"Noi non vogliamo annunciare un fatto magico, la improvvisa nascita di un nuovo soggetto politico. Siamo una comunità tra tante altre comunità. Dentro le sinistre ci sono tante cose che hanno valore e che devono arricchirsi reciprocamente. Noi non siamo i primi e non siamo i migliori. Noi non vogliamo mettere l'imprimatur su un processo che deve vedere la cessione di sovranità da parte di ciascuno, perchè insieme si possa fare un avanzamento. Non sciolgo Sel, e non dico a questa comunità di fare un passo indietro" [...] "un coordinamento non fatto da leader ma da tutti coloro che sono interessati ed essere protagonisti. Dovrebbe lavorare per tutto il mese di febbraio per il rimescolamento dei popoli. Compagni e compagne di tutte le compagnie in cui sia consentito che ciascuno tenga la propria tessera. Dovrà essere consentita la doppia militanza"
Così ieri, a Milano, il presidente di Sel, Nichi Vendola, nel delineare il nuovo cantiere della sinistra, verrebbe da dire l'ennesimo (se n'è perso ormai il conto), con parole che denunciano, allo stesso tempo, l'apertura verso il superamento del suo partito, ma non il suo scioglimento, un nuovo "soggetto" al quale le persone potranno iscriversi, mantenendo però la tessera del partito di partenza, parole rivolte più che al "popolo" alla nomencaltura di Sel e degli altri partiti alla sinistra del Pd, insomma tutto e il suo contrario, tenuti insieme da una capacità oratoria che non incanta più, vuoto esercizio retorico sganciato dal significato delle parole pronunciate.