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La “retroattività del lodo Alfano”

Da Malvino

Sono necessarie alcune considerazioni su quella “retroattività del lodo Alfano” – in queste giorni è espressione comune sul cartaceo, in tv e on line – che intenderebbe denunciare come un assurdo la proposta di legge costituzionale che il governo intende portare in Parlamento. Si tratta di sospendere il processo penale quando è nei confronti delle alte cariche dello Stato e per “retroattività” qui si intenderebbe l’estendere della sospensione anche a quei processi per reati commessi in epoca antecedente all’assunzione dell’alta carica (*). Bene, non si discute che la legge faccia schifo – fa schifo – ma “retroattività” è termine qui usato in modo improprio e strumentale. Astrattamente, infatti, la retroattività di una legge non è un assurdo, né è espressione in sé di un principio ingiusto (**).Ma è propriamente “retroattività” quella del “lodo Alfano”? No, perché qui non è in questione la depenalizzazione di un reato, ma la sospensione dei processi per quel reato. Anzi, è in questione la sospensione dei processi per tutti i reati (fatta eccezione per quelli particolarmente gravi e abietti) dei quali possa essere accusato chi ricopra un’alta carica dello Stato. E dunque l’effetto non è attivo sul tempo ma sulla persona.In più è dichiarato come precipuo fine della norma, che stavolta non chiede legittimità alla Costituzione, ma intende riformarla, introducendo un criterio di privilegio particolare. Ne godrebbe la persona che ricopra un’alta carica dello Stato in quanto alta carica dello Stato, e in pratica può tradursi in impunità per la sua reiterabilità, ma questa non è “retroattività”: usando impropriamente il termine si cerca il pleonasmo (***), come se il privilegio non facesse già schifo di suo.(*) In realtà, non avrebbe senso chiamarlo “lodo” perché, come è stato fatto notare da più d’uno, non c’è stato compromesso né transazione tra maggioranza e opposizione, né a esprimerlo è stata una autorità arbitrale previo accordo tra le parti. Non ha senso neppure chiamarlo “lodo Alfano”: il Guardasigilli in carica si limita a riproporre per altra via una legge varata nel 2003 su proposta di Maccanico e dichiarata incostituzionale nel 2004, poi varata ancora nel 2008 su proposta dello stesso Alfano, con modifiche apportate da Schifani al “lodo Maccanico”, e ancora dichiarata incostituzionale nel 2009. Appena più corretto “lodo Alfano-bis”, ma non di molto.(**) Quando depenalizza un reato, per esempio, la legge ha sempre effetto retroattivo, nel senso che solitamente fa cadere le ragioni perché continui ad avere effetto la pena comminata per quel reato, anche se commesso prima dell’entrata in vigore della legge: e non sarebbe ingiusto il contrario? “Nullum crimen, nulla poena sine praevia lege poenali”: è da diciotto secoli che si ritiene ingiusto che una legge dichiari reato ciò che prima non lo era e congiuntamente stabilisca di comminare una pena a quanti l’abbiamo commesso prima che fosse tale; ma anche il contrario: non sarebbe ingiusto – e assurdo – che la pena comminata per un reato si protraesse oltre la sua depenalizzazione?(***) Si cerca il pleonasmo quando ci si sente inadeguati a esprimere un sentimento (in questo caso, è indignazione). Si tratta di una ingenuità lessicale che rivela inadeguatezza. 

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