La ricerca di qualità si fa nelle Università italiane: lo rivela la prima classifica dei centri di ricerca che ospitano i migliori ‘cervelli’. Tra i primi 10 centri, infatti, sette sono Atenei pubblici: tra questi ci sono l’Alma Mater di Bologna che apre la graduatoria, il Cnr e la Statale di Milano che seguono a ruota.
I primi due istituti privati sono in ottava e decima posizione: l’Ospedale San Raffaele e l’Istituto nazionale dei tumori, entrambi milanesi. A precederli ci sono l’università di Padova, Roma La Sapienza, la Statale di Torino, l’Istituto nazionale di astrofisica. Mentre l’università di Firenze è nona.
La classifica è basata sul numero di scoperte di rilievo dei migliori scienziati e ricercatori. A contarle, i loro colleghi, anch’essi italiani, che però lavorano all’estero, riuniti nell’associazione Virtual italian academy (Via-academy), nata a Manchester.
Via-academy ha prima classificato i migliori cervelli attivi in Italia tenendo conto della quantità e della rilevanza accademica delle loro scoperte. Poi ha suddivisi per posto di lavoro, ricavando una classifica delle strutture.
Il valore delle ricerche di ciascuno studioso è misurato col cosiddetto indice h: se uno scienziato ha ‘h-index 32′, ad esempio, significa che ha fatto 32 scoperte citate ciascuna almeno 32 volte, in scoperte di altri suoi colleghi.
L’indice ‘h’ privilegia in particolare i ricercatori che ottengono molti risultati di rilievo, a scapito di chi ne produce tanti ma di scarso interesse, o di chi fa il colpo isolato. Per la graduatoria, sono stati considerati solo gli studiosi con un indice h di almeno 30. Poi sono stati raggruppati per centri di ricerca, e per ognuno di questi si sono sommati gli indici h dei relativi ricercatori.
Più alta la somma, più alta la posizione in classifica.
Via-academy si è soffermata sui primi 50. Sono per lo più università statali, ma comprendono anche 11 università e istituti privati. L’ateneo di Pisa è all’undicesimo posto, seguito dall’Istituto Mario Negri e dagli atenei di Ferrara, Napoli e Genova. La Normale di Pisa è 22esima, la Bocconi 39esima, il Politecnico di Milano 47esimo.
Il limite principale della classifica, nota l’università di Bologna che ha diffuso la notizia, è forse il fatto che la valutazione non è necessariamente esaustiva. Gli studiosi considerati sono infatti solo quelli rintracciati dai loro colleghi.
E’ però plausibile che col tempo, e la notorietà, la classifica (aggiornata in tempo reale) vada via via completandosi con un numero crescente di partecipanti. Altro limite di cui tener conto è che l’indice h funziona principalmente come paragone tra ricercatori del medesimo campo disciplinare, e che privilegia chi ha una lunga carriera alle spalle rispetto ai giovani, per quanto brillanti.
L’indice varia infatti sensibilmente tra ambiti diversi (é piuttosto alto ad esempio in campo biomedico) e privilegia, ovviamente, chi ha una lunga carriera alle spalle rispetto ai giovani per quanto brillanti. E dall’uso di questi dati bibliometrici escono di solito svantaggiati i ricercatori che non pubblicano in inglese.