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La riforma della giustizia: dubbi e ambiguità

Da Oblioilblog @oblioilblog

La riforma della giustizia: dubbi e ambiguità

L’argomento del giorno è senza dubbio la riforma costituzionale della giustizia. Il guardasigilli Alfano ha presentato oggi in Consiglio dei Ministri il testo che è stato puntualmente approvato. Andiamo a vedere in cosa consiste.

Prima cosa da puntualizzare: la riforma della giustizia non è ad personam. Cosa non affatto scontata, però per fortuna hanno evitato di sporcare la Costituzione con provvedimenti su misura. Nei vari punti non ci sono espliciti privilegi al premier. Evidentemente, un po’ di pudore è rimasto. Tra l’altro, c’è una norma transitoria che esclude che la riforma si applichi ai processi in corso. Meno male.

Tuttavia ci sono un paio di passaggi che favoriranno la Casta e non poco. 

Separazione delle carriere: è il centro della riforma. Magistratura inquirente e giudicante saranno divise. Arma a doppio taglio a mio avviso. Sarebbe utile avere dei PM che vengono formati con la cultura della giustizia: infatti va ricordato che il ruolo del PM non è quello di far condannare l’imputato, bensì quello di accertare la verità. Molto spesso, invece, i PM si trasformano in ultrà della condanna, in avvocati dell’accusa che mirano a vincere a tutti i costi. Questo non è un bene per i processi. Con questo cambiamento, i PM diventeranno ufficialmente dei vampiri a caccia di malandrini da condannare. A mio avviso, è il contrario di ciò che vorrebbero gli ideatori della riforma.

Logicamente, i Consigli Superiori saranno due, entrambi con a capo il Presidente della Repubblica, composti per metà da toghe e per metà da laici.

Limiti all’obbligatorietà dell’azione penale: il punto più controverso. L’azione penale sarà obbligatoria secondo però priorità decisi dal guardasigilli e dal Parlamento. A parte che qui è tutto da chiarire: cosa vuol dire perseguire secondo priorità? Forse che se io becco uno che ruba non devo denunciarlo e andare in cerca di uno che stupra? Molti dubbi. Pochi, invece, i dubbi su quali saranno i reati che la Casta elencherà come i più pressanti da colpire: omicidi, violenze, terrorismo, mafia. Vale a dire quelli (beh tranne l’ultimo) in cui i parlamentari e affini non sono coinvolti.

Responsabilità dei magistrati: qui, per me, si esagera. Ma forse il vero fine della riforma è quello punitivo. I magistrati saranno direttamente responsabili degli atti compiuti di violazione dei diritti, al pari degli altri funzionari e dipendenti dello Stato. Nei casi di ingiusta detenzione o di altra indebita limitazione della libertà personale, la legge regola la responsabilità civile dei magistrati. Quindi, la carcerazione di prevenzione sarà limitata: vuoi mettere poi se il tale viene assolto?

Verrà istituito un’alta Corte di disciplina anche questa disciplinata. Presieduta, udite udite, da membri eletti dal Parlamento. Un organo politico, insomma, che dovrà decidere le punizioni. E chi li processa più i potenti? Metti che in Appello la tua decisione viene ribaltata, rischi una brutta fine.

Oltre a questi tre punti chiave, qualche norma sparsa. I PM non si potranno più servire a loro piacere della Polizia giudiziaria, saranno eletti dei magistrati onorari con funzioni di inquirenti, il Guardasigilli avrà l’obbligo di riferire annualmente sullo stato della magistratura.

Ciliegina della torta l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione. Così i PM non possono ricorrere qualora perdano in primo grado, tiè.

Un riforma ardita con uno scopo abbastanza palese: mettere con le spalle al muro i PM. Si è fatto di tutto per mettere paletti alla loro azione e l’accresciuto potere degli organi che possono punirli servirà da deterrente nelle indagini contro gli alti papaveri. I limiti all’obbligatorietà sono semplicemente assurdi, specialmente se imposti dal Parlamento. Questa è una vera invasione di campo della politica nel potere giudiziario. La separazione delle carriere può essere un boomerang.

Cosa sarebbe stato meglio fare? Togliere un grado di giudizi avrebbe snellito l’iter giudiziario, così come stabilire una somma per ricorrere in Appello e la possibilità di vedersi appesantita la pena qualora si perda avrebbe diminuito la mole di processi lunghi. Manca, ma non è una novità, l’adesione al trattato europeo anti-corruzione.

Nota finale: gli esperti prevedono che ci vorranno circa due anni a completare la riforma. Possibile che si arrivi fino in fondo, molto probabile che tra un anno ci siamo già dimenticati di tutto. Ma intanto, nella sua primavera estate di Vietnam giudiziario, Berlusconi ha una bella arma mediatica da opporre ai processi.

 


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