Già da parecchio tempo si sente parlare di "nerd alla riscossa" o di "rivincita dei nerd". Ma facciamo un passo indietro: cosa si intende esattamente con il termine "Nerd"? E' una parola entrata ormai nel vocabolario comune e indica il secchione, lo sfigato che passa il tempo sul computer, uno stereotipo insomma, identificato anche con un vestiario che è diventato più una moda che altro oramai: bretelle,pantaloni ascellari, camicia, ma soprattutto, occhialoni neri stile anni '60 e '70 (Woody Allen docet).E visto che negli ultimi anni dilaga la nerd-mania, questa tendenza non poteva mancare di raggiungere anche lo showbusiness, e di certo non è sfuggita la possibilità di incanalarla nel piccolo schermo, o perlomeno tale possibilità non se la sono lasciata sfuggire Chuck Lorre e Bill Prady: i due eclettici creatori (e autori) di una delle sitcom più discusse dell'ultimo periodo. Esatto, sto parlando di "The Big Bang Theory", una serie che vede come protagonisti quattro fisici fissati con i film e con la fantascienza, dediti soprattutto ai videogames e a i giochi di ruolo, alle prese con una bella aspirante attrice che irrompe come un uragano nelle loro vite. Con esiti disastrosi ed esilaranti, aggiungerei. Dal punto di vista della struttura, questa sitcom non offre niente di nuovo, ma introduce un umorismo estremamente semplice ed efficace, che sgorga da situazioni spesso assurde e imbarazzanti, che si rifà ad ambiti estremamente attuali, con battute rapide e geniali (da notare la grande attenzione riservata ai tempi comici, che raramente sono stati così ben curati in altre serie). Non ci è voluto molto perchè un personaggio come quello di Sheldon Cooper, il giovane supergenio sofisticato, ipocondriaco e fuori dal mondo interpretato da Jim Parsons, diventasse un'icona di culto (le classiche burle di Sheldon Cooper vi dicono qualcosa?) e subito è fiorito un nutrito merchandise, ma per chi conosce la serie questo non sembrerà affatto strano. In fondo stiamo parlando di un fenomeno mediatico oramai consolidato e che è nato a partire da solidi stereotipi sociali, basti pensare al divertente personaggio di Raj, interpretato da Kunal Nayyar, stereotipo classico dell'indiano integrato nella società occidentale o di Howard (Il Simon Helberg già protagonista di "Maial College"), ebreo non praticante, vitellone attaccato alle sottane di una madre mai vista (ma spesso udita, con effetti esilaranti)e imbrigliato in un corpo mingherlino, sempre in cerca di una donna che lo sopporti. Bisogna dire che il merito è tutto degli autori e degli interpreti che sanno presentarsi in maniera più che credibile e non stupisce vedere che la serie è arrivata alla quarta stagione, tutt'ora in corso negli States, senza perdere colpi. Unica pecca è la trama, che come quella di molte sitcom, non è poi così solida e continuativa, come lo è invece nel caso di "How I met your mother", ma quello è un discorso a sè. Consiglio la visione in lingua originale per non perdersi il gusto pieno di questo capolavoro della sitcom, dato che purtroppo il doppiaggio non è stato curato molto nella scelta delle voci e nella traduzione di alcune delle battute più raffinate. ma in fondo non è una cosa poi così grave... BAZINGA! Buona visione.
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Già da parecchio tempo si sente parlare di "nerd alla riscossa" o di "rivincita dei nerd". Ma facciamo un passo indietro: cosa si intende esattamente con il termine "Nerd"? E' una parola entrata ormai nel vocabolario comune e indica il secchione, lo sfigato che passa il tempo sul computer, uno stereotipo insomma, identificato anche con un vestiario che è diventato più una moda che altro oramai: bretelle,pantaloni ascellari, camicia, ma soprattutto, occhialoni neri stile anni '60 e '70 (Woody Allen docet).E visto che negli ultimi anni dilaga la nerd-mania, questa tendenza non poteva mancare di raggiungere anche lo showbusiness, e di certo non è sfuggita la possibilità di incanalarla nel piccolo schermo, o perlomeno tale possibilità non se la sono lasciata sfuggire Chuck Lorre e Bill Prady: i due eclettici creatori (e autori) di una delle sitcom più discusse dell'ultimo periodo. Esatto, sto parlando di "The Big Bang Theory", una serie che vede come protagonisti quattro fisici fissati con i film e con la fantascienza, dediti soprattutto ai videogames e a i giochi di ruolo, alle prese con una bella aspirante attrice che irrompe come un uragano nelle loro vite. Con esiti disastrosi ed esilaranti, aggiungerei. Dal punto di vista della struttura, questa sitcom non offre niente di nuovo, ma introduce un umorismo estremamente semplice ed efficace, che sgorga da situazioni spesso assurde e imbarazzanti, che si rifà ad ambiti estremamente attuali, con battute rapide e geniali (da notare la grande attenzione riservata ai tempi comici, che raramente sono stati così ben curati in altre serie). Non ci è voluto molto perchè un personaggio come quello di Sheldon Cooper, il giovane supergenio sofisticato, ipocondriaco e fuori dal mondo interpretato da Jim Parsons, diventasse un'icona di culto (le classiche burle di Sheldon Cooper vi dicono qualcosa?) e subito è fiorito un nutrito merchandise, ma per chi conosce la serie questo non sembrerà affatto strano. In fondo stiamo parlando di un fenomeno mediatico oramai consolidato e che è nato a partire da solidi stereotipi sociali, basti pensare al divertente personaggio di Raj, interpretato da Kunal Nayyar, stereotipo classico dell'indiano integrato nella società occidentale o di Howard (Il Simon Helberg già protagonista di "Maial College"), ebreo non praticante, vitellone attaccato alle sottane di una madre mai vista (ma spesso udita, con effetti esilaranti)e imbrigliato in un corpo mingherlino, sempre in cerca di una donna che lo sopporti. Bisogna dire che il merito è tutto degli autori e degli interpreti che sanno presentarsi in maniera più che credibile e non stupisce vedere che la serie è arrivata alla quarta stagione, tutt'ora in corso negli States, senza perdere colpi. Unica pecca è la trama, che come quella di molte sitcom, non è poi così solida e continuativa, come lo è invece nel caso di "How I met your mother", ma quello è un discorso a sè. Consiglio la visione in lingua originale per non perdersi il gusto pieno di questo capolavoro della sitcom, dato che purtroppo il doppiaggio non è stato curato molto nella scelta delle voci e nella traduzione di alcune delle battute più raffinate. ma in fondo non è una cosa poi così grave... BAZINGA! Buona visione.
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