2014 da Giacomo Dolzani @giacomodolzani

pallone_frankdi Giacomo Dolzani

Un gruppo di 28 membri del Congresso americano, capeggiati dal democratico Frank Pallone, hanno chiesto alla Usaid (United States Agency for International Development), l’Agenzia del governo federale degli Stati Uniti deputata all’amministrazione degli aiuti che gli Usa elargiscono agli stati esteri a scopi civili, di devolvere 5 milioni di dollari “per il sostegno degli armeni in Nagorno Karabakh” ed almeno altri 40 per “aiuti
economici ad Erevan per il suo sviluppo”; in aggiunta è stata poi richiesta la sospensione delle forniture militari all’Azerbaigian “finché Baku non interromperà le incursioni oltreconfine dei propri militari nel Nagorno Karabakh ed in Armenia”.
L’iniziativa è stata ovviamente salutata con entusiasmo dalla comunità armena statunitense che ha ringraziato Pallone e tutti gli altri firmatari della proposta per la loro vicinanza alle loro ragioni.
Gli armeni residenti (e votanti) negli Usa sono infatti circa un milione, più del doppio degli azeri (400.000), ed il mancato sostegno occidentale, soprattutto quello di Washington, ad Erevan ha spinto la repubblica caucasica tra le braccia di Mosca, fatto questo che molti di costoro hanno visto come un tradimento da parte degli Stati Uniti nei confronti della loro madrepatria.
Risale infatti solo a pochi mesi fa la decisione dell’Armenia di aderire all’Unione Doganale, la Comunità di stati composta principalmente da paesi dell’ex Unione Sovietica e costituitasi sotto l’egida di Mosca; la scelta è stata imposta dalla forte dipendenza di Erevan dalla Russia, sia in campo economico ed energetico sia per quanto riguarda la fornitura di materiale bellico, ma soprattutto perché Mosca, essendo la maggiore potenza militare nell’area del Caucaso, è l’unica in grado proteggerla dalle frequenti pressioni turche e di costituire un deterrente dei confronti di un possibile attacco azero.
I non sempre buoni rapporti diplomatici, quando questi esistono, tra l’Armenia ed i suoi vicini hanno contribuito a generare un senso di accerchiamento che ha dato il via ad una corsa agli armamenti che, soltanto nel 2013, ha assorbito una cifra pari a 451mln di dollari, il 20% della spesa pubblica del paese. Non di meno l’Azerbaigian, paese con cui è in guerra ormai da un ventennio, ha dedicato nello stesso anno il 3% del proprio bilancio statale a spese per la difesa (3.44mld di dollari).
Tra i due paesi resta infatti ancora aperta la questione relativa al Nagorno Karabakh, regione dell’Azerbaigian con una popolazione a maggioranza armena, occupata dalle truppe di Erevan insieme ad altre sette province circostanti nella guerra svoltasi tra il gennaio del 1992 ed il maggio del 1994.
L’esito del conflitto, che costò la vita a circa 25.000 azeri e 5.000 armeni, fu favorevole agli attaccanti che occuparono circa 14.000 km quadri di territorio dell’Azerbaigian (il 20% dell’estensione totale del paese), causando oltre un milione di sfollati azeri, ma consentendo ad Erevan di controllare un altopiano nel quale hanno il loro tratto iniziale i principali corsi d’acqua che riforniscono Baku e le maggiori città azerbaigiane di risorse idriche; la posizione elevata della regione consente inoltre di tenere sotto tiro un’ampia porzione di Caucaso orientale, rendendola un’area militarmente strategica.
La recente crescita economica dell’Azerbaigian, il suo conseguente rafforzamento militare e le sempre più frequenti dichiarazioni del presidente, Ilham Aliyev, nelle quali si preannuncia una riconquista dei territori occupati, hanno però obbligato Erevan, che occupa il Nagorno Karabakh nonostante 4 risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite le intimino di ritirare le proprie forze, a cercare nella Russia uno scudo che le garantisse una protezione contro questi pericoli, e Putin non si è tirato indietro; oltre alle consuete forniture di uranio per far funzionare i propri impianti nucleari (che Ankara vorrebbe venissero chiusi), lo scorso gennaio Mosca ha infatti venduto all’Armenia, a prezzi ridotti, missili a lungo raggio nell’ambito del quadro di cooperazione messo in atto tra i due paesi.

da Notizie Geopolitiche



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