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La Russia di Putin ha di nuovo voglia di censura?

Creato il 10 marzo 2013 da Matteo
La libertà se ne va con il frustino Ortodossia, autocrazia, censura [1]: sulla scena teatrale hanno fatto irruzione cosacchi e funzionar
06.03.2013
Ci siamo arrivati: censori e protettori, delatori e spioni si arrampicano di nuovo sul palcoscenico. Nella Russia degli inizi del terzo millennio come nella Santa Rus' [2] nell'ХI secolo, nell'Impero Russo nel ХIХ, sotto il potere sovietico nel ХХ – alla luce dei riflettori striscia qualcosa di scuro e peloso con un unico scopo: proibire! Non permettere! Pièces e spettacoli, manoscritti, quadri, canzoni… E principalmente – il libero pensiero. Di nuovo, come solo il potere affonda in dissolutezza, corruzione e menzogna, il pensiero diventa la minaccia più pericolosa per esso.
E da dove viene questa energia di proibizione che non cala in Russia? Non solo Bulgarin [3], Buturlin [4], Uvarov, Dubel't [5] e Suslov [6] bramavano l'inasprimento – si è sempre trovata tra il popolo una Mar'ivanna [7] velenosa o un Pëtr Petrovič [8] che scribacchia a un agente investigativo. Si sono gettati a difendere la morale o gli interessi dello stato. "Sì, Stalin è un assassino, ma da dove sono venute quaranta milioni di delazioni?" – chiedeva giustamente Dovlatov [9].
Ma la nostra esperienza, pagata con milioni di vite, deve finalmente insegnarci: non ci sono tataro-mongoli, zar e commissari invincibili. C'è solo la nostra propria prontezza ad arrendersi, fuggire all'estero, accettare le regole di un gioco sporco, scappare davanti ai capi. Fermiamoci. E' il nostro paese. Siamo persone del nuovo secolo, eredi della grande cultura russa – perché mai dobbiamo cedere agli induriti adoratori dell'autocrazia, dell'ortodossia bellicosa e del patriottismo di Stato? La storia si ripete come farsa; come farsa dev'essere accolta. La farsa è il principale genere teatrale, antico e di piazza. Non la paura, ma il riso pulisce l'aria. E la scena e il paese.
Vittime degli agenti dello stato A Pietroburgo non è stato accettato "BerlusPutin", spettacolo di Teatr.doc [10]sulla base di una pièce del premio Nobel Dario Fo: hanno avuto fifa alla DK [11] "I.I. Gaza" [12], alla DK "Lensovet" [13] e alla DK "Gor'kij".
A Mosca la polizia ha iniziato la verifica di "Bruti" di Kirill Serebrennikov [14] basato sulla prosa di Zachar Prilepin [15]; hanno richiesto la videoregistrazione dello spettacolo alla ricerca di segni di estremismo.
Vittime dei tutori dell'ortodossia A Rostov [16] dei credenti ortodossi hanno richiesto di proibire il musical rock "Jesus Christ Superstar", che dal 1971 va in scena in tutto il mondo. Hanno ottenuto il loro scopo, inviando denunce alla filarmonica regionale di Rostov, all'ufficio dell'incaricato per i diritti umani e alla procura regionale: "…La messa in scena dev'essere concordata con il patriarcato. Ma nella forma in cui esiste quest'opera è una profanazione…"
A Mosca i rappresentanti del pubblico ortodosso un anno dopo la prima hanno cercato di far chiudere lo spettacolo sulla base dell'opera di Rimskij-Korsakov "Il galletto d'oro" nella messa in scena di Kirill Serebrennikov in quanto blasfemo: "…Non possiamo osservare la derisione dei santuari, del clero e della Chiesa Ortodossa Russa…" In seguito allo scandalo lo spettacolo è rimasto comunque in repertorio.
Vittime dei lottatori per la moralità Il dipartimento della cultura di Mosca ha raccomandato ai bambini sotto i 14 anni di non guardare l'opera "Sogno di una notte d'estate" al Teatro "K.S. Stanislavskij e V.I. Nemirovič-Dančenko. Lo scandalo intorno allo spettacolo con accuse di propaganda della pedofilia è stato provocato dalla lettera di una certa S. Chasanova, intervenuta come a nome dei genitori dei partecipanti a un coro di bambini. Altri genitori hanno definito la denuncia un "falso disgustoso" e hanno smentito la propria partecipazione alla lettera.
A Pietroburgo si è ottenuta la cancellazione del mono-spettacolo sulla base del romanzo di Nabokov "Lolita" dopo la lettera dei cosacchi di San Pietroburgo sul fatto che la pubblicità del romanzo e dello spettacolo su di esso è peccaminosa.
P.S. Potremmo raccontare di altri 43 spettacoli censurati.

