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La regola d’oro

Creato il 19 luglio 2010 da Fabry2010

La regola d’oro

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Mi interrogo, da qualche tempo, sul principio del non fare. Un esempio classico è il decalogo biblico: non avrai altro Dio, non nominare il nome di Dio invano, non uccidere, non commettere atti impuri, non rubare, non dire falsa testimonianza, non desiderare la donna d’altri, non desiderare la roba d’altri. I due comandamenti positivi: ricordati di santificare le feste e onora il padre e la madre, sembrano pesci fuor d’acqua, privati del non che distingue tutti gli altri. La regola aurea conferma il criterio: non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Il non dichiara un limite, una terra consacrata e una terra maledetta, un’ultima Thule, le colonne d’Ercole, oltre le quali ci si spinge a rischio della vita, spirituale, e a volte fisica. Due terre, dunque: o di là o di qua. Gli israeliti usavano scuotere la polvere dai sandali quando tornavano da un paese pagano, la regione del non: lì non conoscevano la legge, la trasgredivano ignorandola, contaminandosi con ogni sorta di atti impuri. Il maestro di Nazaret ha incontrato le donne e gli uomini del non, gli abitanti della terra maledetta, i cani infedeli, guidato da una norma positiva, memore, forse, delle due indicazioni oscurate dalle altre, ricordati e onora, e la regola aurea ha cambiato prospettiva: fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te. Non avere paura, non sottrarti al non, alla regione della morte: amala, riempila di vita, e i cani diventeranno fratelli, gli infedeli ritroveranno fiducia, capiranno che la polvere scossa dai sandali era la terra promessa della vita.



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