Ero in procinto di scrivere un post serio, su un argomento intellettualmente interessante, ma sono stanca di essere scambiata per una radical chic così ho pensato: “è ora di alternare pensieri seri ad articoli nazional popolari”, in modo da ricevere anche commenti dozzinali come mi è capitato la settimana scorsa, che non leggerete mai perchè li ho democraticamente cestinati.
La causa di questi amori biennali pare sia il divario di celebrità tra i due componenti della coppia che solitamente sono entrambi noti al grande pubblico, ma evidentemente non hanno lo stesso peso di notorietà. Tanto per capirci: c’è solo un’ape regina in ogni alveare e un solo galletto in ogni pollaio. Quindi o è lei ad essere sulla cresta dell’onda e lui un principe consorte in secondo piano, oppure è lui il protagonista dei riflettori e a lei tocca quindi il ruolo di attrice non protagonista. Dopo una prima fase di innamoramento sfrenato, durante la quale non sei nemmeno infastidito dal paparazzo che fa apparire tu e la tua lei o lui in tenere effusioni su tutti i rotocalchi, segue una seconda fase di consolidamento, dove si tenta di decidere se andare a vivere insieme nel super attico newyorkese di lei o nella villa a Beverly Hills di lui. Durante questa fase, la vita di coppia viene continuamente interrotta dalle telefonate dell’agente di uno solo dei due, mentre l’altro comincia ad avvertire in maniera lieve che qualcosa non va. Ed ecco che avviene il giro di boa: quando il lui o il lei da dietro il sipario tenta di conquistare il ruolo da primadonna al pari del partner, il rapporto di coppia piano piano si sgretola, le reciproche invidie hanno il sopravvento, e l’amore finisce. O più precisamente, quel che poteva sembrare, amore. Se si è abituati alle lusinghe, se si è affetti da quella che amabilmente ho imparato a chiamare sindrome di narcisismo, non si accetta di vivere di luce riflessa, ma di luce propria. E in una stessa casa non ci possono essere due fonti di luce di uguale intensità: ecco perchè due divi, due animali da palcoscenico non possono vivere sotto lo stesso tetto. Sono rari, rarissimi i casi di durata di una coppia simile; sono casi talmente rari che solitamente vengono ricordati, ad esempio i giornali scrivono accanto al nome dell’attore o attrice di turno frasi del tipo: “sposato con la stessa donna/uomo da più di trent’anni”. Oppure durano perchè uno dei due ha rinunciato alla carriera e in questo caso si spera per scelta, perchè altrimenti non può durare per sempre nemmeno in quest caso, anzi, la fenice sopporta per uno, due, tre anni dopodichè non potendone più rinasce dalle proprie ceneri con ancora più determinazione di prima, accusando il proprio partner di averle tarpato le ali, smorzato le proprie aspirazioni o cose di questo genere. Prendiamo ad esempio la coppia Cruise/Holmes: quanto pensate possa resistere Katie, bellissima e più giovane di Tom di vent’anni, corteggiata dalle case di moda, ridotta a fare la mamma di una bambina che ormai è più diva di lei? Va bene che lui è l’uomo più sexy degli anni Ottanta (e chi se lo dimentica Maverick?) ma ci sarà un motivo se delle stangone come Nicole Kidman o Penelope Cruz l’hanno scaricato: Tom, non è che per caso sei un po’ narciso anche tu?
Comunque, la coppia che resiste sempre di più alla fine, sono quelle formate da star/persona normale, soprattutto se ad essere famoso è l’uomo: le donne, si sa, sono più forti, più equilibrate, vivono meno la competizione; gli uomini la competizione la vivono dai tempi dell’ora di ginnastica a scuola, quando costretti a fare la doccia tutti assieme si confrontavano le dimensioni dei rispettivi..Ecco perchè si è soliti dire che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna: perchè gli artisti, gli uomini di spettacolo, dietro a un’apparente spavalderia nascondono delle fortissime insicurezze, sentono la necessità di essere continuamente lusingati, lodati, per ogni cosa che fanno cercano la conferma della propria partner, che poi, a successo ottenuto, ricambiano con dichiarazioni pubbliche melense e strappalacrime come quella fatta da Colin Firth la notte degli Oscar o quella di Vecchioni nei confronti della moglie a Sanremo. Uomini di successo, vincenti, che però di fronte alla gloria ammettono senza remore le proprie mancanze e attribuiscono i propri successi alle compagne. E di nuovo, non posso fare a meno di chiedermi: è tutto frutto del solito, classico archetipo edipico, tipo una sorta di ringraziamento ancestrale alla donna quale generatrice di uomini, o è finalmente arrivato il momento di smetterla di rinfacciarci quella cazzo di costola?