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La regina dell'avana - 2 -

Creato il 01 marzo 2012 da Astonvilla
LA REGINA DELL'AVANA - 2 -Il futuro neurochirurgo ci spiega che la sanità a Cuba è totalmente gratuita e molto qualificata, ad esempio la diffusione dell'Aids è molto limitata. E infatti si sa che la speranza di vita è quasi a livelli europei e anche la mortalità infantile ha un'incidenza molto bassa. Lazaro fa dei turni molto particolari in ospedale, tipo che lavora 24 ore filate e poi per due o tre giorni sta a casa. Siccome oggi sta a casa, terminato il pranzo ci conduce in un condominio affollato come un alveare, dove possiamo acquistare dei sigari di qualità a prezzo scontato, offerta riservata agli universitari ma di cui possiamo approfittare anche noi. Siamo vicini alla celebre gelateria Coppelia, nota per i tempi di attesa così lunghi che innumerevoli coppie si sono conosciute e fidanzate mentre erano in fila; non per niente nel film Fragola e cioccolato fa da scenario all'incontro tra lo scrittore omosessuale critico del regime e il bravo giovane studente rivoluzionario.
La sera in hotel c'è la grande festa della vigilia di Natale e l'eleganza regna sovrana: la regola naturalmente è che più oro hai addosso meglio è.
LA CARRETERA CENTRAL
¡Buendia compañeros! La carretera central ci attende e con lei tutti i cubani possibili che stazionano sul bordo della strada sventolando le banconote nella speranza di essere caricati su. Queste situazioni le avevo già viste nei film di Tabío, Lista d'attesa e Guantanamera, ma all'epoca avevo pensato che certe scenette paradossali fossero costruite per far ridere, invece sono tutte reali.
La prima tappa è PUNTA PERDIZ dove c'è un mare da sogno e nessuno che ne approfitta, così posso godermi un bagno stupendo e poi mangiare la grigliata di pesce al tavolino.
Siamo nella famosa Baia dei Porci, dove nel 1961 avvenne lo sbarco dei mercenari al soldo degli americani con l’intento - clamorosamente fallito - di rovesciare il governo Castro. Questo episodio è molto famoso perché da lì derivò una crisi internazionale durante la quale il mondo temette seriamente un'esplosione nucleare e poi si posero le basi per l'embargo da parte degli USA o, come dicono qui, il bloqueo, che d'altra parte dura tuttora e continua a rappresentare un credibile paravento a cui ascrivere tutte le disfunzioni dell'isola. Allo sbarco è dedicato il museo di PLAYA GIRÒN, a 10 km di distanza. Prima ci propinano il documentario con filmati originali dell'epoca, poi visitiamo l'esposizione permanente che propone divise dei barbuti, lanterne, fotografie, documenti e vari altri oggetti, corredati da pannelli che spiegano ad esempio che prima del "trionfo del socialismo" i bambini e gli adulti morivano per la carenza di strutture mediche, il tasso di analfabetismo era altissimo, i mezzi di comunicazione erano inesistenti e l'economia sottosviluppata. Invece oggi a Cuba la sanità e l'istruzione sono completamente gratuite; in merito all'economia e alle comunicazioni invece avrei qualcosa da ridire. La propaganda si taglia con il coltello.
Si effettua una sosta breve nell'elegante CIENFUEGOS, che in questo primo pomeriggio natalizio è placidamente assorta. La luce è liberty e squisita nella piazza quadrata su cui si affacciano il teatro Terry e la cattedrale, mentre il Che, con basco e stella, da più parti ribadisce i suoi slogan. La cittadina si affaccia sulla sognante baia omonima, che percorriamo per ammirare eleganti ville.
A CASA DELLA MUSICA
Giungiamo a TRINIDAD dopo un toccante tramonto che indora la sierra in lontananza, condito dai video di musica salsa che si alternano al televisore del bus. È ormai buio mentre prendiamo posto nella casa particular. La padrona di casa, una psichiatra dal sorriso più dolce del mondo, ci accompagna sul selciato sconnesso fino alla sua abitazione, ingabbiata da grate di ferro bianche. Mi spiega che per poter esercitare questa professione è necessaria un'autorizzazione statale e viene richiesto il rispetto di ben precise regole ed il pagamento di corpose tasse.
A cena sul terrazzo si susseguono i soliti, numerosi mojito, che agli italiani non piacciono un granché perché l'erba non è pestata, il ghiaccio è inesistente e lo zucchero di canna non è granuloso. Per loro fortuna qui c'è un altro cocktail tipico, chiamato "canchanchara", preparato con il liquore di miele. Da mangiare invece ci si può sbizzarrire con gamberetti, aragosta al sugo, pesce e altri gustosi manicaretti

