La road map di confartigianato abbaia alla luna

Creato il 01 giugno 2015 da Prosumer

Quelli di Confartigianato, dall’Auditorium di Expo 2015 a Milano per l’assemblea nazionale, non lo mandano a dire: “Meno annunci, meno personalismi, meno tweet ma più attenzione alla realtà, maggiore ascolto, più cambiamenti concreti”.

Dal palco della manifestazione il presidente di Confartigianato Giorgio Merletti invita a “guardare alla realtà: guardiamo proprio a Expo e al lavoro che ha generato, all’economia che ha mosso e sta muovendo a Milano, in Lombardia, in Italia”.

Traccia pure la road map Confartigianato per uscire dalla crisi: “Cominciare subito e dalla priorità assoluta: la riduzione del peso delle tasse”. Merletti ricorda che “tra il 2005 e il 2015 l’Italia, tra tutti i Paesi europei, ha subìto il maggiore aumento della pressione fiscale: il risultato è che oggi paghiamo 29 miliardi di tasse in più rispetto alla media Ue, pari ad un maggior costo di 476 euro pro capite”.

Dopo aver tagliato le tasse, dice Merletti, bisognerà “continuare sui fronti della burocrazia, del credito, del mercato del lavoro, delle infrastrutture, dell’innovazione, dei ritardi di pagamento della pubblica amministrazione”.

Un fiume in piena sul fronte della pubblica amministrazione, ha pure sostenuto la necessità di semplificare la burocrazia per le imprese, perchè “dobbiamo ricordare quanto danno fa al Paese, ai cittadini e alle imprese il peso della corruzione. È dalla vessazione burocratica che nasce la mazzetta”.

Ricapitolando: Piove, Governo ladro!

Senza andare troppo per il sottile sul Job’s Act gli artigiani in coro chiosano: “L’occupazione non si crea per decreto; se le imprese non hanno lavoro, non possono nemmeno offrirlo”.

Fiuuuuu: Vero! Anzi, di più, lapalissiano!

Tanto che viene voglia di dare una sbirciata, su come stiano i fatti, a quei dati forniti lo scorso anno dalla consorella Confcommercio: Il reddito disponibile delle famiglie italiane nel 2013 torna ai livelli di 25 anni fa. In quello stesso anno, quel reddito ammontava a 1.032 miliardi di euro, rispetto ai 1.033 del 1988.

Orbene, anzi ormale, questo significa che fin ieri le “organizzazioni datoriali” non hanno dato reddito adeguato, hanno tenuto i portafogli stretti. Non paghi, oggi vogliono indietro pure quello dato allo Stato.

Si, quello che serve per fare la spesa pubblica.

Beh, occorre rammentare a Lor Signori tutti, come la crescita – proprio quella che serve per generare le occasioni di lavoro che si anelano – si faccia proprio con la spesa, per farla occorre avere i soldi in tasca.

Se il lavoro non mi ha retribuito in modo sufficiente come faccio a fare la spesa, quella che genera altro lavoro?

Eggià, cose dell’altro mondo. In quello dell’Economia dei Consumi solo un reddito adeguato che fa la spesa adeguata genera lavoro adeguato.

Bella nò?

Mauro Artibani

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