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La realtà non è magica

Da Marcofre

Lo scrittore non deve essere ribelle, o sofferente: ma bravo. Quando difetta dell’ultima qualità, si può esser certi che ha dalla sua una delle altre due. I più abili, le hanno entrambe.

Ribadisco un concetto semplice: la realtà è una brutta bestia, perché occorre essere bravi nel comunicarla al lettore, e occorre affrontarla senza troppi grilli per la testa.
Con spirito pratico.

Trovo molto più concreto “Delitto e Castigo”, oppure “Il grande Gatsby”, di tante persone che mi capita di incontrare, oppure conoscere. Siccome però è troppo triste dire che occorre essere pratici e concreti quando si scrive, si mette in giro la leggenda metropolitana che racconta dello scrittore tormentato, solo, eccetera eccetera.

Che ce ne siano, non lo metto in dubbio, e che alcuni soffrano sul serio lo credo pure. Però per tante persone, l’idea che si debba “comunicare”, non è sufficiente. Non sembra nobile, e allora occorre inventarsi qualcosa di più chic.
La sofferenza, appunto.

Il punto però è un altro. Quello che deve essere nobile sono le erbacce. Meglio: occorre fare in modo che le persone (come forse si sa, hanno occhi solo per Lady Gaga o Obama), comprendano che le erbacce esistono, e hanno parecchio da dire e da raccontare. Basta sapere ascoltare, avere talento, lavorare duro…

Accettata questa realtà, e dopo che si è iniziato a farci a pugni (spesso prendendone davvero tanti, perché mica se ne sta ferma in un angolo), diventa secondario tutto un insieme di miti che circondano la figura di chi scribacchia.

Questi miti esistono perché affermare che “basta scrivere”, e che la parola ha sufficiente forza per smuovere e muovere, non è sufficiente. La realtà non è magica; è reale, mi sembra sciocco sottolinearlo.
Ma quando le persone sono persuase che è troppo brutta e bisogna sollazzarsi nella lettura e farlo sempre, altrimenti sono dolori: allora ci siamo persi per strada qualcosa di importante.

La nostra umanità. E parlare di “banali” esseri umani diventa insufficiente, e indice di scarsa volontà di impegnarsi; soprattutto se ci si limita a questo e non si imbocca la strada seria.
Qualunque cosa voglia dire “la strada seria”.


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