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La rivoluzione digitale e il rovesciamento dell’axis mundi
Creato il 11 febbraio 2012 da Bruno Corino @CorinoBrunoNegli ultimi vent’anni è in atto unprocesso di cui non è facile avere piena cognizione, forse perché lo viviamo dall’interno,quando, invece, per percepirlo occorrerebbe una grande capacità di astrazione.Di cosa sto parlando? Di una mutazionemorfologica in atto riguardante il “principio di strutturazione formale”che ordina la realtà sociale.Mutazione morfologica che sta provocando,nel mondo contemporaneo, una vera e propria rivoluzione epocale. Si tratta diun processo di lunga durata, che ha tempi “astronomici”, come quelli che siverificano con la Precessione degliequinozi, vale a dire con quel movimento della terra che fa cambiare inmodo lento, ma continuo, l’orientamento del suo asse di rotazione rispetto alla sfera ideale delle cosiddette“stelle fisse”.Anche l’asse su cui è ruotato la sferasociale negli ultimi tempi sta modificando sensibilmente il suo orientamento.Per adesso, ciò che posso affermare è che questo spostamento (quasiimpercettibile) stia provocando un senso generale di smarrimento, che sitraduce in una visione “caotica” e incomprensibile di quanto accade nella sferagenerale dei rapporti umani e nella particolare sfera dei rapporti quotidiani.Si sta modificando il “principio distrutturazione” che la ordina e dispone la sfera sociale in un determinatomodo. Questo principio è l’asse cheorienta la sfera sociale. Individuare la natura di questo asse non è cosafacile. Non si tratta, per esempio, di un dispositivo di ordine cognitivo omentale, del quale, anzi, ne è l’effetto. Da un lato, potrei dire che si trattidi un dispositivo “sociale”, ma, dall’altro, mi rendo conto che così dicendo rischiodi banalizzare un concetto di estrema complessità, o di cadere in una forma diragionamento di tipo tautologico.Ogni ordine sociale può essere dispostoin due modi: o su un asse verticale, quindi in senso gerarchico; oppure su unasse orizzontale, quindi in senso non gerarchico. Definiamo tale senso ordinantequale principio di strutturazione: nel primo caso, la realtà sociale si struttura in modo stratificato e gerarchico. Ogni categoria sociale viene ordinata sullabase di determinati criteri valoriali, del tipo: “superiore”/“inferiore”,alto/basso, maggiore/minore; criteri che corrispondono a particolari codiciculturali.Nel secondo caso, l’asse orizzontale, larealtà viene strutturata in modo segmentatoe non gerarchico. Il modo in cui la realtà sociale si dispone sull’asseorizzontale non corrisponde più a criteri valoriali; l’asse orizzontale,infatti, si caratterizza proprio per l’assenza di ogni criterio valoriale. Inquesta dimensione (non gerarchica) ai segmenti non si possono assegnare criterivaloriali, in quanto sono disposti tutti sullo stesso piano.L’unico criterio selettivo su cui questoasse può fondare le sue priorità o la sua importanza è l’ordine della sua lunghezza:ossia, ogni segmento può essere minore o maggiore dal punto di vista quantitativo. L’asse verticale comprendeva unalto/basso (superiore/inferiore); l’altro, invece, comprende soltanto un prima/dopo.Diciamo che la prima dimensione si distribuiva in senso “qualitativo”; mentrela seconda si distribuisce in senso puramente “quantitativo”. La primadimensione usava o ricorreva a “metafore” qualitative per autodefinirsi; laseconda utilizza “metafore” quantitative o numeriche.L’utilizzo della diversa distribuzionedella metafora rappresenta ciò che all’inizio ho definito come “principio distrutturazione” ordinante l’asse della sfera sociale. Quindi, secondo tale principio,tutto ciò che fa parte della realtà può essere disposto in modo “verticale” (qualitativo)od orizzontale (quantitativo). Pertanto, anche la scala valoriale, in base allaquale s’assegna una maggiore o minore priorità, una maggiore o minoreimportanza, viene “decisa” dall’orientamento di questo asse. I due assi sonosempre stati attivi in qualsiasi cultura, tuttavia, sino a qualche decennio fa,l’asse verticale/qualitativo ancora prevaleva sull’altro. Se prendiamo in esamele società del passato più remoto possiamo verificare come questa prevalenzadell’asse verticale fosse del tutto evidente e nient’affatto discutibile. Inparticolare, in tutte le società patriarcali la sfera dei rapporti umani e nonumani era regolata da una dimensione verticale e gerarchica.Negli ultimi tempi, invece, il rapportotra questi due assi si sta “completamente” rovesciando: tale rovesciamento staprovocando una rivoluzione epocale di cui, al momento, abbiamo scarsa