Con tanto di squillo di trombe, e tromboni, il Vaticano finalmente pubblica, sul proprio sito internet, la personale risposta sul tema degli abusi su minori nella quale è stata violentemente coinvolta.Alcune considerazioni sono d'obbligo. Innanzitutto si evince in modo chiaro che solo dal 2001 in parte e dal 2003 in toto, sono stati presi provvedimenti circa l'interpretazione delle leggi che avrebbero dovuto circoscrivere e rendere trasparente un fenomeno quello dell'abuso su minori, in atto, almeno dai vari rapporti angloamericani, fin dagli anni '40 del secolo scorso. Insomma quello che viene presentata come una risposta rapida in realtà pare aver avuto dei tempi che definire biblici non pare assolutamente un eufemismo. Infatti, per motivi alieni all'intelligenza umana, fino a sette anni fa i sacerdoti rei di pedofilia, o come alcuni vescovi hanno sottolineato, efebofilia, non venivano affatto denunziati dalla Chiesa, i cui vertici si adoperavano nella migliore delle ipotesi a mettere in isolamento il reo, se non più semplicemente a spostarlo di sede, rendendosi di fatto responsabili della perpetuazione del reato. Quando si parla di insabbiamento, inoltre non ci si limita inoltre a sottolineare i metodi sopra descritti: infatti spesso, specie negli USA alcune diocesi hanno pagato lautamente le vittime per comprarne il silenzio, non facendo seguire alcuna azione, tanto meno quella di denuncia alle pubbliche autorità.Denuncia che, beninteso, deve comunque essere fatta dalla vittima perché ovviamente il sacerdote che dovesse venire a sapere del reato tramite confessione sarebbe legato dal segreto confessionale come ampiamente spiegato dagli stessi vertici della Chiesa.Peraltro le scuse addotte dal Vaticano circa l'errata interpretazione del Crimen Sollicitationis da parte della stampa mondiale, per cui nel documento non si vietava in alcun modo la denuncia alle autorità civili, non reggono in alcun modo: innanzitutto se è vero che non c'è un esplicito diniego, non vi è neppure un esplicito obbligo, né tanto meno una frase che faccia supporre anche in termini di solo consiglio di procedere con la denuncia, semmai pare il contrario, tanto che di fatto la Chiesa si è sempre comportata in tal modo, pare anche dopo le guide interpretative degli anni scorsi (2001-2003). Di fatto nessuna denuncia è mai partita dalla Chiesa stessa e questa è una prova provante inoppugnabile.Agli occhi dell'opinione pubblica è chiaro che la politica, definita di "prudenza", portata avanti dal Vaticano mirava non tanto alla protezione delle vittime, quanto ad evitare scandali che poi malgrado tutto sono esplosi in modo, direi anche prevedibilmente, incontrollabile.
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Con tanto di squillo di trombe, e tromboni, il Vaticano finalmente pubblica, sul proprio sito internet, la personale risposta sul tema degli abusi su minori nella quale è stata violentemente coinvolta.Alcune considerazioni sono d'obbligo. Innanzitutto si evince in modo chiaro che solo dal 2001 in parte e dal 2003 in toto, sono stati presi provvedimenti circa l'interpretazione delle leggi che avrebbero dovuto circoscrivere e rendere trasparente un fenomeno quello dell'abuso su minori, in atto, almeno dai vari rapporti angloamericani, fin dagli anni '40 del secolo scorso. Insomma quello che viene presentata come una risposta rapida in realtà pare aver avuto dei tempi che definire biblici non pare assolutamente un eufemismo. Infatti, per motivi alieni all'intelligenza umana, fino a sette anni fa i sacerdoti rei di pedofilia, o come alcuni vescovi hanno sottolineato, efebofilia, non venivano affatto denunziati dalla Chiesa, i cui vertici si adoperavano nella migliore delle ipotesi a mettere in isolamento il reo, se non più semplicemente a spostarlo di sede, rendendosi di fatto responsabili della perpetuazione del reato. Quando si parla di insabbiamento, inoltre non ci si limita inoltre a sottolineare i metodi sopra descritti: infatti spesso, specie negli USA alcune diocesi hanno pagato lautamente le vittime per comprarne il silenzio, non facendo seguire alcuna azione, tanto meno quella di denuncia alle pubbliche autorità.Denuncia che, beninteso, deve comunque essere fatta dalla vittima perché ovviamente il sacerdote che dovesse venire a sapere del reato tramite confessione sarebbe legato dal segreto confessionale come ampiamente spiegato dagli stessi vertici della Chiesa.Peraltro le scuse addotte dal Vaticano circa l'errata interpretazione del Crimen Sollicitationis da parte della stampa mondiale, per cui nel documento non si vietava in alcun modo la denuncia alle autorità civili, non reggono in alcun modo: innanzitutto se è vero che non c'è un esplicito diniego, non vi è neppure un esplicito obbligo, né tanto meno una frase che faccia supporre anche in termini di solo consiglio di procedere con la denuncia, semmai pare il contrario, tanto che di fatto la Chiesa si è sempre comportata in tal modo, pare anche dopo le guide interpretative degli anni scorsi (2001-2003). Di fatto nessuna denuncia è mai partita dalla Chiesa stessa e questa è una prova provante inoppugnabile.Agli occhi dell'opinione pubblica è chiaro che la politica, definita di "prudenza", portata avanti dal Vaticano mirava non tanto alla protezione delle vittime, quanto ad evitare scandali che poi malgrado tutto sono esplosi in modo, direi anche prevedibilmente, incontrollabile.
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