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La recensione di Lo sguardo di satana, Carrie

Creato il 20 gennaio 2014 da Drkino

Kimberly Peirce riporta al cinema una delle storie più terrificanti del cinema e della letteratura horror: Carrie Lo sguardo di satana. La storia tutta al femminile di Carrie White rivive proprio nelle mani di una regista donna che si affida ad una rilettura più fedele al romanzo di King che al film del 1976 di De Palma…

lo sguardo di satana - carrie
Lo sguardo di satana - Carrie segnò l'esordio letterario di Stephen King nel 1974 quando, dopo tantissimi rifiuti  ricevuti dalle case editirici, fu pubblicato il suo primo romanzo che poi divenne in poco tempo un best seller. A 40 anni di distanza dalla sua crezione e con alle spalle alcune pellicole dedicate al personaggio che porta il nome del romanzo (tra cui il film di Brian De Palma del 1974 che rilesse le regole del genere cinematografico dell'orrore), la Metro Goldwing Mayer ha deciso di dare nuova vita a Carrie producendo un remake dedicato ad un pubblico di nuovi spettatori da terrorizzare. 

L'elemento che più attira di questo rifacimento è l'incipit del film, che mostra la nascita di Carrie, quando la madre Margaret White la mette al mondo tra atroci sofferenze. Una scena disturbante che presenta il personaggio che fu di Piper Laurie e qui interpretato da Julianne Moore: una madre scellerata perchè ossessionata dalla morale cristiana e dalla oppressiva volontà di Dio. Questo, rispetto al capostipite depalmiano, è un film dalla chiara matrice femminile, in cui viene innalzata la donna come simbolo della vita e della distruzione contemporanemente, luce e oscurità vivono parallele in questa storia. In Carrie di Kimberly Peirce la donna è elevata ad essere superiore nella sua caparbietà, anche quando essa è ostinata osservanza alla religione cristiana. Le donne stringono nel loro pugno gli uomini, che obbediscono ai loro dettami, stanno alle loro regole, in una sorta di rivalsa di genere bianca e nera, oltre che sui maltrattamenti. Infatti è proprio la storia di bullismo il punto fermo di questo universo: il romanzo è trasposto ai giorni nostri, nell'era degli smartphone e dei social network, che creano intorno alla protagonista una rete di maltrattamenti orribili che, uniti alla repressione materna, faranno scoprire a Carrie i suoi poteri telecinetici. Carrie, in un crescendo, mette il naso fuori e inizia a scoprire la vita e prende coscienza del suo corpo. I suoi poteri sono luce e oscurità contemporaneamente e darranno il via alla rivincita degli oppressi che sarà dolorosa e perfida, ma probabilmente gli spettatori non vedranno la protagonista come un mostro, bensì come colei che ha subito atroci sofferenze e dà una lezione agli insensibili.

Ad onor del vero questo remake non ha niente a che spartire con il film del '76 e questo è solo un bene. La regista di Boy's don't cry decide di  

Carrie-Lo-Sguardo-Di-Satana-Malatie-Imbarazzanti
distaccarsene e puntare sul versante teen, offrendo uno sguardo più acuto e attento al cinema adolescenziale. La regia e l'organizzazione delle scene è buona, come gli effetti speciali e le interpretazioni. Ferma è la convinzione che la scelta di ingaggiare una vera teen ager sia stata una mossa vincente; è invece ferma sullo scetticismo la scelta di Chloè Grace Morets (lontana anni luce dalla Spacek che interpreto Carrie 38 anni fa sul grande schermo) di cui si apprezza la bravura, ma quest'ultima non controbilancia a sufficienza la prorompente bellezza dell'attrice, molto più splendente e affascinante delle cavalle antagoniste che dovrebbero farla sfigurare. Buono invece il risultato per Julianne Moore: fastidiosa, ripugnante, fuori di cotenna.

Chirurgico

Federica De Masi

Regia: Kimberly Peirce – Cast: Chloë Grace Moretz, Julianne Moore, Gabriella Wilde, Portia Doubleday - Paese: USA – 2013

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