   Informazioni Il regista dei "Processi di Mosca", il 35enne svizzero Milo Rau, noto e stimato nel mondo del teatro documentario d'Europa. I "Processi di Mosca" al centro Sacharova non sono certo il suo primo progetto. Nel 2010 Rau discusse all'Università di Zurigo la tesi "Estetica della ricostruzione storica" (Aestetik des Reenactments). Nel 2008 fondò l'Istituto Internazionale di ricerche sugli omicidi politici (International Institute of Political Murder, www.international-institute.de), il cui compito divenne proprio la "ricostruzione scenica di fatti storici nella sintesi di cinema, teatro, arti figurative e ricerche storiche per l'intensificazione della loro esperienza e comprensione".
Nel 2009 sulla scena del noto centro berlinese di arte contemporanea Hebel-am-Ufer uscì il progetto di Milo Rau "Gli ultimi giorni di Ceauşescu". Nel 2011 ebbe grande risonanza il suo progetto teatrale "Odio la radio", in cui era ricostruito il ruolo chiave della radio-propaganda nel genocidio in Ruanda.
Nell'ottobre 2012 al teatro Nazionale di Weimar si tenne la prima del "Discorso di Breivik davanti al giudice" di Milo Rau.
Protagonisti Michail Kalužskij:
"Accusa e difesa si sono uniti nella lotta contro l'irruzione illegale"
Capo del programma teatrale del centro Sacharov – sulla comparsa di FMS [12]e cosacchi allo spettacolo "I Processi di Mosca"

