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This must be the place è un piccolo grande capolavoro. Nel totale vuoto hollywoodiano che ha ormai dato in pasto agli spettatori ogni genere di videogame e supereroe, serve un italiano in grado di scrivere e girare magistralmente una storia in lingua inglese che nasce e muore a Dublino ma vive tutto il proprio percorso nella periferia americana tra il Michigan e il New Mexico fino allo Utah. E' un film ingannevole, che spiazza lo spettatore e lo accompagna in quello che non è un road movie e nemmeno un film generazionale, ma è pur sempre un viaggio nell'animo umano affrontato da una star di mezza età ormai lontana da anni dalle scene e fatto di avventure e scoperte, di personaggi un po' fuori di testa, di musiche superlative e di una fotografia eccellente. Un film che attraversa gli stati della vita, da quello familiare a quello amoroso, dalle perdite alle cose ritrovate, dagli errori alla paranoia. Un percorso vivo, umano, una ricerca sì della redenzione, ma anche di sé stesso, un tentativo di porre rimedio a tanti errori, a troppe dimenticanze che si mescolano in una folle melanconia e nell'impossibilità di cancellare gli errori passati. C'è sempre tempo ma, ormai, non c'è più tempo, verrebbe da dire per sintetizzare l'annoiata vita di Cheyenne, vittima di se stesso e delle proprie paure, che con un viaggio impossibile prova a riconquistare tutto ciò che ha perso, incluso se stesso; un ultimo estremo tentativo di sentirsi davvero qualcosa che non siano il suo trucco e i capelli un po' dark, che non sia il personaggio conosciuto dal mondo intero ma solo l'uomo che, in un certo senso, avrebbe seriamente voluto essere ed invece non è diventato. Tutto sommato la grande caccia alla vita che l'uomo insegue da secoli senza troppo successo, anche per via di quella rapidità che ci rincorre e non ci lascia davvero liberi di essere, ogni volta, come vorremmo per ritrovarci un giorno, come Cheyenne, in cerca di qualcosa che non sappiamo bene cosa sia ma che pensiamo (o speriamo) possa darci redenzione. Senza arrenderci anche se, come dice il protagonista a un certo punto, "il problema è che passiamo troppo velocemente dall'età in cui diciamo 'farò così' a quella in cui diremo 'è andata così'".
Un film che ha il sapore di qualche anno fa, che non farà "cassetta" come molti altri ma che per me segna già il decennio in modo positivo visto che l'Industria cinematografica con la maiuscola, dimostra di poter ancora riconoscere pezzi forti senza raggi laser e uomini pipistrello che hanno tanta dignità e, a volte, sfornano persino qualche capolavoro, ma restano lontani dal viaggio nell'anima. Nella ricerca. Nella vendetta. E nella redenzione.
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