Lucky Luciano a Piazza San Pietro
A quasi settant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale, gli archivi di Londra, Washington e Roma ci restituiscono un quadro inquietante sull’Italia del periodo 1943-1947, carte confidential, secret e top secret che ci svelano il patto occulto tra poteri criminali, servizi segreti e gerarchie vaticane. Ovvero la “santissima trinità” evocata nei primi anni Cinquanta da Gaspare Pisciotta, il luogotenente del bandito siciliano Salvatore Giuliano.
I documenti – in gran parte inediti, raccolti tra il 2004 e il 2011 a College Park (Stati Uniti), Kew Gardens (Gran Bretagna) e all’Archivio Centrale dello Stato – ci raccontano le attività della “Rete Invasione e Sabotaggio” dell’intelligence nazifascista, l’angoscia di Pio XII per l’“infezione bolscevica” che ha contagiato il Belpaese, lo “Stay Behind” anticomunista composto da ex militi delle Brigate Nere e della Decima Mas, i timori di don Sturzo per lo strapotere del Vaticano, la nascita di Cosa nostra e il ruolo criminale di primo piano svolto da Lucky Luciano, il super boss della mafia siculo-americana.
Scrive Tranfaglia nell’introduzione: “Questa antologia pubblica documenti americani, inglesi e italiani su un momento cruciale della nostra storia e fotografa, in maniera clamorosa, i retroscena del passaggio dalla dittatura fascista alla Repubblica. […] Non nasce un nuovo Stato democratico. Sopravvive invece il vecchio Stato liberale e fascista che si riconverte nel nuovo quadro costituzionale con molte resistenze di fronte all’attuazione della Carta del 1948.”
Il tutto per impedire che l’Italia diventi un paese libero, sovrano, democratico. Un intento in gran parte riuscito che avrà conseguenze devastanti nella seconda metà del XX secolo. Fino ai nostri giorni.
Un quadro messo in evidenza da Casarrubea e Cereghino nella postfazione al volume: “Storici, giornalisti, politici, scrittori di centro, destra e sinistra, senza distinzioni di sorta. Per decenni hanno venduto la nostra storia recente come il frutto di un processo lineare e coerente. Una versione falsa – anzi, falsissima – che ha preso piede un po’ alla volta, in modo quasi impercettibile. Non senza le complicità di uno Stato che aveva una gran fretta di archiviare un periodo che di coerente e lineare non aveva proprio un bel niente.”
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Nicola Tranfaglia, nato a Napoli, insegna dal 1970 Storia dell’Europa e Storia del Giornalismo nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino ed è direttore del master in giornalismo. Tra le sue opere, Storia degli editori (Laterza, 2000), La transizione italiana (Garzanti 2003), Come nasce la Repubblica (Bompiani, 2004).