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“La rosa sepolta”: un’analisi sull’eredità della guerra.

Creato il 24 novembre 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

La trama

Come nella miglior tradizione del graphic journalism (anche se questo in fondo non lo è), La rosa sepolta si apre in manieralarosasepoltaglarosasepoltag inquietante: un suono macabro di risate infantili circonda il primo piano di un fucile che spara all’impazzata su un nutrito gruppo di persone.

È in questo modo che il lettore viene introdotto senza mezzi termini nel mondo del graphic novel: un paese – senza connotati che possono ricondurlo ad una città (in seguito si scoprirà infatti che è immaginario) – appena uscito da una lunga guerra, alle prese con una ricostruzione di ordine morale prima ancora che politico-sociale.

Il protagonista è Sergio, un giovane ragazzo tormentato, che deve affrontare un impervio percorso di riscatto: apparteneva infatti all’orda dei Piccoli diavoli, bambini-soldato addestrati dalle milizie illegali per diffondere il terrore nella popolazione civile a suon di violenze, omicidi e stupri. Il ragazzo però, che in qualche modo è riuscito a scappare dalla truppa sciagurata, vuole lasciarsi alle spalle le atrocità compiute fino a quel momento, la malvagità degli scontri a fuoco, l’addestramento stressante e l’inquietudine delle veglie notturne in attesa del nemico: “Il monaco” (appellativo con cui era chiamato dagli altri bambini) da quel momento, non vuole più esistere.

In un piccolo paesino di montagna Sergio riesce a trovare lavoro in una fornace dimessa, la cui giovane proprietaria Angela è una fucina di positività e di desiderio di giustizia. E anche se in un primo momento Sergio sembra trovare un equilibrio, il passato in qualche modo non lo abbandona e il ragazzo deve assumersi le sue responsabilità, dovendo intraprendere un viaggio che in qualche modo lo porterà alla redenzione.

Odora eterna la rosa sepolta

Il titolo del volume è ispirato alla poesia omonima di Franco Fortini – poeta della guerra e traduttore di molti intellettuali tedeschi, allora giovane partigiano – del 1946 (contenuta in Foglio di via), in cui la rosa abbandona la sua apparenza mistica e romantica, e diventa il simbolo della rivoluzione e dell’ansia segreta di una purificazione dalla violenza e una rigenerazione dello spirito.

È esattamente questo il tipo di palingenesi che emerge dalle tavole del graphic novel, che suggerisce al lettore che l’umanità di Sergio – simbolo di qualsiasi persona costretta a subire violenze – è ancora viva, sebbene sepolta.

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Dall’autoproduzione…

La forza della storia a fumetti sta nel lungo lavoro di documentazione che precede la sua lavorazione, e che porta a conferire al racconto un clima storico preciso, senza tuttavia una noiosa, quanto superata, didascalica cronaca alla maniera neorealista. Il progetto, in realtà, nasce da molto lontano: i due autori, e , hanno cominciato a lavorarci una decina d’anni fa, pubblicando sul web le tavole che man mano realizzavano, catturando l’interesse degli addetti ai lavori. Una vera fortuna, dato che la risonanza dei social networks era ancora un futuro in via di definizione.

A detta degli stessi autori, il disegno ha certamente una forte influenza manga: uno stile che ben si adatta alla decisione di ambientare il racconto in un paese immaginario, delineando volti dai tratti talmente generici da permettere a chiunque di potercisi specchiare. Perché a conquistare il lettore, in realtà, è il ritmo narrativo, abbastanza lontano dalla lentezza introspettiva e psicologizzante tipica dei fumetti nipponici.

Si intravedono, soprattutto nei primi capitoli, tratti incerti – o meglio, acerbi – che tuttavia non disturbano il fluire del racconto, ma che anzi si sposano bene con il clima della storia: è come se gli autori crescessero insieme a Sergio, nella sua voglia di misurarsi col mondo e dimostrare la propria forza di volontà.

La rosa sepolta è dunque un mix ben ponderato tra il racconto di finzione e la narrazione storica cui gli autori hanno lavorato grazie all’ausilio dei loro studi universitari (la loro formazione è “tradita” dalla bibliografia in fondo al libro). Da questo impegno è scaturita un’esplorazione attenta dell’animo umano, con un forte desiderio di riscatto, senza indugi pesanti sulla realtà storica, ma con una grande strizzata d’occhio all’affresco sentimentale. Il volume, nonostante la mole, scorre via con quella levità tipica delle storie che conquistano il cuore dei lettori già dalle prime tavole.

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… all’impegno sociale

Il volume è corredato da un dossier sui bambini soldato nel mondo, che presenta testimonianze reali di bambini, curato dall’ONG COOPI – Cooperazione Internazionale, un’organizzazione umanitaria italiana attiva dal 1965 che si occupa del loro rinserimento nella Repubblica Centroafricana.

Acquistarne una copia significa sostenere l’organizzazione, e questo è un modo per aiutare ad abbattere definitivamente la piaga sociale dei bambini-soldato.

Abbiamo parlato di:
La rosa sepolta
Barbara Borlini, Francesco Memo
Hazard Edizioni 2013
480 pagine, brossurato, sfresato, copertina a colori – 18,00 €
ISBN: 978-88-7502-118-4


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