Nelle scorse settimane il pubblico ministero Giuseppe De Nozza ha chiuso le indagini nei confronti di quindici persone, compresi alcuni dirigenti della centrale Federico II di Cerano in provincia di Brindisi, per getto di cose pericolose e inquinamento dei terreni circostanti la centrale.
Inquinamento che portò nel 2007 al sequestro dell’area del petrolchimico di Brindisi e che oggi potrebbe aver provocato anche morti per cancro. L’edizione della Gazzetta del Mezzogiorno di oggi annuncia infatti “l‘arrivo di un’inchiesta che farà rumore” perchè, scrivono, sono “anni che si susseguono le inchieste della magistratura locale in tema di tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini” Secondo il quotidiano pugliese, “presso la Procura di Brindisi è in cottura qualcosa di molto importante, lo stesso effetto dirompente del sequestro degli impianti dell’Ilva di Taranto“.
L’articolo evidenzia anche i risultati degli studi epidemiologici condotti dall’Istituto di Fisiologia clinica del Cnr di Lecce e di Pisa, del reparto di Neonatologia dell’ospedale Perrino e della Asl di Brindisi. All’esame dello studio le diagnosi di anomalie congenite in bambini (0-28 giorni di vita) nati tra il 2001 e il 2009 da madri residenti nel capoluogo . I dati ottenuti, confrontati con quelli della rete di sorveglianza europea (Eurocat), risultano del 18% in più rispetto al registro europeo. Anche l’eccesso di anomalie cardiovascolari a Brindisi è maggiore del 67% rispetto ai dati europei.
Gli studi su eccesso di tumori e inquinamento nel Brindisino iniziano vent’anni fa e, come riporta la Gazzetta del Mezzogiorno, vent’anni purtroppo di conferme.