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La radio che predica contro l’Unità d’Italia

Creato il 14 marzo 2011 da Oblioilblog @oblioilblog

La radio che predica contro l’Unità d’Italia

Questo articolo sarebbe piuttosto banale se riguardasse Radio Padana o un’emittente venetista. Invece la causa della Lega contro l’Unità ha trovato proseliti, seppur con motivazioni diametralmente opposte, a Barletta.

Qui, infatti, ha sede Regno.fm, “la web radio del Bel Reame”. L’intento è chiaro, basta dare un’occhiata alla scarna homepage:

La radio di notizie e musica ‘made in Sud’ per ridare memoria storica al nostro popolo e per riaffermare valori e cultura del territorio che prima dell’unità d’Italia era il Regno di Napoli, poi Regno delle Due Sicilie. 

L’emittente è guidata da Paolo Guaglione che sostiene la bontà della sua iniziativa a difesa del Mezzogiorno contro la venuta sabauda:

Diffondiamo notizie che i libri di storia, di regime, hanno finora sottaciuto. Come giornalista ed editore ho sentito il bisogno morale di dare voce a vicende rinnegate.

Una voce fuori dal coro insomma. Il palinsesto include musica napoletana antica e moderna, testi di Concetta Barra ed Eugenio Bennato, leader del Taranta Power, compresi. Tra una canzone e l’altra, spazio all’informazione, ovviamente tutta incentrata sulla storia del regno di Napoli e sulla tragedia che fu l’invasione dei Savoia.

Gaglione non mostra vergogna:

A scuola tante cose non sono state insegnate mentre Garibaldi, Cavour e Vittorio Emanuele, tre massoni, sono stati presentati come eroi che hanno liberato il Sud dalla tenaglia borbonica. Non è andata così: a Napoli si viveva bene, nessuno andava via. E dal Nord scendevano al Sud per lavorare e stare meglio.

Sfoggia orgoglioso un’Italia dimezzata come sfondo dell’Ipad:

È così non solo per me. All’estero quando si dice di essere italiani, gli stranieri sorridono e dicono pizza, sole, mare e mandolino, mai Tarvisio o la polenta. E questo conferma che l’Italia siamo noi, il Sud.

In ufficio persino una macchinetta per il caffè Borbone.

La contraddizione: se nel Regno di Napoli si stava così bene, perché i soldati non lo difesero? Ecco la geniale risposta:

Le guardie furono corrotte dai Savoia e da soli i contadini che divennero briganti non riuscirono a frenare l’incursione. I Savoia rubarono ben 432 milioni di lire dal banco di Napoli che furono usato per rimpinguare le casse piemontesi, in rosso da tempo.

Dall’alto dei suoi 300 visitatori quotidiani (più o meno come questo blog ndr) e di tante mail di complimenti, Gaglione si lancerà anche nel mondo della televisione per sostenere la sua battaglia antirisorgimentale.

E il 17 marzo? Una bandiera a lutto, ovviamente.

 


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COMMENTI (1)

Da luigi
Inviato il 23 marzo a 16:55
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E' risaputo dagli archivi inglesi che la massoneria sborso' l'equivalente di 25 milioni di euro per corrompere gli ufficiali borbonici. Il generale lanza pur avendo 24 mila soldati in sicilia li fece oziare, mandando poche centinaia di soldati alla volta contro garibaldi...lanza il traditore bombardo' Palermo per aizzare i siciliani contro i Borbone, con i garibaldini senza munizioni e "alla frutta" chiese, anzi supplico' garibaldi di concedergli una tregua, concesse a garibaldi di poter trafugare l'oro della banca siciliana, dove attinse anche lui di 60.000 ducati, altri traditori furono landi e clary, a rimetterci furono i poveri soldati borbonici che furono sterminati nei lager savoiardi, tra l'altro i mille erano rinforzati da piemontesi e altri mercenari stranieri tutti in rosso... poi dal nord scesero le orde barbariche e rasero al suolo una sessantina di paesi, perche' non si parla mai di Pontelandolfo?