Ricco e povero
Lungi da essere io assorbito completamente dalle tematiche comuniste, come panacea dei mali del capitalismo, ritengo che una sana e calcolata politica di redistribuzione del reddito non possa che contraddistinguere uno Stato più giusto.
In cosa consisterebbe ? Nella possibilità politica di distribuire il reddito nazionale da chi ha molto a chi ha poco o nulla. Invece di assistere a ricchi che possono permettersi un lusso sfrenato, navigando con i loro yacht letteralmente nell’oro, mentre i poveri non riescono a pagarsi neanche il cibo per se stessi, una politica di redistribuzione del reddito dovrebbe permettere una distribuzione più equa del reddito, in modo che anche chi, non ha la fortuna di un patrimonio familiare ingente, possa permettersi di non rovistare nella spazzatura per mangiare qualcosa in più.
Uno Stato civile, è uno Stato che pensa esso stesso ad attuare politiche di redistribuzione del reddito.
Come ? Per esempio intaccando i grandi patrimoni, quei capitali ingenti che garantiscono ricchezza ai ricchi per il solo fatto di esistere, laddove abbiamo la possibilità, tassandoli, di garantire migliaia di famiglie nell’evitare la povertà.
Abbiamo un Sud aiutato negli anni, con finanziamenti, con un Cassa per il Mezzogiorno, che è servita ad arricchire mafie e capibastoni.
Perché non fare la stessa cosa, tenendo conto che andrebbe aiutata quella parte della popolazione che ha solo redditi da lavoro, mentre chi detiene diritti su redditi da capitale supera indenne la crisi (magari abbiamo anche chi specula, approfittando della grande finanza).
A me sembra che né una sinistra né una destra moderne abbiano mai puntato su una equa redistribuzione del reddito, a riprova che i lavoratori non hanno mai avuto governi nella seconda Repubblica che siano a loro favorevoli in questa cruciale e specifica politica redistributiva.
Spostare il reddito da lucrose speculazione sulla propria proprietà, evitando che tanti, troppi stiano alla fame, al suicidio, dovrebbe essere il punto qualificante di movimenti e partiti che si richiamano a valori di sinistra o semplicemente non vogliono vedere passare le ragioni dei già forti come quelle che dominano in politica.
Certamente, una siffatta politica non troverebbe favorevoli i grandi potenti, i dominatori del gioco. Ma se avessimo il coraggio di proporla e attuarla, permetterebbe, senza rincorrere chimere di crescita indefinita e non sempre attuabile in tempo di crisi, di risolvere molti problemi che la disoccupazione, e le troppe tasse senza destinatari ad alto reddito, stanno creando insieme ad una recessione che non ha eguali dal dopoguerra.