“Tutti i bambini sono intelligenti, diversi l’uno dall’altro e imprevedibili.
Se sappiamo come ascoltarli, i bambini ci mostrano il piacere dello stupore, della meraviglia, del dubbio… il piacere del ‘perché’. I bambini possono trasmetterci la forza per dubitare e il coraggio dell’errore, dell’ignoto. Possono trasmetterci la gioia del cercare e ricercare.. il valore della ricerca, come apertura verso gli altri e verso tutto ciò che di nuovo nasce nell’incontro con gli altri” Carlina Rinaldi.
La ricerca è al centro della scuola, oggi, in molti modi. Ne prendo in considerazione due: la ricerca come processo attivo di apprendimento da parte degli allievi, la ricerca come azione professionale di chi insegna.
Dal punto di vista della metodologia didattica, già a partire dalle riflessioni della Commissione dei Saggi (1997), si ritengono superate le visioni tradizionali della lezione, del manuale e dei programmi. In questo nuovo paradigma, ancora in evoluzione, si chiede al docente di sperimentare la didattica in ottica culturale, perché “in tutti gli ordini culturali sta l’impegno per costruire persone nella libertà e nella cura di sé” (F. Cambi, 2008: 47) e questa scuola, che si propone una formazione di alta qualità e costantemente problematica “da pensare e ri-pensare”, richiede di collocare i saperi, e quindi anche l’attività didattica, nella ricerca.
Il docente nella scuola della complessità, dovrebbe dunque avere un ruolo da “docente-ricercatore”, ideatore di progettualità significative per i propri studenti, che non si limita mai ad applicare procedure o schemi precostituiti” (Minoli, 2012).
Al docente-ricercatore si propone di: (1) importare nella scuola esperienza e passione per la ricerca didattica, educativa e scientifica maturata anche in altri contesti professionali; (2) promuovere la cultura dell’innovazione nel rispetto dei nuclei fondanti delle proprie discipline, facendo dell’agire didattico strumento di formazione; (3) promuovere interesse, curiosità e conoscenza-formativa anche in settori tecnologici di avanguardia e guidando all’uso responsabile di queste applicazioni; (4) organizzare laboratori di idee’ per superare l’idea di “scuola” come entità isolata dal mondo ‘vero’, e realizzarla come luogo privilegiato di incontro di persone e competenze, realizzando comunità educanti, o di ricerca.
Il docente ricercatore è chiamato, come si vede, a far parte di una comunità educante, ossia di una comunità di ricerca che si interessa dell’educazione e, attraverso questa, del mondo ‘di fuori’: cioè la progettazione e la gestione di ambienti di apprendimento in grado di sostenere la motivazione a studiare. Inoltre, l’idea della comunità di ricerca prevede che gli insegnanti assumano una responsabilità attiva nello sviluppo delle proprie competenze professionali ed utilizzino il fare ricerca a scuola come un’attività in grado di produrre un avanzamento continuo di tali competenze.
Nell’attuale società della conoscenza, in cui il sapere e le competenze non sono dati una volta per tutte, è opportuno ripensare la scuola in termini di una comunità di ricerca, caratterizzata fortemente dall’interesse dei docenti a migliorare il proprio modo di lavorare, nella tensione ad intraprendere nuove strade, a sviluppare idee innovative.
Dal punto di vista degli studenti e dell’apprendimento, tale modello mette in evidenza la necessità di creare nell’individuo competenze individuali e sociali che lo mettano in grado di costruire conoscenza per sé e per la comunità di cui fa parte. I membri di una comunità di questo tipo contribuiscono a definire i problemi di indagine, si assumono la responsabilità dell’attività di ricerca e di proporre ipotesi di soluzione (Cacciamani, 2002). Il laboratorio, come esperienza di didattica attiva, esce dunque dai confini della classe per aprirsi alla società, sia nella fase della ricerca che in quella della ‘restituzione’ alla comunità stessa dei risultati del proprio lavoro.
Il laboratorio come prassi didattica nasce, nella storia recente, all’interno dell Costruttivismo (1). Il laboratorio, in sé, risponde ad esigenze pedagogiche complesse, che si possono riassumere nel ruolo della motivazione e dell’esplorazione da un lato, e nell’inibizione dell’apprendimento eterodiretto e della prassi educativa autoritaria ex cathedra.
Un passo di Michel de Montaigne (1533-1592), molto prima del Costruttivismo, illustra bene le esigenze che possiamo riportare a sostegno di una pratica laboratoriale e lo si può utilizzare anche in ottica didattica per presentare l’attività di laboratorio agli stessi partecipanti.
Dice, infatti: “[Secondo la nostra consuetudine] il compito dell’educazione consiste nel dire agli altri ciò che ci è stato detto. Vorrei che ogni precettore correggesse questo metodo e che, sin dall’inizio, secondo le reali possibilità dell’allievo affidatogli, cominciasse a metterlo alla prova facendogli apprezzare da solo le cose, inducendolo a sceglierle e a discernerle autonomamente, ora aprendogli la via, ora lasciando che se la apra da solo. Non vorrei che il precettore parlasse soltanto lui ma che, a sua volta, ascoltasse il discepolo.”
Imparare come processo di ricerca e scoperta, condiviso, appassionante. Con questo tema, apro una nuova sezione del blog dedicata ai Materiali e ai Metodi che possono aiutarci a fare della ricerca, e della passione per la ricerca, un’esperienza quotidiana di apprendimento e scoperta con i bambini.
Il primo approfondimento è dedicato ai Kapla, i materiali che si vedono nelle foto e di cui parliamo oggi a questo link, materiali che permettono di giocare con i concetti matematici, ma anche di costruire insieme, realizzando quindi un laboratorio che è insieme scientifico, linguistico e sociale. Perché imparare è azione, ma anche cooperazione.
Se volete condividere delle esperienze fatte a scuola o a casa con i bambini, segnalatemele qui: [email protected]
Kapla
Kapla
Fonti e Link di approfondimento:
The Teacher as Researcher. Innovations in early education: the international Reggio exchange, by Carlina RinaldiLearning About ‘The City’, Learning About Life
Minoli M. (2012) La rivoluzione? Dal prof burocrate al docente-ricercatore.
Cambi, F. (2008). Odissea Scuola. Un cammino ancora incompiuto. Loffredo.
Cacciamani S. (2006). La scuola come comunità di ricerca. In: A la découverte du patrimoine artistique et culturel. La scuola come comunità di ricerca.
Per le foto, ringrazio Elisabeth Clainchard, Responsabile di Kapla Animazione
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