Il sottile confine tra teatro documentario e realtà è facilmente superabile: i giuristi che recitano nello spettacolo hanno preso a svolgere le proprie funzioni professionali, quando la realtà ha fatto immediatamente irruzione nel nostro spettacolo. Sediamo in scena e improvvisamente l'attrice che interpreta il giudice si volta verso di me e dice: "Milo (vedi "Informazioni") chiede di annunciare un intervallo perché da lui è arrivata gente del servizio per le migrazioni"…
Dopodiché qualcuno mi dice che lo FMS comincia a controllare i documenti agli stranieri e di questi in sala ce ne sono sette-otto, infatti il nucleo della squadra sono i tedeschi: tecnici del suono, operatori, giornalisti. E in seguito tutto si è spostato nell'ufficio del direttore del centro Sacharov Sergej Lukaševskij.
Alla gente con i gilè con la scritta dorata "Servizio Federale per le Migrazioni" interessava se fosse in ordine il visto di lavoro del regista Milo Rau, se qui non si svolgesse un'attività lavorativa illegale. E anche i contratti sulla base dei quali si metteva in scena lo spettacolo. Hanno mostrato un ordine compilato scorrettamente per un controllo straordinario del centro Sacharov. Naturalmente nessuno gli ha mostrato nulla. E' evidente che era un'azione pianificata ed è perfino chiaro da chi, in quanto il gruppo di ripresa di NTV [18] era andato insieme a loro. Evidentemente arriva l'ennesimo smascheramento di agenti stranieri nell'ennesimo film propagandistico di questo canale.
Per quanto riguarda i cosacchi che hanno fatto irruzione in sala, verso di loro è uscito Maksim Ševčenko [19] e ha detto: qui non si compie alcun vilipendio dell'ortodossia, è una discussione sotto forma di azione teatrale. E poi abbiamo chiamato la polizia, si è avvicinato l'OMON [20] ed è stato insieme alla gente con le papachy [21] fino alla fine dello spettacolo.
E' stato proprio il caso in cui la vita ha finito di scrivere lo spettacolo documentario, rompendo il confine tra scena e realtà.
Come capo del programma teatrale del centro Sacharov, organizzazione no profit non legata allo stato, non mi sono scontrato con la censura in precedenza. Ma ora, pare, è stato trovato un nuovo strumento di pressione. Ci resta solo da difendere la nostra scelta civile – essere uno spazio aperto di discussione, nonostante il fatto che la discussione diventi un'impresa rischiosa.
Elena Gremina:
"La responsabilità di essere coraggioso non ti è tolta"
Capo di Teatr.doc – sulla creatività delle masse
– "BerlusPutin" non è solo il nostro spettacolo di maggiore incasso, ma anche il più borghese per pubblico. In qualche modo è perfino ridicolo: risulta che il teatro per la prima volta ha realizzato un progetto commerciale grazie a Putin – in questi tempi abbiamo avuto qualcosa di utile da lui!
E' bastato demonizzare Putin. Perché Pietroburgo non ha accolto lo spettacolo? Ma i capi delle DK hanno semplicemente temuto per se! Nel "Dottor Živago" un protagonista dice all'altro: la nostra intellighenzia è un cavallo che gira da solo nel Maneggio [22]. Moltissimo dipende non dalle autorità, ma da quei segnali che siamo pronti a ricevere e interpretare. Siamo pronti già da prima a intimorirci. Molto di ciò che si verifica è iniziativa delle masse. Certo, le masse reagiscono a un qualche segnale, ma l'importante è che non siamo quel cavallo nel Maneggio.
Non siamo un teatro di Stato, facciamo ciò che vogliamo. Due parti di "Ore diciotto" [23], per esempio. Con mezzi propri. Probabilmente se non l'avessimo fatto, avremmo ricevuto dei soldi. Gente come quella che è comparsa al centro Sacharov da noi non è venuta una volta. Li abbiamo semplicemente cacciati. Bisogna chiamare l'OMON al momento. Tutte le persone con dei poteri hanno sempre documenti, li mostrano. Ma questi sono performer con NTV, che tagliano brani degli spettacoli e delle interviste e poi mentono come vogliono. Questa "creatività delle masse" probabilmente è sostenuta da qualche servizio segreto, ma sono convinta: non gli hanno dato direttive al Cremlino per fare così.
L'importante è non sentirsi orfani e figli adottivi, è il tuo paese, di cui sei responsabile. Tali personaggi in generale non vanno fatti entrare in teatro e non c'è bisogno di far sedere i cosacchi ortodossi in prima fila perché vedano se la tua performance offende i loro sentimenti. Col cavolo! Recitiamo uno spettacolo, è la nostra attività regolamentare, siamo convinti di fare una cosa importante.
La responsabilità di essere coraggioso non ti è tolta. Se ti sei preso il ruolo di direttore di teatro o di regista, sei obbligato ad essere coraggioso e ad incendiare con il verbo i cuori delle persone, scusate il pathos. Con la parola che ti è stata assegnata, incendia.
Anna Stavickaja:
"Le persone arrivate non potevano spiegare lo scopo del controllo"
Avvocato – su come mandare a casa su basi legali gli ospiti non invitati

– A qualcuno non è piaciuto ciò che si è verificato al centro Sacharov. I rappresentanti dello FMS sono arrivati per ostacolare lo spettacolo su basi formali. Hanno presentato un ordine per lo svolgimento di un controllo sul museo firmato dal vice capo dello FMS per la città di Mosca N.P. Azarov con il timbro dello FMS. Nell'ordine era scritto che controllavano il museo, ma si sono indirizzati subito verso Milo Rau in quanto straniero: risulta che possono arrivare in qualsiasi museo, per esempio all'Ermitage, dove c'è un enorme numero di stranieri per controllare se hanno la registrazione.
Ci sono subito sorte domande: perché sono arrivati proprio qui? Perché hanno deciso che il regista si trovava sul territorio della Russia illegalmente? Ma le persone arrivate non hanno potuto spiegare lo scopo del controllo.
In generale si sono smarriti, in parte erano perfino intimoriti dalla pubblicità: c'erano molti giornalisti stranieri che li hanno filmati, c'erano dei giuristi, oltre a me – Maksim Krupskij e Anita Soboleva. Questa è membro del Consiglio di Presidenza e subito ha telefonato a Michail Fedotov [24] e questi, a sua volta, ha telefonato al capo dello FMS Romodanovskij, che ha detto che in generale non era al corrente di questo controllo. Li abbiamo costretti ad andarsene su basi legali.
Kirill Serebrennikov:
"Una denuncia ridicola… Come una falsa chiamata ai pompieri"
Direttore artistico del "Centro Gogol'" – sui cittadini di iniziativa