Trascorriamo il resto della serata alla Casa della musica, che è un locale all'aperto vicino alla cattedrale dove fior di musicisti suonano dal vivo, diverse coppie ballano e tutti gli altri stanno seduti su un'enorme scalinata simile a quella di Piazza di Spagna. In realtà gli unici cubani che ballano sono maschi e quelli che ballano con le turiste sventolano gran mazzi di banconote. Ad esempio Gavino, questo pastore sardo travestito da ballerino cubano, dotato di molte amiche di tutte le nazionalità. Sulla via del ritorno ci rendiamo conto che le case colorate con le inferriate sono tutte uguali ed in questa infinita scacchiera s'annega il nostro pensare.
Alla luce del sole risplende la bellezza soporifera di questa cittadina, con le facciate delle case turchesi e gialle e verdi e rosa intonacate grazie ai soldi dell'Unesco, con le vie attraversate da carretti a cavallo, con i ritagli di luce e ombra stampati sulla strada, con le balaustrate e i cortiletti fioriti, e con una quantità di bambini sorridenti in bicicletta, e vecchi stupendi che si muovono ad una lentezza strabiliante, certamente chiedendosi che cazzo vanno cercando da loro tutti questi turisti.
Raggiungiamo PLAYA ANCÓN, tutta palme e sabbia fina. Trascorriamo la maggior parte del tempo in una gita in catamarano dal quale è possibile tuffarsi ed effettuare uno snorkeling abbastanza piacevole. Peccato al ritorno verso riva quell'orrendo hotel Ancón che rovina il panorama. Sulla spiaggia si possono affittare i lettini e anche ordinare delle squisite piña colada direttamente a domicilio.
Nella controra dell'afosa Trinidad, mangiamo dei panini da El rapido, il fast food affacciato sulla piazza centrale. Al tramonto passeggio sotto qualche goccia di pioggia in pieno vecchio West osservando case di legno, ampie verande con le panche e le sedie a dondolo, la cattedrale e i diversi locali caratteristici dove c'è sempre qualche bravo musicista all'opera, anche se il tutto sembra fatto apposta per i turisti, persino tenere le porte delle case aperte, da dove puoi spiare Tom e jerry alla televisione e le foto dei bambini nudi e gli animali di pelouche.
Per cena nel terrazzino pieno di fiori della casa particular ci sono i camarones e la yucca affogati nell'aglio, gli immancabili tostones, cioè il platano fritto a rondelle, e infine la macedonia, rovinata da quell'orrendo frutto rosa fucsia con i semini che si chiama guayaba. Mi amor, mi amor! cinguetta la psichiatra tra i suoi libri vecchi e i suoi orrendi cani di ceramica.
Alla Casa de la musica ogni sera si ripete lo spettacolo, che poi proseguirà in una delle discoteche del centro. I giovani cubani - sempre attenti a non farsi beccare dalla polizia in compagnia o comunque sempre pronti a fornire i documenti - sono molto esperti in sguardi e rimediano con facilità la compagnia giusta per la serata.
La domenica mattina anche qui c'è chi va in chiesa: gli alberi di natale sono collocati sull'altare e il coro di bambini si sta preparando all'esibizione. Qui sono solo pochi anni che le usanze cattoliche sono state ripristinate, dopo la visita di Fidel in Vaticano e la visita di Papa Giovanni Paolo II a Cuba, nel 1998. La rivoluzione infatti è sempre stata atea e ha dato per anni filo da torcere alla Chiesa. D'altra parte la religione più sentita resta sempre la santería, che si impernia sugli orishas, divinità africane accoppiate a un santo cattolico, ognuno caratterizzato da una serie di attributi.
Prima della partenza ignoro tutti i musei vicini alla cattedrale e passeggio pigramente tra mercatini, gallerie d'arte e concertini fino ad approdare al bar per un'ottima tazza di caffè, il cui odore supertostato si spande nell'aria.
TODO SANTA CLARA SE DESPIERTA PARA VERTE
Il valente chofer di bus, Pedro, dentone baffuto con al seguito una bambolina muta dalle acconciature antiquate (sua figlia Wendy), ci conduce nella VALLE DE LOS INGENIOS, che sarebbero i mulini della canna da zucchero. Come d'abitudine turistica si sosta in un bar panoramico (il mirador de la Loma del Puerto) da cui si gode un ampio belvedere del paesaggio. Qui si può assaggiare il guarapo, ossia il succo della canna da zucchero, che viene spremuta da questo marchingegno fino a secernere una grande quantità di liquido, molto meno dolce di quanto uno possa immaginare.
La tappa successiva è la Torre Iznaga, che serviva per tenere sotto controllo gli schiavi al lavoro nei campi. L'antica hacienda accanto è stata trasformata in un ristorante e volendo si può fare un giro su questa locomotiva d'epoca. ..

CONTINUA.....

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