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La Rauti combatterà il femminicidio odiando il femminismo, ostacolando la 194 ma amando Miss Italia

Creato il 13 giugno 2013 da Gianna
La Rauti combatterà il femminicidio odiando il femminismo, ostacolando la 194 ma amando Miss Italia Dal blog Un altro genere di comunicazione.
Due giorni fa Isabella Rauti veniva nominata Consigliera per le politiche contro la violenza di genere, da Alfano che ha dichiarato: "L’ho Scelta per il suo curriculum".
La notizia è arrivata come una doccia gelata, tutto avremmo potuto immaginare tranne che una persona come Isabella  Rauti, che ha portato avanti lotte contro l’autodeterminazione della donna e a favore dell’oggettificazione della stessa, potesse mai ricoprire un ruolo simile.
Non ci vogliono grandi politologi per capire quanto una persona come lei sia poco adatta al ruolo, ma per chi si fosse distratto per qualche decennio riporto i punti principali della sua carriera per quanto riguarda la parità di genere.
Innanzittutto è importante chiarire la sua natura politica, Isabella è figlia di Pino Rauti, segretario nazionale del Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale e  del Movimento Sociale-Fiamma Tricolore .
La Rauti quindi fa parte della tradizionalissima e vecchia destra conservatrice  -  e quindi fascista- , è noto come nella cultura di estrema destra, e fascista, ci sia l’esaltazione dell’angelo del focolare, della donna dedita esclusivamente alla casa e alla famiglia, che ha come unico compito quello di generare una robusta e numerosa prole.
Ma purtroppo non è solo la sua natura politica che ci fa dubitare della sua capacità di ricoprire quel ruolo. Bisogna ricordare infatti che la stessa Rauti fu la seconda firmataria della proposta di Legge Tarzia nella Regione Lazio sotto la giunta Polverini.
Quella legge che permette l’ingresso dei movimenti cattolici antiabortisti  nei consultori che colpevolizza l’aborto, che sottopone le donne che intraprendono un’interruzione di gravidanza a una violazione della loro libertà di scelta, la stessa legge dello smantellamento dei consultori pubblici e dei cortei fondamentalisti cattolici.
Ricordiamo anche della recentissima vicenda su Miss Italia di cui abbiamo largamente discusso nel nostro blog
Isabella Rauti, grande sostenitrice del concorso Miss Italia, è stata una delle donne che tanto si è prodigata per la necessità di salvare il programma – in nome della libertà delle donne di unire bellezza e intelligenza- organizzando convegni –con altre donne della politica e dello spettacolo-  finanziati dallo stato dal nome un po’ contraddittorio “Miss Italia: il valore sociale della bellezza
Ha anche accolto, Miss 2012 in pompa magna a Roma con suo marito Alemanno.
Alemanno, lo stesso che due anni fa lanciò il famosissimo vademecum anti-stupro, quello che donava consigli alle donne su come vestire ma soprattutto di non uscire di casa dopo il calare del buio e di chiamare i sportelli anti-violenza in caso di necessità, sportelli anti-violenza che non sono stati per niente finanziati e promossi durante la sua amministrazione.
Bisogna quindi ricordare alla Rauti che la violenza sulle donne non è solo il femminicidio . Il femminicidio, come abbiamo già sottolineato tantissime volte, non è che l’ultimo atto di una serie di discriminazioni e violenze perpetrate sulla pelle delle donne
Consigliare alle donne di non uscire di sera è violenza.
Consigliare alle donne che genere di abbigliamento debbano indossare, per evitare violenze sessuali, è violenza ma soprattutto disinformazione perché ciò che causa uno stupro è solo uno stupratore e si dovrebbe dare un taglio a queste continue colpevolizzazioni alle donne.
Inserire fondamentalisti cattolici e obiettori nei consultori è violenza
Privare le donne del diritto alla 194 è violenza.
Cosa importantissima da non tralasciare è che Isabella Rauti ha più volte dichiarato il suo dissenso verso il femminismo, come riporta Monica Pasquino dall’Huffington Post
Femminista non sono mai stata (…) femministe non lo siamo mai state e neanche post-femministe, perché del femminismo storico abbiamo respinto le parole d’ordine, i costumi, le mentalità (…). Quello che proprio non posso condividere del femminismo è lo spirito di liberazione che antepone la conflittualità tra i sessi alla complementarietà dei sessi, e vuole l’eliminazione dei ruoli di genere e la cancellazione delle identità maschili e femminili.
Si può combattere la violenza sulle donne odiando il femminismo?
Sempre dall’articolo sull’ HP :
Si può fare a meno della cultura femminista per contrastare la violenza sulle donne? Una destra familistica, arrogante e securitaria può lottare contro il femminicidio? La risposta del nuovo governo è sì.

(Sempre sull’argomento vi consiglio questo articolo di Sguardi sui Generis )

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