– Nel caso della lettera riguardante l'"estremismo" nello spettacolo "Bruti" l'anamnesi è chiara. Gli attori o gli ex attori del Teatro Gogol' intenzionalmente, con tale disperato slancio infantile, inducono all'errore le strutture statali. Le strutture statali sono costrette a "controllare": una lettera è stata scritta. E gli infelici con le mostrine devono reagire ad essa.
Paragonerei questa lettera a un atto di teppismo non grave – come una falsa chiamata alla squadra dei pompieri o alla polizia. In generale per tali cose c'è un'incriminazione a livello civile. E gli adulti, quelli effettivamente adulti, non si divertono così.
Nel complesso… Qui ho scritto filosoficamente e ho messo su Facebook qualche citazione del saggio Saltykov-Ščedrin [25]. In almeno un secolo e mezzo non sono invecchiate, sono tutte nostre! "Una forza enorme è la testardaggine dell'ottusità", "Il potere russo deve tenere il proprio popolo in stato di continuo instupidimento", "Non si può rieducare subito una persona, come non si può ripulire subito un vestito che non è mai stato toccato da una spazzola".

Beh, noi al "Centro Gogol'" passiamo metodicamente la spazzola. E la passeremo ancora.
Censura nel cinema Aleksandr Rastorguev:
"Immagini documentarie sono diventate motivo di arresto"
Regista, coautore di Pavel Kostomarov nel film "Periodo" [26] sui leder dell'opposizione

– Temo che siamo intimoriti dagli arresti (a dicembre da Pavel Kostomarov si è svolta una perquisizione e sul regista sono state aperte indagini legate al "caso del pantano" [27] – nota del redattore). Capiamo già che le immagini documentarie girate per strada nei nostri tribunali possono essere esaminate come nuove prove, testimonianze di "inaffidabilità".
Qualsiasi parola, qualsiasi azione può diventare motivo di arresto.
Cerchi di fare un materiale onesto su ciò che si verifica nella tua città, nel tuo paese. Ma filmando notizie in generale quotidiane, senza volerlo puoi diventare "testimone dell'accusa". E proprio la stessa telecamera può "testimoniare" in direzioni opposte. Abbiamo filmato la manifestazione di "Russia Unita" [28] in difesa dei bambini adottati dagli americani. Anche là ci sono vere immagini di smascheramento.
Cosicché se anche nel nostro lavoro c'è la censura, è piuttosto interna, quando tu stesso decidi: accendere la telecamera o spegnerla.
Continuiamo a fare il film "Periodo". E qualcosa suggerisce che si creerà prima che siamo pronti. In quanto gli avvenimenti oggi sono svaniti nella piena imprevedibilità e possono esplodere nel modo più inatteso.

Vitalij Manskij:
"La comunità deve mantenere la censura tra i concetti indecenti"

Produttore di "Artdocfest" – sull'economia della censura

– Avete notato che i funzionari finora si vergognano di parlare apertamente di introduzione della censura nel paese? Anche se tutti siamo già consapevoli di essa come fatto della nostra esistenza. Ma quando poni direttamente la domanda, il funzionario si nasconde. Dire: "Sì, da noi c'è la censura" è come ammettere qualcosa di vergognoso, per esempio che pisci a letto di notte.
La comunità deve mantenere la censura tra i concetti indecenti. Allora c'è almeno qualche chance di far tornare i concetti democratici base elaborati all'inizio della perestrojka.
La censura con cui mi scontro si riduce all'economia della questione. Quando iniziative insensate, interiormente vuote ricevono enormi finanziamenti. E quelle essenziali, importanti per la sopravvivenza dell'arte cinematografica sono portate alla periferia dell'attenzione. Ciò riguarda sia i festival, sia i film. Lo ammetto, farò festival finché potrò programmarli esclusivamente sulla base della qualità dei film.
Ecco che il cinema "Chudožestvennyj" [29] chiuderà per restauri e il maggior festival del cinema documentario indipendente si troverà senza casa. Penso che se si trattasse di un festival che non suscita alcuna questione di censura, non ci sarebbero problemi con il luogo di svolgimento.
"Intermezzo inatteso"
La stampa tedesca sull'incidente di Milo Rau

