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“[…].nel caso che stiamo ora esaminando [La ricotta] ciò che sopravvive sono quei famosi duemila anni di imitatio Christi, quell'irrazionalismo religioso. non hanno più senso, appartengono a un altro mondo, negato, rifiutato, superato: eppure sopravvivono. sono elementi storicamente morti ma umanamente vivi che ci compongono. mi sembra che sia ingenuo, superficiale, fazioso negarne o ignorarne l'esistenza. io, per me, sono anticlericale (non ho mica paura a dirlo!), ma so che in me ci sono duemila anni di cristianesimo: io coi miei avi ho costruito le chiese romaniche, e poi le chiese gotiche, e poi le chiese barocche: esse sono il mio patrimonio, nel contenuto e nello stile. sarei folle se negassi tale forza potente che è in me: se lasciassi ai preti il monopolio del Bene".
Pier Paolo Pasolini
I.morti di fame (Dies Irae)
è uno sguardo sul mondo, affascinante e repellente, dei sotto-proletari, dei disgraziati, senza arte né parte, i ‘poveri cristi’ che s’incontrano tutti i giorni per strada; che s’azzuffano per un tozzo di pane, che non hanno paura di niente; svuotati, manipolati, sfruttati, emarginati da quella classe dirigente miope e volgare che li ha trasformati nei propri burattini- per il loro sollazzo, certo, ma anche per la loro sopravvivenza- in quella corsa al successo (fallocratico, ierocratico ma non demo-cratico), arrivata oramai a svolgere la funzione di paraocchi morale: non vediamo e non sentiamo quello che non ci piace, quello che ci rattrista, che ci imbarazza, che ci ricorda come il mondo non sia uguale per tutti.
II. la grande abbuffata (dov’è andata la rivoluzione?)
Stracci come novello cristo. martire sulla croce il secondo, martire sul piatto della ricotta il primo. entrambi sulla croce, certo: morire di indigestione è il segno dei tempi, delle decadenza, del vuoto. “crepare è stato il suo modo di fare la rivoluzione”: niente di più vero. morendo è riuscito ad attirare sguardi e attenzione, per la prima volta in vita sua, abbandonando i panni del figurante per assumere quelli del protagonista. ma è, comunque, un avvenimento vano. la congrega balorda e cianciante di ben vestiti e ben pensanti ritorna quasi subito ai suoi svaghi superficiali, segno di una borghesia senza più il lume (né della ragione, né- se mai l'abbia avuto- della rivoluzione), senza più umanità, inglobata e ancorata al materialismo- sua nuova raison d’etre- depredata, disidratata, bisognosa di una redenzione che nessuno è più in grado di elargirgli- ora che anche Stracci è morto.
titolo originale: [tratto da Ro.Go.Pa.G.] La ricottaun film di Pier Paolo Pasolini1963
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