Magazine Arte

La responsabilità dell’arte

Creato il 01 agosto 2013 da Marcofre

Rendere vera la realtà è responsabilità dell’arte.

 

Chi scrive questo è ancora Eudora Welty. Impegnativo vero? Lo è talmente che si è tentati di stringersi nelle spalle e pensare: “Al diavolo!”. Anche perché se uno butta un occhio alle classifiche di vendita, difficilmente trova in esse qualcosa che provi a dare del tu all’arte.

C’è qualcosa che unisce questa frase, a quanto diceva Flannery O’Connor. Per lei l’arte significava scrivere con efficacia e valore.

E benché possa apparire paradossale, tutti gli artisti hanno seguito questa regola.
Se rileggiamo quanto scritto da Eudora Welty, c’è qualcosa che suscita perplessità. Secondo questa scrittrice, sembra che solo l’arte possa rendere vera la realtà.

E la televisione?

 

Rendere vera la realtà è responsabilità dell’arte.

 

Tutto quello che non è arte non è in grado di raggiungere lo scopo. Per questo abbiamo bisogno di artisti. Chiunque non abbia questo obiettivo non fa nulla di importante. Aggiunge la sua voce al coro.

Ci si potrebbe chiedere allora perché dovrebbe essere così urgente rendere vera la realtà. Che cosa contiene di tanto importante da scomodare l’arte, e solo lei.

Per la Welty, è il mistero. Sia chiaro: nemmeno l’arte è in grado di spiegare il mistero, ma almeno in una cosa è bravissima. Vale a dire a tratteggiarlo. Ad affermare con forza la sua presenza qui e ora, in questo mondo.

Il Giudizio Universale di Michelangelo non spiega nulla. Perché i bambini muoiono di leucemia? Dopo che ho visto gli affreschi della Cappella Sistina la domanda resta senza risposta, e i bambini continuano a morire.

Ma il romanzo “La strada” di Cormac McCarthy si chiude con una parola come: mistero.

È più “semplice” chiudere la partita affermando che non esiste alcun mistero. Si muore e basta. Occorre fortuna magari, ma la vita è solo un susseguirsi di giorni, e poi finisce.

Chi scrive ha invece individuato un’opacità in questa lineare affermazione, e ne scrive al meglio delle sue possibilità. Non lo fa come lo farebbe un notaio, ma tendendo all’arte.

Quello che accade si presta a troppe considerazioni, soprattutto se si verifica una tragedia. Non è solo il domandarsi “E se avessi agito così?”. Ma è l’interrogarsi del perché gli individui scelgono una cosa, invece di un’altra, e dalla loro scelta deriva una conseguenza feroce per qualcuno. Proprio per noi, magari.

Per esempio: perché il male, nonostante studi e tenore di vita elevato, continua ad agire. Con una cocciutaggine inaudita. No, nessuna risposta. Nessuna morbosa curiosità. Da una parte un mondo che crede (o spera?) di arrivare a realizzare il paradiso in terra, prima o poi, per esempio insegnando a utilizzare un linguaggio corretto, anzi “politicamente corretto”.

Dall’altra, uno sguardo puntato alla realtà, per renderla come è. Senza sconti, senza compiacere niente e nessuno.

 


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :