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La sanità in Lombardia: l'eredità di Formigoni. Viva perché ad un'infermiera serviva la mia barella.

Creato il 31 maggio 2013 da Anticasta

Ospedale

La mia storia è una storia di malasanità grave che denuncia una situazione preoccupante in Lombardia e non solo. Nonostante ci siano delle eccellenze la qualità generale del personale medico è scarsa soprattutto nei pronto soccorsi con i pericoli che ne conseguono per la vita delle persone. Oggi io sono viva perché ad un'infermiera serviva la mia barella.

A dicembre una ginecologa di Milano da 150 € a visita (ex Niguarda) mi diagnostica una cisti ovarica e mi dice che io non potevo rimanere incinta in maniera naturale per un valore ormonale basso (amh) e che sarei dovuta andare in un centro d'infertilità per la PMA. Mi fa fare i marcatori tumorali e si fissa che io ho l'endometriosi nonostante le analisi dicano di no. Per la cisti vuole che aspetti due mesi, durante i quali secondo lei io dovrei, testuali parole, SPEGNERMI ma io insisto per vederci chiaro prima ed un mese dopo ottengo di fare una sonoisterografia alla clinica convenzionata di città studi (ex Santa Rita) ma la collega della mia dott.ssa si rifiuta di fare l'esame perché potrebbe essere non una cisti ma una tuba mentre il primario dice endometriosi, chi rilancia? Ad ogni modo mi dice ti do un'occhiata ma sbrigati che devo andare (ma come? Non doveva farmi una sonoisterografia? Non era mica cosa da 5 minuti) appena vede che mi fa un po' male con la sonda dice subito, “no, no se senti dolore non facciamo l'eco devi fare una laparoscopia.” Ma come? Questi nemmeno si prendono due minuti per guardare e mi vogliono aprire? Prendo appuntamento alla asl di Genova ma nel frattempo il 6 febbraio scopro di essere incinta (con esame beta hcg). Ma come? Avevo già l'appuntamento per il centro d'infertilità. Tempo record, la sera stessa forti dolori e piccole perdite. Dopo due giorni le beta erano in calo e capisco che ho abortito ma non perdo una goccia di sangue. Allora vado al P.S. Galliera di Genova dove nel frattempo ero andata in attesa della visita alla asl. Qui trovo il dott. F. che è molto bravo a zittirmi ma non altrettanto a fare il suo mestiere, riferisco dell'aborto lampo, dall'ecografia appare del liquido tra l'utero e la vescica ed alla domanda ma dov'è finito il materiale? La risposta è “Non lo so”. Richiede l'emocromo e le beta e dopo 5 ore di attesa con codice bianco mi danno i risultati. Emoglobina bassa e beta in diminuzione ma ancora positive. La dott.ssa R. che nel frattempo è entrata in turno non mette minimamente in discussione l'operato del collega e mi dimette. Non ho nulla. Nessuno ha controllato le ovaia e le tube e sul foglio del P.S. è anche specificato che nessuno mi aveva visitata in precedenza. Mi dà il metthergin ed ho qualche giorno di mestruazione. Il 13 febbraio faccio la visita all'ambulatorio della asl di Genova e la dott.ssa vede chiaramente e senza provocarmi nessun dolore la sactosalpinge destra mi dà una terapia antibiotica ma il 22 febbraio chiamiamo l'ambulanza per forti dolori addominali, dolori da svenire e da non potersi muovere pensavamo ad una peritonite per via della tuba, i dolori erano atroci, mi mettono sulla barella ed i due ragazzi del 118, non c'era un dottore, una mi riprende tra le righe per non aver preso un antidolorifico, l'altro mi dice che devo stare tranquilla quando io urlo dal dolore per aver sbattuto la barella contro l'ambulanza. Penso “ma chi li manda questi idioti” che non sanno nemmeno cos'è una sactosalpinge anche se gli mostri l'ecografia. Arriviamo in P.S. a Gallarate alle 12:04 con codice trasporto GIALLO. Qui mi lasciano sulla barella, da sola con una telecamera, se avessi chiuso gli occhi come avrebbero fatto a capire se stavo riposando od ero morta? Dopo un po' arrivano una dottoressa ed un'infermiera credo, mi chiedono cos'ho, spiego della sactosalpinge e dei dolori fortissimi, dico anche dell'aborto spontaneo recente mi lasciano lì con codice VERDE. Alle 12:45 arriva l'infermiera e dice “prendo la signora perché mi serve la barella” e così mi porta a far la visita. Dico della recente gravidanza, della tuba, dei dolori e delle recenti infezioni. Mi fanno un prelievo e mi mandano a fare un'ecografia pelvica (non in ginecologia) il dott. trova del liquido in addome fin sotto il fegato ma ancora della tuba se ne fregano, intanto un'infermiera dice di chiudermi la flebo per poi scoprire grazie ad un'altra che l'aveva aperta completamente. Mi fanno una tac e continuano a spostarmi a destra ed a sinistra su e giù dai piani con le infermiere che fanno la faccia scocciata quando urlo dal dolore. Mi infilano un catetere nella vescica ed aspirano l'urina perché la flebo mi ha provocato un globo vescicale. Finalmente dopo tre ore mi mandano in ginecologia dove arrivo con shock emorragico acuto  per gravidanza extra-uterina con lacerazione della tuba destra.. Un'altra infermiera scema mi guarda e mi dice devi scendere ed andare sul lettino. Dopo un po' riesco a dirle cosa deve fare ossia abbassare la sponda, togliermi la coperta, prendere le due flebo, il catetere ed aiutarmi. Si allertano tutti, ginecologi, anestesista, la ginecologa chiama in P.S. arrabbiata, dice che io sono trasparente e che non è possibile che la mia emoglobina sia 10 inoltre che era passato troppo tempo dal prelievo, cercano di farmene un altro ma non esce niente. Mi portano di corsa in sala operatoria e mi fanno una laparoscopia. Il dott. G. mi ha salvato la vita e mi ha detto poi che l'emoglobina era arrivata a 5. Hanno dovuto farmi una trasfusione perché avevo perso un litro e mezzo di sangue ed io sono qui a raccontarlo non perché in P.S. i medici hanno ritenuto di fare subito un controllo ma perché ad un certo punto l'infermiera ha pensato che prendendo me avrebbe liberato in fretta la barella che non so per cosa le servisse, forse per qualcuno che si era slogato una caviglia. 

