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Immagino che porre nelle prime righe di una recensione un parallelismo tra romance e profumo di gran classe renda palese come mi stia apprestando a una sdolcinata bocca di rosa, quindi lo ammetto subito: La resa di Piers, di Eloisa James, è in assoluto uno dei romance storici che più ho adorato negli ultimi tempi. Perché il paragone con l’eau de parfum? Semplice: in qualsiasi buona profumeria vi spiegheranno come, passando dalla boccetta alla pelle, la fragranza sprigiona note di testa, immediate da percepire, note di cuore, successive, e infine le persistenti note di fondo.Ebbene, questo romanzo ha le note perfette, almeno per avvincere completamente la sottoscritta. Unica avvertenza: è un libro per certi aspetti poco convenzionale, lato positivo ai miei occhi, ma che potrebbe invece non incontrare il gradimento di altre lettrici.La scrittrice dichiara nero su bianco che le fonti d’ispirazione sono due: la fiaba de La Bella e la Bestia, e il televisivo Dr. House. Vi suonano inconciliabili? Non è così. Piers, nobile ma reso invalido da un triste episodio infantile, è chiamato la Bestia per il suo pessimo carattere, e vive in una dimora del selvaggio Galles primo ‘800, dove esercita con passione e genialità, ma nessuna gentilezza, la professione medica. Linnet spicca per la sua bellezza, che tuttavia la espone a invidie e pettegolezzi; in più, intuiamo sottotraccia, pur essendo una ragazza brillante e arguta ha una femminilità piuttosto irrisolta. In quel di Londra, la giovane si ritrova con un padre anaffettivo e farsesco e una zia tragicomica, i quali, nel momento in cui uno scandalo innescato solo da equivoci la investe, non trovano di meglio che spedirla nel Galles quasi come un pacco postale, dopo averla consegnata al padre di Piers, a quanto pare ossessionato dal lignaggio regale, dandogli a intendere che Linnet porta in grembo un bambino illegittimo sì, ma concepito con un uomo d’altissima stirpe, un erede che il figlio non potrebbe mai generare per la sua infermità.Catapultata nella dimora dell’intrattabile dottore, la ragazza non arretra: così, dopo le note di testa di una ironica favola e della sfida tra una seducente debuttante e uno studioso ruvido e disincantato, avvertiamo le note di cuore.
Entrambi hanno le loro ferite, entrambi devono accettare di mettersi in gioco: Piers è fin troppo consapevole dei mali del mondo, eppure troverà una risonanza tra la sua divorante passione medica e la necessità di aprirsi al perdono, all’amore, alla speranza. Linnet è conscia della propria avvenenza, piuttosto convinta di bastare a se stessa e di essere estranea alla passione: naturalmente, la sua sensibilità sboccerà pienamente solo tra le braccia di un uomo speciale. Non ci sono vuote schermaglie, ma dialoghi acuti e spesso divertenti, situazioni sensuali e insolite, un senso profondo di scoperta reciproca abbastanza raro nel romance storico.La commedia vira poi in dramma, secondo me con ottimo affresco di una riuscita, quanto sofferta, presa di coscienza di come la volontà di cambiare il mondo e il coraggio di amare e lasciarsi amare siano due facce della stessa medaglia. E in questa “resa” , in una citazione indiretta della magia dell’amore inatteso e corrisposto, quella che nella fiaba spezza l’incantesimo, incontriamo la persistenza delle metaforiche note di fondo.Non può mancare il lieto fine, anche se, devo ammettere, in coda a un romance tanto coinvolgente proprio queste pagine suonano meno interessanti. Ah, chi legge questo libro della James incontra uno dei maggiordomi più divertenti del regency!Che dire? Amo i medici, adoro il Dr House, non mi piacciono le trame troppo impostate su passi di minuetto e sguardi dalla carrozza. La diagnosi, direbbe Piers, è una sola: sono condannata a fare di un romanzo come questo un DIK.
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