Uno dei
riti che appartengono all’antica religione dei Pelasgi, e che nemmeno il Cristianesimo o l’Islamismo sono riusciti a cancellare dalla mente del popolo albanese, è il giuramento sulla pietra, che esiste ancora oggi e si usa nei paesi montuosi dell’Albania con la stessa solennità dei tempi antichi.Nei casi più gravi, quando si tratta di prendere una decisione di vitale importanza gli anziani, che sono i capo famiglia (o capo tribù), musulmani o cristiani che siano, vengono invitati dagli avversari a giurare sulla pietra prima di iniziare le discussioni per le cause che sono stati chiamati a giudicare. Questo giuramento si fa molto spesso anche ai giorni nostri, sia nell’Albania del Nord, sia nell’Albania del Sud, e si accompagna alle stesse modalità e alle stesse maledizioni per chi lo infrange che spesso sono state descritte dagli storici antichi.
Gli abitanti dell’Epiro, della Macedonia e dell’Illiria, e cioè gli abitanti che appartengono alla etnia pelasgica o albanese, usano giurare sulla pietra anche ai giorni nostri, così come altri popoli giurano su Dio, su Cristo o sul proprio onore. Cosi, quando parlano fra loro, gli abitanti dell’Albania del Nord, prendendo una pietra nelle mani, dicono: Për këtë peshë! (Per questo peso); invece gli abitanti del Sud Albania dicono: Për të rëndët e këtij guri! (Per il peso di questa pietra).
Fino ad oggi non abbiamo riscontrato questo rito nelle consuetudini religiose della Grecia (né abbiamo testimonianze che affermino il contrario). Quello descritto è un rito primitivo, che solo i discendenti dei Pelasgi hanno conservato e che hanno portato con loro nel corso delle migrazioni verso i luoghi dove si sono fermati definitivamente. I Pelasgi, che non si distinguevano per l’esercizio delle belle arti e che non avevano una educazione raffinata, adoravano la natura e i suoi fenomeni benevoli; i loro dei erano la terra, il cielo, la montagna, i campi, l’acqua, il fuoco, la roccia, il sole, la luna, le stelle ecc. Il popolo albanese, in particolare gli abitanti dei paesi montuosi, spesso giurano sulla terra e sul cielo (Për qiell e për dhe!), sul il fuoco e sull’acqua (Për këtë zjarr e për këtë ujë!), sulla montagna e sui campi (Për mal e për fushë!), sul il sole e sulla luna (Për këtë diell e për këtë hënë!), invece di giurare su Dio e sui santi. Questi riti, che ci riportano indietro nella notte dei tempi, sono rimasti uguali e intatti, anche se i secoli sono passati. Gli Albanesi non hanno trovato altre parole per immaginare gli dei. La lingua, le tradizioni, la religione, tutto è rimasto pelasgico in ogni angolo dell’Albania, senza risentire dei mutamenti della civiltà o del tempo trascorso.
Abbiamo a che fare veramente con un enigma. Come mai una lingua cosi antica, la più antica d’Europa come quella albanese, che era parlata solo da un milione di persone, ha potuto rimanere quasi intatta cosi com’era alle origini, senza avere né una sua letteratura e né il supporto di una civiltà particolarmente avanzata? La lingua di questa popolazione, come coloro che la parlano, ha superato tutte le traversie, perché l’Albanese è rimasto Pelasgo ovunque è emigrato. Questo fatto, straordinario ed inspiegabile nello stesso tempo, si è verificato non solo in Epiro, Macedonia, Illiria (e cioè in quella zona che si chiama Albania e dove la popolazione è omogenea e compatta), ma anche nelle regioni montuose dell’Attica in Grecia, nelle colonie albanesi dell’Italia, e in Dalmazia, e cioè in qualsiasi posto dove questo popolo ha soggiornato durante le sue migrazioni. Anche se ha abbracciato altre religioni, e si è integrato con altre popolazioni, il popolo albanese mantiene intatto il ricordo della sua religione primitiva e della sua lingua madre che, anche a stretto contatto con altre culture, non è cambiata per niente e non è diventata un idioma diverso.
Questo fenomeno, che gli storici greci hanno notato fin dai tempi antichi, e che appare chiaro anche oggi agli studiosi della cultura albanese, merita veramente tutta l’attenzione dei filologi e dei ricercatori, e dovrebbe diventare oggetto di studio approfondito e paziente. Da questo lavoro di indagine la storia dei popoli del Mediterraneo avrebbe solo da guadagnare. Oltre quello che abbiamo scritto finora per avvalorare la tesi dell’antichità del popolo albanese e della sua estraneità dalla cultura ellenica, ci sono altri fatti che rafforzano tale teoria. In Albania, ad esempio, vi è l’usanza largamente diffusa di prevedere gli eventi. Cosi “l’oroscopo” viene formulato mediante l’esame delle interiora o di alcune ossa degli animali, del volo degli uccelli, o interpretando l’ululato del lupo, i sogni, ecc. Queste usanze sono talmente radicate che niente e nessuno finora è riuscito a limitarne l’influsso nelle consuetudini collettive. Le cerimonie funebri, le purificazioni attraverso l’acqua, e molte altre pratiche che derivano direttamente dal culto primitivo dei Pelasgi, e che sono ancora in uso anche ai giorni nostri, provano che gli Albanesi, pur convertiti in cristiani o musulmani, hanno conservato intatte la loro religione antica e la loro lingua.
Liberamente tratto dal libro E vërteta mbi Shqipërinë dhe shqiptarët dell’autore Pashko Vasa