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La pubblicita’ ai tempi del terremoto

Creato il 22 marzo 2011 da Albino

Oggi volevo parlare dell’Utillima missione a Tokyo della Protezione Civile avvenuta qualche giorno addietro, ma ho scoperto che e’ inutile sprecare parole quando qualcuno ha gia’ raccontato l’evento prima di me. Percio’ vi rimando alla seconda meta’ di questo interessantissimo post, nel quale Nicola racconta piu’ o meno quello che avrei scritto io. Magari forse con un paio di vaffanculo in meno di quelli che avrei scritto io, diciamo, ma piu’ o meno siamo li’.

Ripensandoci ho deciso di lasciar perdere proprio del tutto le tristezze, per oggi. Qui a Tokyo c’e’ un tempo di merda, mi perdonerete l’espressione, ma sembra che tutto o quasi stia tornando alla normalita’. Ormai le uniche cose che ricordano il recente cataclisma sono la scarsita’ di elettricita’, il fatto che da una settimana Meteochan veste di grigio e non di rosa, e le famigerate pubblicita’ della AC, le quali stanno infestando ogni canale TV dal giorno del terremoto in poi.

Che cos’e’ AC, vi chiederete. Advertisting Council Japan e’ un’agenzia non-profit che si occupa di pubblicita’ educativa; per rendere l’idea, piu’ o meno un’equivalente giapponese della nostra Pubblicita’ Progresso. Nei commercials della AC passano scenette di giovani che aiutano vecchiette a fare le scale, o bambine che riciclano e dicono “bye bye” alle bottiglie di plastica, o di animaletti sotto forma di cartoni animati che insegnano ai bambini a rispondere in maniera educata. In pratica, come dicevo, cose simili alla nostra Pubblicita’ Progresso, solo con temi dieci volte piu’ banali e cento volte piu’ stereotipati. In pratica, le solite menate infantili e strappalacrime che piacciono tanto da queste parti.

La pubblicita’ ai tempi del terremoto

Faccio un attimo di premessa. Da venerdi 11 marzo in poi mi risulta che le varie agenzie pubblicitarie si siano rifiutate di mandare in onda ogni tipo di pubblicita’ televisiva (l’ho saputo da una fonte sicura che lavora in uno dei colossi dell’advertisement giapponese). La versione ufficiale e’ che sarebbero state le televisioni commerciali a rifiutarsi di mandare in onda le pubblicita’, optando per passare solo quelle di AC. L’avrebbero fatto, si dice, per non dare l’impressione di volerci guadagnare mentre la gente sta incollata alla tv a guardare le news sui terremotati. Ecco ad esempio un blog che riporta la versione ufficiale.

Secondo la mia fonte invece, la storia ufficiale non sarebbe altro che una scusa raccontata per salvare la faccia. In realta’ non si tratterebbe delle tv, ma delle agenzie, le quali evidentemente non vogliono far vedere le loro pubblicita’ nel momento in cui la gente potrebbe farsi un paio di domandine su cos’e’ importante nella vita e cosa non lo e’.

Ricordiamo, cari lettori, che qui le pubblicita’ sono tutte schiaffi alla miseria, alla compostezza e alla serieta’, un’apologia di colori e jingle e giappine con la minigonnellina a pieghe e la voce da bambina di otto anni. Capirete che mandare in onda cose del genere sarebbe stato un azzardo, magari mentre il tg parla di morti annegati e di radiazioni. E poi il Giappone e’ la patria del superfluo che pubblicizza il superfluo, dei biscotti incelofanati a uno a uno: in questo momento evitare di pubblicizzare cazzate sicuramente ha contribuito a salvare la faccia. E per la cronaca, se mai servisse lo ricordiamo: da queste parti la faccia(ta) e’ Tutto, con la T maiuscola.

Quello che e’ successo in pratica e’ che nei primi giorni seguenti il terremoto la pubblicita’ e’ proprio saltata del tutto. I canali tv erano un coro di aggiornamenti e news non stop in onda venticinque ore su ventiquattro (un’ora di overtime ci scappa sempre volentieri, da queste parti). Eppero’ la cosa non poteva durare in eterno: piano piano si e’ tornati a mandare in onda qualche programma di intrattenimento, fino a ritornare ad una programmazione pseudonormale in questi ultimi giorni. Naturalmente a quel punto sono rispuntati gli spazi pubblicitari, che sono stati coperti da AC in quanto, come dicevo prima, le agenzie pubblicitarie non sembrano essere disposte a pagare per mandare in onda le loro pubblicita’..

Se volete saperne di piu’ su AC, immaginatevi queste pubblicita’, potete cercarle su youtube se volete. Mi pare siano sei: quella del giovane che aiuta la vecchietta, quella della bambina che ricicla, quella della giovane con sua madre, quella del russo (o bulgaro, non so chi sia), quella dei cartoni che insegnano ai bimbi a dire grazie e buon appetito, poi quella del tipo che scala la pila di libri, e infine quello della Minetti che insegna la meritocrazia e il valore di un buon pompino. Le ho dette tutte, mi pare,anche se forse c’e’ un’intrusa; a voi scoprire quale.

Immaginate dunque queste sei pubblicita’ sparate a ripetizione in ogni spazio, una dietro l’altra, solo queste. Ripetute due, tre, quattro volte di fila. Ogni interruzione (=in Giappone, ogni cinque minuti se va bene), la stessa menata. Sempre uguali, per giorni. Tipo da piccoli durante Bim Bum Bam quando andavano avanti a ripetizione con la pubblicita’ della Fiesta (non la macchina, la merendina), al punto che a volte ti giravano le palle e te ne andavi a fare dell’altro, senza mandare affanculo la televisione solo perche’ eri un bambino e non stava bene dire le parolacce, ma a ripensarci col senno di poi sarebbe stato quello che si meritavano.

Ma torniamo al Giappone del 2011, e soprattutto al filo del discorso. A questo punto i giapponesi, famosi per la loro leggendaria calma zen e la loro placida accettazione degli eventi… hanno scatenato il putiferio. Perche’ va bene i terremoti, va bene gli tsunami, va bene le radiazioni… ma anche quando sono davanti alla tv dovete scassare la minchia, ahn?

Difatti, sembra il Paese intero si sia levato in un coro di “basta!”, per cui pare che da oggi (notizia sempre partita dalla mia fonte, ma non confermata) le pubblicita’ ritorneranno quelle di prima. Di certo non saranno piu’ intelligenti, semplicemente piu’ variegate.

E speriamo di vedere finalmente un po’ di giappina in tv, perdinci.

La pubblicita’ ai tempi del terremoto



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