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La satira in Italia, tra Vasco, Nonciclopedia, Zalone e il Fatto Quotidiano
Creato il 11 ottobre 2011 da DagoredSembrava che fosse scattato l'armistizio tra il sito di Nonciclpedia e Vasco Rossi, dopo la lettera di scuse degli amministratori del sito al cantautore e la rimozione della pagina a lui dedicata, ma le cose pare non stiano per niente in questo modo.
Sarà che gli accordi erano stati presi dagli avvocati senza consultarlo, ma Vasco Rossi non solo non ritira un bel niente, compreso la querela per diffamazione, ma rilancia le accuse contro il sito.
Ormai la battaglia intrapresa non è quella di difendere la propria reputazione, ma per stabilire il confine tra satira, umorismo, comicità e semplice ingiuria.
Non gli è difficile dimostrare quanto sia lontano il sito di Nonciclopedia dalla vera satira, quel modo sottile di usare l'ironia per criticare il potenti di turno, e stabilire che i "brufolosi e ignoranti ragazzini" del sito non fanno altro che "scrivere in forma anonima sul muro di un cesso o su un sito internet" e che questo, sarà pure divertente ma "non ha niente a che vedere con la libertà di parola".
Il cantante ribadisce quindi che non agisce per tutelare la propria reputazione, della quale gli interessa poco, come ha sempre dimostrato nella sua vita di uomo e d'artista, e gli è fin troppo facile portare tanti esempi della demenzialità, della volgarità e della stupidità dei contenuti del sito. In particolare citando la pagina dedicata dalla Nonciclopedia ad Anna Frank.
"Dovete assumervi la responsabilità di quanto avete fatto", conclude Vasco, affermando un principio sacrosanto e condivisibile, ma quello che in questo momento ci interessa maggiormente è rilevare come il cantante abbia lui posto il problema di distinguere tra satira e semplice comicità, anche trucida e volgare come quella che tracima dalle pagine di Nonciclopedia, che in fondo non è che l'equivalente internetiano degli sketch dei cinepanettoni ed erede diretta delle grevi pantomime dell'antichità classiche e le farse volgari della commedia dell'arte. Una comicità grassa rivolta al pubblico meno educato che è sempre esistita ma che solo ai nostri tempi ha avuto l'avallo della critica intellettuale, grazie alla giustificazione della "satira": faccio satira, per cui posso dire quello che voglio.
Sotto l'ombrello della satira in questi anni si è detto e giustificato di tutto, ma ecco che infine pure in questo caso sembra che il limite sia stato raggiunto, anche se solo per ragioni di parte.
Il casus belli è il grande successo del comico pugliese Checco Zalone, personaggio inventato dall'attore e autore Luca Medici, che in poco tempo ha raccolto, con spettacoli teatrali, televisivi e due film, un successo enorme.
Una sorta di "fronte del successo" rotto però dal Il Fatto Quotidiano, giornale fondato da Travaglio e C. che già da qualche tempo si era mostrato insofferente del successo del comico e rompe infine gli indugi e demolisce medici con un articolo firmato da Andrea Scanzi.
Dunque Zalone non fa satira, dice Scanzi, è volgare e scurrile, tutto crampi e sesso e poi non fa male, i suoi bersagli lo amano e (ma secondo me è qui il vero problema) la sua scorrettezza politica sta nel toccare due "intoccabili": Roberto Saviano e Nicky Vendola.
Ecco, io ho sempre pensato che Zalone - Medici si stesse giocando l'appoggio del gruppo di intellettuali satiristi italiani proprio nel momento in cui ha cominciato a parodiare (perché Medici non è un imitatore) Roberto Saviano, l'eroe e martire intoccabile dei resistenti indignati in servizio permanente, il Santo della lotta al regime. Senza contare che si spende troppo poco per attaccare Silvio Berlusconi, l'unico vero bersaglio che conti per un satirista diplomato.
In realtà, a qusto punto, si potrebbe ben dire che Checco Zalone si è guadagnato sul campo i gradi da satirista proprio perché ha preso di mira gli intoccabili Saviano e Vendola, rischiando di essere attaccato da un potente network d'informazione e d'opinione perché fare satira significa attaccare un potere efftetivo ed è un esercizio che potrebbe esporre l'autore a ritorsioni anche pesanti e per questo dovrebbe essere esercitata con accortezza, giocando con le parole in modo astuto : invece la cosa strana dei nostri giorni è che la satira contro il potere, quello più palese e più inoffensivo, è esplicita e diretta e non solo non espone a rischi di nessun genere, ma rende, anche molto, in termini di successo e denaro.
Al contrario non è possibile satireggiare sui personaggi che stanno dalla parte giusta, per non essere catalogati immediatamente nella lista dei "cattivi"e magari pure dei "servi".
Il satirista affermato si distingue quindi solo per iil bersaglio prescelto e non per il suo stile, che altrimenti Zalone non sarebbe molto diverso da un Luttazzi, a parte la scelta del primo di esprimersi da (falso) ignorante e del secondo con aria dottorale.
Eppure il vero satirista dovrebbe attaccare pure quelli che oggi appaiono i veri pericolosi poteri che muovono il mondo, ma nessuno di loro sembra accorgersi dell'esistenza delle grandi lobbies finanziarie internazionali, dei grandi banchieri che fanno e disfanno i governi, dei fanatismi di qualche gruppo islamico.
Ma nessuno sembra voler rischiare incidenti di percorso, che si potrebbe pure fare la fine di Teo Van Gogh, tanto per fare un esempio.
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COMMENTI (1)
Inviato il 11 ottobre a 16:09
Non ho sentito la parodia di Checco Zalone su Saviano, mi auguro solo (in quanto mi è simpatico) che sia una sua creazione e non una schifosa falsa ironia, con testi sctitti dai nemici giurati di Saviano, come hanno fatto i due pseudo comici a Sanremo dove hanno solo sottolineato che Saviano dice Banalità, quelle Banalità che dannano l'Italia e che nessuno ha mai avuto il coraggio e la capacità di dire a tutti gli Italiani.