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La rete 3

Da Perla
Buona parte della felicità nostra sta nella distrazione da noi medesimi.
F. Algarotti, Pensieri diversi, 1765
L’estraniazione pian piano diventò un modus vivendi; tranne i contatti di lavoro e le visite alla sorella, Gianni si era isolato dal mondo. Anche quando visitava una mostra, andava a un concerto, o durante le sue quotidiane  corse ai giardini pubblici, rifuggiva da qualsiasi contatto umano. C’era solo il pc, il suo lavoro al pc e il sistema operativo. O meglio, la voce del sistema operativo, con la quale conversava di tutto anche se poi, invariabilmente, finiva per parlare di se stesso, dei suoi sogni, delle sue aspirazioni:  non  aveva parlato così di sé a nessuno, ma Etta sembrava leggergli nella mente, quasi anticipava i suoi pensieri, e questo sembrava bastargli nella necessità umana di confronto e di ascolto.Lo scherzo feroce di cui era stato oggetto, da parte di Leonora e Marco, lo aveva profondamente cambiato; il suo narcisismo ne era uscito fortemente ridimensionato mentre la sua relazione “virtuale” con Etta lo aveva isolato dal mondo. Quella che un tempo era insensibilità ora era diventata diffidenza, quello che era narcisismo ora era diventata misantropia. Il mondo gli era estraneo e lui era estraneo al mondo. La sua cerchia di amici, che aveva smesso di frequentare, si era presto dimenticato di lui e questo gli aveva dato modo di riflettere su quanto fossero  falsi e labili i rapporti umani, almeno certi rapporti umani: era bastata la sua assenza per cessare di esistere.La deposizione del Caravaggio, in mostra alle Scuderie del Quirinale, lo colpì dalla pagina web.  Gli venne naturale fare una  similitudine tra se stesso e il Pittore “maledetto”, solo che lui non cercava più, o forse non l’aveva mai cercata, la propria “salvazione”. La mostra chiudeva il nove aprile; Etta, conoscendo i suoi pensieri, gli propose una visita alla Mostra che lui prese in considerazione, tanto da fare la valigia, prenotare l’hotel e  il biglietto del treno e partire.Arrivò a Roma il cinque aprile di buonora, il cielo era completamente terso e già i primi raggi del sole illuminavano la Città Eterna, che lo accolse con la sua naturale confusionedi lingue, di razze, di colori. Fece colazione in un bar appena fuori dalla Stazione Termini, acquistò i biglietti della metro e si avviò verso le Scuderie. Il solito traffico congestionato ritardò di molto l’arrivo, cosicché quando arrivò a destinazione si trovò davanti una fila chilometrica, ordinata ad anello davanti all’entrata. Si mise in fila dubbioso poi cambiò idea: avrebbe raggiunto la Mostra non prima di quattro o cinque ore, vista la lentezza della fila, così rimandò la visita all’indomani – era sul posto, sarebbe arrivato prima -  e decise di godersi la Città.Mentre girovagava per le strade che grondavano Storia, si trovò nei pressi del Vittoriano e intravide il manifesto che pubblicizzava la mostra di Hopper. L’impulso ad entrare fu istintivo, la fila inesistente. Davanti a lui un gruppo di turisti francofoni seguiva la guida che spiegava l’Artista e la sua opera; ben presto, però, li perse e si perse davanti a  “Morning sun”: la solitudine della donna del quadro era la sua, i raggi del sole che entravano dalla finestra che lei guardava, non riuscivano a comunicare calore: una similitudine tra il quadro e la sua vita che non aveva bisogno di molta fantasiaper risaltare in tutta la sua drammaticità.Non ebbe contezza del tempo che passava e dello spazio intorno, si riscosse ad voce che gli parlava in una sala  quasi vuota. Guardò la sua sconosciuta interlocutrice,  dalla voce dolce e dai movimenti aggraziati, come si guarderebbe un marziano. Un tempo  ne avrebbe valutato automaticamente l’avvenenza fisica e l’eventuale disponibilità sessuale, ora questi pensieri neppure si affacciarono alla sua mente.“…. come assomiglia alla nostra società quest’aria fredda, quest’assenza di afflato che emerge…”Chissà da quanto tempo la visitatrice gli stava parlando!Si trovò a risponderle, a conversare con lei, come se si conoscessero da sempre. Si avviarono verso l’uscita insieme, sempre conversando. Si sentì invitarla a consumare il pranzo insieme, vista l’ora, e non si sorprese quando lei accettò senza  neppure un tentativo di scusa o stratagemma. Il resto della giornata trascorse come in un sogno: parlarono molto di loro stessi, dei loro sogni, speranze, progetti, gusti letterari e musicali; insieme visitarono il monumento a Giordano Bruno a Campo dei fiori, conversando sulla sua figura; insieme  decisero la visita al Mausoleo di Augusto. Sembrò ad entrambi naturale, alla fine, cenare insieme e poi fare una passeggiata lungo i Fori imperiali. Così come naturale  fu per lui chiederle, davanti alla porta di ingresso dell’hotel di lei, dove l’aveva accompagnata, dirle:
“Domani andiamo a vedere la mostra del Caravaggio?  Passo a prenderti alle sette, così ti parlo anche della voce di Etta.”
La rete 3
Questo post fa parte di un gioco di scrittura tra blogger su parole scelte a turno dai partecipanti. Parole e partecipanti li potete trovare sul blog "Verba Ludica", al link:   http://carbonaridellaparola.blogspot.it/

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