Cybersix⁞
© Carlos Meglia
l’anticipo della
Cybersix di Trillo e Meglia. Che cosa fa? Prende il microfono e canta? Canta in playback? Le portano un palo e fa la Lap-Dance o la fa senza palo come, poi, qualche lustro dopo, avrebbe fatto
Vanessa Ferlito in “Grindhouse”
[i]? Chiede al poeta che ha fatto innalzare il suo unicorno al meridiano dell’oggetto “a”: “E questo?”. Impone a tutti i visionatori di mostrare la ricevuta del versamento del canone Rai, altrimenti col cavolo che vi faccio tirare su il (-
φ) e che Jacques Lacan vada perciò a farsi fottere, lui il (-φ) e l’oggetto “a”? No. Quella che avrebbe potuto essere Natasha sussurrò al poeta:”La cosa da ricordare è che in ogni periodo della vita c’è il gaudio mentre quando non guardiamo la Tv(o la Rai che sia) è difficile che non accendiamo la luce”.Ritornando dalla mia amica di Sanremo, allora una volta le feci: In breve, la cosa migliore è di comportarsi in modo consono alla propria età. Tu a sedici anni o a diciassette, anche a diciotto anni(anche se non si può dire che tu potessi avere le tette della Venier, visto che sei una ectomorfa piatta di petto e convessa di culo), insomma c’era il Festival di Sanremo e tu passeggiavi per via Gaudio, sentivi ogni sera il bisogno di cantarci una bella canzonetta, che so? Portami tanti fior, Volare, e quando venne Bobby Solo con la lacrima sul viso volevi ancora cantarcela anche senza microfono o avevi cominciato a rimorchiare alla grande in via Gaudio e allora “sai quanto cazzo me ne frega di cantarvela visto che me la suonano anche senza plettro”?La mia amica è questo che rispose, era tosta e aveva i capelli rossi: E’ risaputo che tu faccia degli strani incontri nella notte alla Crocetta, ed è risaputo anche che sei uno di quelli che si innamorano di una voce al telefono, e anche dell’aspetto di una persona da dietro; è risaputo che sei miope; posto che quella notte quella che secondo quanto hai visto, e magari avevi pure le lenti appannate per ovvi motivi, era per te una donna chiamabile Natasha, che anche qui a Torino ha poche risoluzioni di rima: Natasha è una di quelle che vive con la massima “è meglio avere un uccello in mano che uno in testa”, io, alla sua età, anche se passeggiavo lungo la via Gaudio, e non avevo, per ovvi motivi morfologici, le tette della Venier e nemmeno quelle di Jayne Mansfied, non prefiguravo che un giorno a Torino avrei conosciuto il somatizzatore dell’Estensione di Einstein della Legge di Parkinson[ii]: “Ogni cazzata si espande fino a occupare tutto il Gaudio disponibile”.Che potrebbe avere questo Corollario,dissi sorridendo alla mia amica rossa di Sanremo: “Per grande che sia lo spazio del Gaudio, se due cose (mettiamo Natasha in latex alla Crocetta; e tu sul palco a Sanremo) devono essere fatte allo stesso momento avranno bisogno entrambe dello stesso (-φ)”[iii]. Che dimostra viepiù, chiosò la Rossa, come il poeta abbia dormito sulla brandina in salotto da Natasha, dopo che, guardando il Festival della canzonetta, l’uccello, tenuto in mano dalla signorina in latex nero, sia finalmente volato via.
[i]Grindhouse Death Proof di Quentin Tarantino
© 2007.
[ii]L’Estensione vera è questa: “Ogni lavoro si espande fino a occupare tutto lo spazio disponibile”: Two
© 1980.
Murphy’s Law Book[iii]Il Corollario vero è: “Per grande che sia lo spazio di lavoro, se due cose devono essere fatte allo stesso momento avranno bisogno entrambe dello stesso tavolo”:
Murphy’s Law Book Two © 1980.