Magazine Società
Quanto accade in questi giorni in Italia, è la triste risulta di una deriva ideologica e culturale crescente in un popolo malvezzo alle regole, dove la scuola ha dimenticato l'insegnamento nella forsennata corsa all'autocommiserazione, dove i libri sono sostituiti da riviste di gossip e calcio-mercato. Un popolo che continua a vivere nella convinzione che la responsabilità individuale sia secondaria alla responsabilità collettiva.
Una società, figlia malconcia della sottocultura sessantottina, con poche idee sul futuro ed uno stato di delirio nel presente, con la memoria pregna di cose sentite e mai viste quali fascismo e comunismo, due visioni estreme dello stesso problema: un popolo incosciente e sottomesso.
Il sottoprodotto di anni di lotta per i diritti ci ha portato a disconoscere i doveri. Doveri etici, deontologici, morali, dati dalla libertà collettiva garantita dalla responsabilità individuale.
La lotta è diventata vendetta, non si riesce più a dialogare civilmente, ogni azione pubblica deve essere subito etichettata (usando un eufemismo della rete, ogni pensiero deve essere taggato per poter essere riconoscibile dagli imbecilli) e nulla può essere più fine a se stesso.
Una mentalità corrotta e malata ci porta a dubitare del fatto a prescindere, tanto da riuscire a mascherare questa fobia collettiva solo con l'ipocrisia del sorriso e del ...volemose bene!
Le istituzioni non possono essere l'antagonista da combattere, né l'arbitro delle nostre azioni, e meno che mai l'assicurazione che risarcisce tutti i nostri danni.
Lo Stato è l'emblema nobile di un popolo sovrano, a cui va il massimo rispetto per il semplice fatto che lo Stato siamo noi, e quindi è autostima e non deferenza.
Basta con le lamentele di persone che vogliono tutto e subito, i tempi da seguire non sono quelli della tecnologia o di questa ansia sociale. Il tic tac della vita è quello di Gaia, che ci ha creato e ci raccoglierà fino ad essere polvere e poi nulla, assorbendo così i danni che abbiamo fatto.
Dicevano un tempo i saggi: non fare agli altri ciò che non vorresti sia fatto a te stesso, io aggiungo fai agli altri ciò che vuoi venga fatto a te.
Lo stato di inciviltà raggiunto è grave, ma ancora più grave è non rendersene conto, perseverare in questa pazzia del massacro. Le vittime non saremmo noi, ma i nostri figli a cui daremmo un mondo corrotto, educandoli nell'amore per la sopraffazione culturale e fisica.
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