consapevolezza.L’axismundi, secondo Jan Kott (Mangiare Dio),è l’asse verticale di tutti i miti, dalla cultura greca a quella ebraica, daVirgilio a John Milton, e segnava la distinzione tra il sopra e il sotto. L’axis mundi segnava la «geometria delkratos». Ma l’axis mundi era ancheciò che assegnava ruoli, posizioni, e disponeva l’ordine dei valori: differenziavain ogni cultura il bene dal male, il simbolico dal diabolico.Ognuno regolava il proprio comportamentoin ordine all’axis mundiinteriorizzato, incorporato, e agiva in rapporto a quest’asse. Nella scalasociale si riconosceva ciò che era importante da ciò che non lo era, ciò che eraprioritario da ciò che era secondario; riconosceva ciò che era superiore da ciòche era inferiore; ciò che era maggiore da ciò che era minore.L’axismundi era il modo in cui si configurava l’ordine sociale. Ogni nuovaistituzione, ogni nuova forma di comunicazione doveva iscriversi all’interno diquesto ordine: l’università, la scuola, la grande impresa, ecc., riproducevanoal loro interno l’organizzazione verticistica e piramidale dell’axis mundi. La stampa quotidiana, al suoapparire, organizzava le notizie sulla base del loro ordine valoriale; itelegiornali davano notizie in ordine alla loro importanza; la scuola distribuivale materie scolastiche in base alla loro importanza; le pene erano commisuratein ordine alla gravità dei delitti; la soddisfazione dei bisogni era realizzatasulla base delle reali esigenze.Fin quando l’ordine sociale era in gradodi dare a ciascun membro una scala di valori, in base alla quale orientare il propriocomportamento, l’ordine era assicurato. Non importa che ciò che ieri sembravaimportante oggi lo è di meno: all’interno di una scala di valori, ciascunvalore poteva cambiare di posto; ciò che ieri era ritenuto marginale oggi puòassumere una sua centralità, e viceversa. Anche se al suo interno, in virtù ditrasformazioni sociali epocali, i posti potevano essere fluidi, scambiabili,flessibili, tuttavia, essi si disponeva comunque lungo un asse verticale.Anche questa diversa distribuzione oassegnazione di posti, dovuta all’evolversi della società, poteva provocare unaforma di spaesamento, in particolare modo quando essa le trasformazioni avvenivanoin maniera repentina, accelerata rispetto alle capacità di saper interiorizzarle.Ma l’axis mundi in sé non venivaaffatto incrinato: è sempre lì a dirci come dobbiamo regolarci in base allanuova disposizione dell’ordine.
Ciò che ha incrinato in modo inequivocabile l’asse di rotazione sociale in senso orizzontale è larivoluzione digitale. L’introduzione e la diffusione del web, come valore discambio in astratto, ha declassato ogni aspetto individuale dell’essere,rendendolo un elemento generale comune.Il Web ha sostituito ogni qualitàintrinseca alla cosa con una misura di ordine puramente quantitativo: il traffico. In altri termini, il valoredella cosa non è più determinato dalle sue qualità intrinseche, ma dallaquantità di traffico che riesce a generare. Il traffico diventa l’equivalente generale per misurare la qualitàdelle cose, e ha il potere di “svuotare” del loro nocciolo, della loroindividualità, del loro valore specifico e del loro essere incomparabili oincommensurabili, rendendo ogni “oggetto” che appare nel web simile ad un altrooggetto (anche questo mio scritto è sottoposto a questa legge): qualcosa ha valorese genera traffico.Allo stesso tempo, quanto più la vita socialerisulta dominata dalla quantità di traffico che un oggetto riesce a generare,tanto più efficacemente si imprime a livello di consapevolezza il carattererelativistico di ogni cosa. Disponendo l’essere delle cose su un pianopuramente quantitativo, viene più facile calcolarne il valore. Ed è proprio lafacilità e la velocità del calcolo a relativizzare il loro essere: infatti, invirtù di rapporti puramente quantitativi, tutte le cose possono essere comparatee tradotte simultaneamente in termini di traffico. L’eccesso di comparazione,inevitabile in un medium dominato dalla quantità, toglie alle cose la lorointrinseca specificità, e accelera il carattere relativistico delle cose.
Quando tuttopasserà attraverso il web (notizie, rapporti sociali, ecc.) tutto sarà sottomessoalla tirannia del traffico: la gerarchia delle notizie verrà decisa in terminiquantitativi. Se un evento genera più traffico rispetto a un altro evento assumeràun’importanza maggiore. Un evento drammatico, accaduto in un luogo lontano, avràmeno importanza delle gambe divaricate dell’ultima “velina”. Un’azienda ha valorese genera traffico, e così via…
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