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La ribellione di gioventù assomiglia ai tifoni

Creato il 13 giugno 2011 da Andreapomella

La ribellione di gioventù assomiglia ai tifoniIl ragazzo passa fra i tavoli all’aperto del ristorante. Ha intorno ai diciotto anni, è vestito da punk e ha in mano una bottiglia intonsa di birra. Il ragazzo ha tratti fortemente androgini, lunghi capelli biondi e occhi azzurri, un viso che potrebbe essere quello di Tadzio de La morte a Venezia. C’è una gigantesca stonatura fra quel viso e la divisa da punk che indossa, fra i tratti da fotomodello scandinavo e i piercing che gli perforano naso, labbra e sopracciglia. Il cameriere lo tiene sott’occhio, dev’essere una vecchia conoscenza del ristorante. Il ragazzo gli chiede un cavatappi, ma il cameriere finge di non sentire. Il ragazzo allora si avvicina al tavolo dove sono accatastati cucchiai, forchette e coltelli. Prende una posata e la rigira nel verso dell’impugnatura, tenta di stappare la bottiglia di birra col manico della posata. A quel punto il cameriere gli si avvicina, prende il cavatappi dal taschino della camicia, gli sfila la bottiglia di mano e la stappa. Il ragazzo si riprende la bottiglia e fa per andare. In quel momento si affaccia un uomo corpulento, forse il proprietario del ristorante. “Non ce veni’ più qua, intesi?”, spiattella sull’uscio del locale. A questo punto il ragazzo, mentre si allontana pigramente, si volta di tre quarti e con un tono lento e irresoluto fa: “Ma chi te se ’ncula”. Il timbro della voce però, la scarsa dimestichezza che sembra avere con il romanesco e con l’uso di quel lessico scurrile, fa a pugni con l’algida perfezione del suo viso preraffaellita. La sua faccia liscia come una pallina di plastica è all’opposto dei vestiti da vagabondo metropolitano che indossa. Dietro all’insicurezza di quella voce c’è tutta la ricca storia della sua famiglia, l’obbligo alla ribellione di gioventù che sente spirare nelle viscere e che assomiglia ai tifoni, la camera oscura attraverso cui passerà la sua futura maturità da uomo.


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