Vorrei anche far notare che nel primo verbale del P.S. che hanno inserito nella cartella clinica mancavano il codice di priorità, la modalità di accesso ed il nome dell'operatore del triage, ho dovuto chiedere di inserire il verbale completo. La cosa più triste è che la mia compagna di stanza che ha subito lo stesso intervento dopo di me non è nemmeno passata dal P.S. ma è stata accolta direttamente in reparto perché accompagnata da una persona che lavora all'ospedale. Che significa? Che per ricevere cure di qualità bisogna essere amici o parenti dei dipendenti dell'ospedale?

Milano non è meglio di Gallarate, nel 2011 vado in P.S. al Niguarda per una crisi di asma e dolori al petto ed al braccio sinistro con tachicardia dopo aver assunto Metronidazolo. I soliti idioti del 118 mi chiedono se ho preso l'antibiotico a stomaco pieno e se soffro di gastrite e poi continuano a chiedermi se il dolore al torace è persistente o va e viene, sembra che la mia risposta “persistente” non gli piaccia e che vogliano che io dia l'altra per accontentarli. In P.S l'elettrocardiogramma a riposo è buono e mi lasciano due ore ad ansimare su di una sedia finché non minaccio di andarmene. Avevo capito che dovevo stare calma e dosare le energie per tenere a bada il cuore, i respiri erano cortissimi, i polmoni non si aprivano del tutto, solo ogni tanto riuscivo a tirare un respiro più profondo, era tremendo, i pazienti mi guardavano preoccupati. La dott.ssa, giovanissima, mi dice che soffro di attacchi di panico, perché le allergie vengono con le bolle. L'infermiera, d'accordo con lei, vuole darmi del valium dicendomi che è un farmaco naturale. Io li supplico di darmi un antistaminico e me lo danno per placebo. Mi lasciano in piedi ad aspettare il controllo mentre ansimo, ricorderò sempre quel deficiente di infermiere dell'accettazione che mi passa accanto mentre ansimo guardandomi malissimo perché secondo lui io li stavo disturbando. Dopo un'oretta torno a respirare, l'antistaminico aveva funzionato. Scopro che le allergie vengono eccome con asma ed angina sotto sforzo e che mi sono salvata perché ne so più dei medici del P.S. Se questo non è grave. E se poi pensiamo che al Niguarda di Milano ci sono medici che quando arrivi in P.S. per perdite durante una gravidanza ti dicono che devi fare più l'amore con tuo marito, direi che la situazione è disperata.

Questa è l'eredità che la giunta Formigoni ci ha lasciato, una situazione disastrosa per quanto riguarda la scelta dei medici negli ospedali e soprattutto nei P.S. Nonostante le mie segnalazioni per ora, solo il direttore generale dell'ospedale Galliera di Genova mi ha proposto un incontro per chiarimenti sulla vicenda. Quindi mi rivolgo in particolar modo al presidente Roberto Maroni che oggi ha la responsabilità della salute degli abitanti della Lombardia. Non devono più arrivare ragazzini incompetenti con il 118 o capetti arroganti, che pensano alla loro autorità piuttosto che alla nostra salute. Non ci devono essere infermieri che non credono ai pazienti sofferenti creando loro maggiori sofferenze o che non sanno chiudere una flebo. Ma soprattutto ci vogliono medici competenti, non amici di, non alle prime armi, non figli di, medici in grado di capire se c'è un caso grave o no, non medici che non sanno nemmeno come si può manifestare una crisi allergica. Se non cambia davvero dovremo scappare dalla Lombardia, tra l'altro per effettuare uno screening genetico completo per la predisposizione alla trombofilia che non siano i tre esami di routine passati dal SSN sono dovuta andare a Parma; e deve cambiare anche l'atteggiamento di casta che hanno uno con l'altro coprendosi spesso a vicenda.

Demafizzare gli ospedali significa anche far sì che gli incompetenti se ne vadano a casa.

 

di Cinzia Bascetta


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