Non è che oggi tutto vada bene perché non ci sono più “le situazioni da combattere”, è solo cambiato il modo e l’intensità del recepirli.
Oggi come 40 e 30 anni fa la protesta esiste come esistono anche le differenze Sociali che l’hanno scaturita poco più di 40 anni fa. Vediamo però in che cosa è cambiato il “movimento di protesta”. Quello che ha portato nel Maggio del 1967 gli studenti Francesi ad insorgere è stato una notevole diseguaglianza sociale e la prepotente voglia di “farsi ascoltare”. Farsi ascoltare dalla classe politica governante che mirava ad appiattirli ed a conformarli negli schemi sociali a lei più facili da controllare. Ma il movimento di rivolta che ha portato miliardi di giovani sulle piazze delle loro città nel finire degli anni ’60 e nuovamente nel finire dei ’70 è stato un qualche cosa che è maturata ben prima. Bisogna risalire al periodo della “Beat generation” al… tutto è possibile in onore della libertà.
Libertà di azione e di pensiero che ha spinto, prima in America, poi in Europa poeti e scrittori come Allen Gisberg a raccogliere, anzi mietere consensi in tutto il Mondo con i suoi libri, di cui voglio ricordare “Juke box all’idrogeno”, tanto per citare un “cult” di quegli anni. Ma parlare della “beat generation” sarebbe ora molto lungo, basta ricordare che i Movimenti di aggregazione e protesta sono nati grazie a questi “filosofi di vita”.
Bisogna dire che ai tempi i ragazzi non disponevano dei mezzi di comunicazione di oggi. La televisione era per di più antiquata e stereotipata su schemi sociali assoggettati al “Sistema dominante”, e quindi rimaneva solo la musica a cui si deve, forse, il merito di aver riunito i pensieri di ribellione da una parte all’altra dell’Oceano, e di aver reso possibile raduni musicali e di pensiero. Si perché la musica, in particolare la musica rock, per mezzo dell’appoggio agli ideali di grandi compositori e musicisti, tanto per citarne alcuni: Bob Dylan, Joan Baez, John Lennon, ma anche chitarristi impegnati nella protesta come Jimi Hendrix, ha cavalcato l’onda di protesta verso il governo Nixon in America, quello che ha portato i ragazzi Americani a ribellarsi contro la strategia militare e la conseguente catastrofica guerra del Vietnam. I ragazzi di tutto il mondo si scambiavano informazioni mediante le prime radio libere, ma “libere veramente” come diceva un noto cantautore Italiano quegli anni. Non c’era internet, l’unico modo per scambiarsi le idee ed i pensieri erano: la scuola in primis ed i “Centri Sociali” intesi come spazi liberi di cui i ragazzi si appropriavano della loro testa e del loro tempo, la posta in gioco era tanta. La possibilità di autogestirsi e gestire quindi le proprie scelte di vita.
Di conseguenza, forti di questa comune volontà, questo “movimento di ribellione giovanile”, questo “movimento di ragazzi e studenti e lavoratori” ha iniziato a sviluppare e concretizzare la propria “rabbia” verso il Sistema. Ah, cosa importante, il “Sistema” non richiedeva il “Libero pensiero”. Tale sistema ti voleva pacifico, mansueto e completamente integrato, possibilmente privo del tanto pericoloso “libero pensiero”.
E’ stato citato Karl Marx penso con il suo proverbiale libro trattato “Il Capitale” ma non era il solo ad essere letto, a fronte della rivoluzione Cinese e Sovietica, era letto quanto Mao Tse Tung, e Lenin.
Ma ritorniamo ad oggi. Chi mi ha seguito in questa lunga dissertazione penso capirà la difficoltà di concentrare un ventennio di storia giovanile in poche righe.
Oggi, invece, tutto corre sul web, su Facebook i ragazzi si scambiano pareri e discutono a livello Mondiale, cosa non trascurabile, una vera chimera per i ragazzi di quegli anni che ho descritto. Ma comunque i modi ed i tempi di reazione dei ragazzi di oggi, sono diversi. Come allora vigeva l’ideale in virtù del quale i “soldi intesi come guadagno” erano ricercati più come un diritto della “Classe Operaia” più che come una affannosa ricerca di guadagno di molti giovani d’oggi.