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La ricchezza e la povertà sono in prestito

Creato il 09 febbraio 2011 da Andreapomella

La ricchezza e la povertà sono in prestitoIeri leggevo un’intervista a Lee Stringer, l’autore di Inverno alla grand central (Nottetempo). Stringer a un certo punto dice questa frase: “In un certo senso, si potrebbe quasi affermare che, per l’animo umano, soldi e popolarità siano altrettanto pericolosi quanto la povertà assoluta”. Inutile dire che la frase in questione nella mia testa è risuonata inevitabilmente connessa ai fatti di casa nostra. In realtà non sono mai stato né abbastanza povero né tanto ricco da poter comprovare la validità dell’affermazione di Stringer, però devo dire che a naso mi sento di condividerla. Del resto Stringer ha sperimentato sia l’una che l’altra, un passato di addetto al marketing con la vita che ruotava tutta intorno al superfluo, poi la caduta, la strada, la stazione di New York che diventa il suo rifugio. Ne ha un ben dire, dunque, che la ricchezza pomposa e la povertà assoluta colmano l’animo umano di un vuoto e di una desolazione che sono uguali e contrari. Non è un fatto di dignità, ci sono persone facoltose capaci di vivere dignitosamente la loro ricchezza, e al contempo indigenti la cui vita, anche nelle condizioni più estreme, non è automaticamente sinonimo di dignità. In parole povere, la dignità delle persone non è correlata al peso del loro portafoglio. Quando avevo vent’anni mi sentivo attratto dalla povertà, mi sembrava che la povertà spogliasse le persone di una miriade di orpelli, che il possesso degli oggetti non fosse altro che una nuvola gravitazionale che offusca l’uomo e il centro della sua anima. Col tempo mi sono liberato di certi idealismi e sono arrivato a posizioni forse più mature e meno estreme. Oggi penso che nulla sia definitivo, che gli uomini dovrebbero sapere che tanto la ricchezza quanto la povertà sono condizioni prese in prestito dall’esistenza, che la ricerca della felicità non passa attraverso la proprietà, che non si gode solo di ciò che si possiede, ma a volte anche di ciò che, semplicemente, si contempla.


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