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La punizione dello spaventapasseri

Da Maestrarosalba
La punizione dello spaventapasseri La figura minuta non tradisce debolezza e sbrigativamente descrive la sua vita un disastro del quale si è allegramente beffata con la frase "si ho avuto tanti guai ma ho sempre guardato oltre". Quando il racconto prende forma attraverso una lieve ironia, lo sguardo sornione di chi ha imparato a farsi beffa degli ostacoli, si tratta di un regalo.  Nessuna lamentela, nessun rimpianto, solo cose dal quale imparare.   Conta solo sapere com'era la scuola di allora, di sessant'anni fa. Registrare i fatti, capire da quale scuola veniamo.
Si comincia con frasi di circostanza sul lavoro che è sempre più difficile e poi la memoria prende la retromarcia. E così mi chiede se conosco quella tale maestra di quel paese, se l'ho mai sentita nominare. No dico io. Mi racconta  che era una maestra di quelle severe come tante allora, le sue punizioni erano conosciute e temute. Punizioni diverse a seconda delle attività didattiche. La fantasia anche allora non mancava.
Le bacchettate La prima e più classica in caso di mancato studio delle tabelline erano le bacchettate sulle dita. Mi dice che la bacchetta era sempre affilata e ben tenuta: un colpo sulle mani distese sul banco se non sapevi la tabellina, due colpi se avevi l'aggravante delle unghie sporche. La interrompo con una battuta era così che s'imparava contare, sulla pelle...
Trattenere la pipì Racconta ancora che la maestra aveva avvisato tutta la classe, o meglio tutte le bambine perchè allora le classi erano o maschili o femminili, che se era a colloquio con qualche collega non voleva essere disturbata per nessun motivo, nemmeno il più grave. Mi dice che è sempre stata una bambina dalla pipì facile, che è restata così, e così le accadeva spessissimo di arrivare al limite della resistenza umana nel trattenere la pipì.  Ad un certo punto imita il suo gesto da piccola, si alza un poco dalla sedia con la mano sollevata e pronuncia un "signora ma..." a mezza voce. La voce sfuma, muore e torna a sedere divisa tra il bisogno impellente e il terrore della punizione. Questo teatrino si ripete, si ripete, finchè un giorno non riesce a trattenere e nonostante l'autorizzazione in extremis a recarsi in bagno, l'andito diventa la strada di Pollicino, segnata da piccoli laghetti. La sua vergogna è immensa, il grembiule e gli indumenti si bagnano, mi dice che all'uscita farà tutta la strada verso casa con la testa china, riparandosi  il didietro con la cartella per non essere presa in giro dai compagni.
La punizione dello spaventapasseri Ma la punizione più umiliante era quella per chi non studiava.  Io non l'ho subita, mi dice sorridendo con la faccia di chi è consapevole di averla scampata,  ricorda il nome di chi invece la subì, Maria Laura, ecco si chiamava così, anzi si chiama perché ora è una signora della mia età, aggiunge.  Era una bambina minuta Maria Laura. La maestra aveva portato da casa un cappello e una giacca di suo marito e li teneva sempre lì in bella mostra. Se qualcuno si faceva trovare impreparato, e capitava spesso che qualcuno non avesse studiato,  la maestra lo costringeva ad indossare quegli abiti enormi e fare il giro delle classi assieme a lei che raccomandava agli altri di osservare cosa succedeva a chi non studiava, punirne uno per educarne cento ho pensato io intanto.  Maria Laura era una bambina minuta, dentro quella giacca e quel cappello ci scompariva dentro , ma dalla classe non voleva uscire, fu così che con la forza della disperazione si avvinghiò come poté al banco, la maestra presa da furia cieca, per l'inconcepibile disobbedienza, la trascinò fuori con tutto il banco e Maria Laura fece così il giro delle classi, così, tristemente come un piccolo spaventapasseri, una giacca e un cappello da uomo adulto con dentro una bambina, con lo stesso terrore negli occhi che hanno gli spaventapasseri nelle umide e fredde sere, prima autunnali e invernali poi. © Crescere Creativamente consulta i Credits o contatta l'autrice.

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