La realtà del mondo nuovo. La sovietizzazione dell’Europa centrale ed orientale

Creato il 26 febbraio 2013 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 26 febbraio 2013 in Slider, Storia with 0 Comments
di Fernando Orlandi

Mentre la Seconda guerra mondiale non si è ancora conclusa, nella parte di Europa in cui avanzano le truppe dell’Armata Rossa, commissari politici e agenti della NKVD iniziano a introdurre elementi essenziali del sistema sovietico in ogni nazione occupata – nel giro di pochi anni l’intera regione sarà radicalmente trasformata.

Nel 1945 la parte orientale del nostro continente altro non è che un concentrato di orribili distruzioni. Le città, le capitali sono un cumulo di macerie. Ricorda quei giorni a Varsavia Janina Godycka-Cwirko: “Mi sembrava di camminare sui corpi; in qualsiasi momento sarei potuta cadere in una pozza di sangue”.

La fine della guerra porta con sé un silenzio improvviso e misterioso. A Berlino, una giovane donna annota il 27 aprile 1945: “Una notte troppo tranquilla… Per le strade i russi se ne stanno ancora fra di loro. Ma in ogni casa si sussurra e si trema. Ci fosse qualcuno capace di rappresentarlo, questo sotterraneo mondo della metropoli, nascosto per la paura. La vita rannicchiata nei fondi, spaccata in piccolissime cellule, che non sanno più nulla una dell’altra”. Parimenti annota Władysław Szpilman ne Il pianista: il 15 gennaio 1945 “seguì il silenzio… Un silenzio così totale che neppure Varsavia, una città morta da tre mesi, aveva mai conosciuto”.

È l’“ora zero”, Stunde Null, il ritiro dei tedeschi, l’arrivo dei sovietici. Molte storie della presa del potere da parte dei comunisti in Europa centro-orientale iniziano da questo momento. Coloro che quel momento, quel cambio di potere, lo attraversarono, compresero che da quel momento nulla sarebbe stato più come prima.
L’euforia per la fine della guerra e l’arrivo dei sovietici. In Terra, terra!Sándor Márai registra scrupolosamente l’incontro con questi uomini e la loro “diversità”: “Era come se un enorme, misterioso e spaventoso circo itinerante si fosse incamminato dall’Oriente, dalla Russia, da una nebulosa lontananza”.

Poi seguono i furti (la “spiccata predilezione per la raccolta di orologi”, scrive Márai), le violenze e anche gli stupri.
Alle distruzioni e al collasso amministrativo e istituzionale degli stati dell’Europa centro-orientale si accompagnò il collasso morale. Questa catastrofe segnò profondamente le persone (le singole persone) di un atteggiamento cinico verso le società in cui erano cresciute e verso i valori in cui erano stati educati. Anne Applebaum ha scritto di recente che milioni e milioni di persone furono condannati a una solitudine radicale in un mondo distrutto e di privazioni materiali.

Nel giro di qualche anno l’Europa centro-orientale è sovietizzata. Czesław Miłosz nel 1951 lavora come addetto culturale all’Ambasciata polacca di Parigi. Defeziona, chiede asilo politico alla Francia, e due anni dopo pubblica La mente prigioniera, per interrogarsi e denunciare quel fenomeno di viltà dello spirito e di asservimento che ha contraddistinto gli intellettuali delle società sovietizzate.

Questi sono alcuni dei temi al centro dell’incontro-dibattito La realtà del mondo nuovo. La sovietizzazione dell’Europa centro-orientale, organizzato dal Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale, che si terrà a Trento, mercoledì 27 febbraio, alle ore 17,30, nella Sala degli affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55). L’incontro fa parte del ciclo “Narrare la storia. Il Novecento nella letteratura tedesca”, organizzato dal Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale con la collaborazione della Biblioteca Austriaca.


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