Lo happening di domenica con l'apparizione dello FMS al centro Sacharov, il controllo dei documenti del regista Milo Rau e la comparsa dei cosacchi in platea non è passato inosservato dalla stampa – un soggetto di rara bellezza. Lunedì 4 marzo sui siti e i giornali di Germania e Svizzera è passato un uragano. Die Zeit, Die Welt, Der Tagesspiegel, Deutschlandradio Kultur, la stampa teatrale, i giornali regionali da Zurigo a Potsdam - sui prodigi a Mosca hanno riferito tutti. Gli Orthodoxe Kosaken sono passati come lava sui notiziari, causando confusione ai lettori.
Il che ha confermato ancora una volta: le nostre strutture ufficiali, a cui spetta godere della reputazione della Patria, non sanno e non vogliono considerare le più semplici conseguenze.
"Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/arts/57072.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] "Ortodossia, autocrazia, carattere nazional-popolare" era lo "slogan" reazionario del ministro dell'Istruzione del XIX secolo Sergej Semënovič Uvarov.
[2] Antico nome della Russia.
[3] Faddej Venediktovič Bulgarin (nato Jan Tadeusz Krzysztof Bułharyn) scrittore reazionario di origine polacca del XIX secolo.
[4] Dmitrij Petrovič Buturlin, scrittore oscurantista del XIX secolo.
[5] Leontij Vasil'evič Dubel't, militare e censore del XIX secolo.
[6] Aleksandr Alekseevič Suslov, generale che combatté duramente i popoli caucasici nel XIX secolo.
[7] Pronuncia colloquiale di Marija Ivanovna (nome e patronimico comuni – così si chiama la maestra nelle barzellette russe di ambito scolastico).
[8] Nome e patronimico comuni, come dire "l'uomo qualunque".
[9] Sergej Donatovič Dovlatov, scrittore sovietico emigrato negli USA.
[10] Gruppo teatrale di Mosca.
[11] Dom Kul'tury (Casa della Cultura).
[12] Ivan Ivanovič Gaza, militare sovietico.
[13] Leningradskij Gorodskoj Sovet Narodnych Deputatov (Soviet Cittadino dei Deputati del Popolo di Leningrado).
[14] Kirill Semënovič Serebrennikov, regista teatrale e cinematografico.
[15] Pseudonimo dello scrittore e oppositore Evgenij Nikolaevič Prilepin.
[16] Città della Russia meridionale.
[17] Federal'naja Migracionnaja Služba (Servizio Federale per le Migrazioni).
[18] Canale televisivo un tempo privato, ora sotto egida Gazprom e di osservanza putiniana.
[19] Maksim Leonardovič Ševčenko, giornalista e attivista dell'opposizione.
[20] Otrjad Milicii Osobogo Naznačenija (Reparto di Polizia con Compiti Speciali), sorta di Celere russa nota per la sua brutalità.
[21] Tipici copricapi cosacchi.
[22] Allusione all'edificio storico del Maneggio nel centro di Mosca.
[23] Spettacolo sull'avvocato Sergej Leonidovič Magnitskij, morto in carcere dopo aver indagato su malversazioni di alti funzionari russi.
[24] Michail Aleksandrovič Fedotov, capo del Consiglio per i diritti umani e la società civile presso il presidente russo.
[25] Michail Evgrafovič Saltykov (noto come Michail Ščedrin), scrittore progressista del XIX secolo.
[26] Anche nel senso di "periodo di detenzione".
[27] Così viene chiamata la persecuzione penale ai danni dei leader dell'opposizione, le cui principali manifestazioni a Mosca si tengono nella centrale piazza Bolotnaja (cioè "del Pantano", quello che c'era prima della costruzione della piazza stessa).
[28] Il "partito del potere" che sostiene Putin e il suo regime.
[29] "Artistico".

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