Vem dömer è il penultimo muto svedese rimastoci di Victor Sjöström, il terzultimo in assoluto. L’ultimo suo lavoro in Svezia è Eld ombord (incendio a bordo – 1923). Il fuoco, come da titolo, è presente anche in Vem dömer anche se per motivi molto differenti. In un certo senso questo film per tematica e atmosfera ricorda da vicino Il monastero di Sendomir (1920). Questa volta però il film è tratto da un soggetto di Hjalmar Bergman scritto per l’occasione.
Protagonista è Ursula (Jenny Hasselqvist) che, pur non amandolo, sposa l’intagliatore Mastro Anton (Ivan Hedqvist). Questi è grande amico del sindaco locale (Tore Svennberg) con cui è solito uscire la sera. Mentre il marito si diverte, Ursula si intrattenersi con il giovane Bertram (Gösta Ekman). La ragazza decide quindi di liberarsi del marito per poter sposare il suo amato. Un giorno un frate (Waldemar Wohlström) giunge nella casa di Ursula per vendere i prodotti del sua monastero. A Ursula viene in mente un piano, e chiede al frate di mettere nel suo anello una dose di veleno. Questi capisce cosa sta accadendo e quando Ursula si distrae mette nello scomparto del gioiello un prodotto innocuo al posto della polvere mortale. Corre poi alla locanda ad avvertire Mastro Anton. Questi torna di corsa a casa e si fa offrire da bere fingendo di non sapere nulla ma guardando la scena dallo specchio: quando vede che Ursula gli versa la polvere dall’anello, Anton muore d’infarto per il dispiacere. La popolazione vorrebbe linciare la ragazza convinta che sia stata lei ad ucciderlo. Nonostante il frate deponga in suo favore, il Priore (Knut Lindroth) decide di sottoporla alla prova del fuoco: questa prova consiste nel passare su un camminamento infuocato ed uscirne vivi; solo così chi è accuso di un reato avrebbe potuto sciogliere ogni dubbio. Visto che Ursula continua a dichiararsi non colpevole, Bertram decide di sottoporsi alla prova la posto suo. Poco prima della fatidica prova, la ragazza capisce il motivo della morte Mastro Anton e sentendosi colpevole decide di rimettersi al giudizio del fuoco. Riuscirà a superare la prova, o le sue colpe la faranno sprofondare nelle fiamme dell’inferno?
In un’atmosfera molto gotica si svolgono le vicende di Ursula, donna egoista e ottusa. Almeno questo è il personaggio come viene presentato all’inizio. Infatti la psicologia della protagonista non resta statica, ma si evolve nel corso della vicenda in un percorso che la avvicina all’amore e quindi a Dio. Solo quando Ursula capisce che le sue azioni hanno portato, pur indirettamente, alla morte del marito può iniziare il vero processo di espiazione. Il fuoco è un elemento importante, perché ha una funzione depurativa. Questo è il significato della prova: a livello simbolico se l’animo di chi attraversa le fiamme è puro o il pentimento è sincero, potrà superare indenne il camminamento ed uscirne come una persona nuova. Ancora una volta Victor Sjöström mette in scena una vicenda fortemente impregnata di morale cristiana e si concentra su un tema tanto caro: quello dell’apparenza e dell’evoluzione caratteriale del personaggio negativo che verso la fine si redime per apparire agli occhi dello spettatore come esempio positivo. Per quanto riguarda il primo aspetto esso è chiarissimo anche solo dalle tre foto che vi metto sotto, che raffigurano prima il crocifisso (che compare ripetutamente nel film), poi il gesto di Mastro Anton prima di morire e infine il tentativo di Ursula di analizzare quanto accaduto la notte della morte del marito:Film del genere non sono esattamente i miei preferiti, ma in ogni caso non posso dire di non averlo gradito. Il tocco di Victor Sjöström si nota sempre e l’interpretazione degli attori è molto buona. La vicenda si svolge in maniera piuttosto fluida senza eccessivi tempi morti e l’ora e mezza di film scorrono senza problemi.