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La scelta di Bernard Moitessier

Creato il 13 ottobre 2014 da Arvales @ArvalesNews

Bernard

«Non ne posso più dei falsi dèi dell’Occidente, sempre in agguato come ragni, che ci mangiano il fegato, ci succhiano il midollo. E sporgo querela contro Mondo Moderno. Il Mostro è lui. Distrugge la nostra terra, calpesta l’anima degli uomini… Liberi per ora… ma un giorno non lo sarà più nessuno, se le cose continuano per questa china. Già sono inumane. Così, ci sono coloro che se ne vanno, per mare o a piedi sulle strade, a cercare la verità perduta. E ci sono anche quelli che non vogliono più, che hanno perduto persino la speranza. La «civiltà occidentale», divenuta quasi totalmente una tecnocrazia, non è più una civiltà.»
(Bernard Moitessier, La lunga rotta, Ugo Mursia p. 184)

Tutto ciò che ho percepito, visto, letto, ha contribuito in modi diversi alla sintesi di ciò che sono. Un libro, per esempio, se mi ha procurato delle emozioni o mi ha fatto riflettere, l’ho per lo più assimilato, non memorizzato. Così facendo, ho rinunciato al beneficio della citazione a favore del potenziale di relazione dei contenuti. Piuttosto che indicizzare frasi, concetti e riferimenti per futuri sfruttamenti bibliografici, preferisco sviluppare le dinamiche mentali che cercano, individuano e relazionano l’essenza delle esperienze vissute; nel caso di un libro, la “sostanza” che cola dal becco del frantoio con cui spremo un testo.
In alcuni casi tuttavia, le speculazioni indotte da un libro hanno anche memorizzato qualcosa: un passaggio, una frase, un concetto. Gli esperti dicono che questo accade quando a un ricordo è associata un’emozione. La lunga rotta di Bernard Moitessier è stata una di quelle opere che mi hanno fatto riflettere e, per quanto mi riguarda, una riflessione profonda equivale a un’emozione.
Ho letto La lunga rotta qualche anno addietro, in tarda età dunque, lontano dal tempo in cui anch’io ero tra quelli che “se ne vanno, per mare o a piedi sulle strade, a cercare la verità perduta“, e leggere le parole di Bernard citate all’inizio dell’articolo mi è stato di conforto: fuori dal coro c’è il nulla, e a volte nemmeno il calore della femmina e dei cuccioli riesce a riscaldarti il cuore.
La decisione d’invertire la rotta e dirigersi nuovamente a Sud verso il Capo di Buona Speranza, quando dopo mesi di navigazione durissima stava vincendo la prima regata in solitario intorno al mondo, mi ha fatto riflettere.
Leggendo quel passaggio dove racconta della “necessità” di rimanere in mare, per qualche istante sono entrato nella sua storia, seduto accanto a lui al timone del Joshua, nell’attimo in cui la mente, o forse il cuore, ha ordinato alla mano d’invertire la rotta. Mentre leggevo le ragioni della sua scelta, ho immaginato le urla della pubblica accusa:

E lei, tua moglie? e i figli? cosa ne facciamo? li lasciamo al loro destino? Cosa dirai ai tuoi figli? Signori miei, sapete: passavo da quelle parti, mi sono trombato vostra madre e siete nati voi! Auguri figlioli, e non pensate troppo male di me se potete…

Credo che anche Bernard abbia cercato d’immaginare le reazioni della sua famiglia. Ho anche fantasticato su cosa avrei detto in mia difesa se mi fossi trovato al suo posto:

Vi voglio bene, questo lo sapete, e dovete credermi quando vi dico che l’ho fatto per salvare la mia vita ma anche la vostra. Avreste forse preferito un padre infelice perché costretto a vivere in una storia che non era la sua? Certo sarei stato vicino a voi per aiutarvi, consigliarvi, per quel poco che so fare quando sono a terra; ma la malinconia che avrebbe ristagnato come una palude nei miei occhi, quell’onnipresente velo di tristezza nei miei sorrisi, voi li avreste accettati? E quando giorno dopo giorno, anni, decenni senza mai scorgere la felicità nel mio sguardo foste divenuti consapevoli di aver sbagliato, di aver frainteso il mio destino con le bizzarrie un di un padre un po’ strambo, quel giorno, forse non avreste preferito che io non fossi tornato? E se una notte, che non so se augurarvi o sperare non giunga mai, comprenderete perché le stelle brillano di più quando si è soli, e che il senso della mia vita stava tutto nel rimanere in mare e navigare; quella notte, forse non avreste preferito ricordarmi sorridente e felice al timone del mio Joshua?

Chi se la sente di emettere un verdetto contro la scelta di continuare la navigazione, quando è il senso della vita a condurre il gioco, quando la libertà che si respira in alto mare è talmente vitale da annichilire anche gli affetti più cari?

Ho riflettuto a lungo sul senso della scelta di Bernard, anche perché, seppure con tutti i distinguo che vogliamo, mi riconosco nel sentire dei navigatori solitari che hanno fatto la scelta opposta: quelli che, per amore o per necessità, sono “sbarcati”.

Bernard
Una cosa credo accomuni comunque tutti i navigatori: l’amore per il mare in quanto significante della neutralità della natura rispetto al destino di chi ne esplora le condizioni estreme; quel mare che, quando si è soli, ti parla con i suoni del vento, la voce degli uccelli marini; il mare che ti frange nell’anima e, onda dopo onda, ti leviga la mente finché non accetti l’idea che la solitudine nella vita, oltre che nella morte, sia in fondo la più vera e onesta delle condizioni umane.
Ho anche pensato che Bernard è francese e nella sua lingua la mere è femminile: un’amante appassionata quanto possessiva, capace di sedurre l’intento, trasformarlo in cristalli di sale che riflettono i colori dell’anima: quelli che chiunque vorrebbe vedere almeno una volta nella vita, e ai quali è difficile rinunciare se l’alternativa è il grigio.
Forse, nelle notti serene e senza luna, buie ma mai scure, mentre la prua fendeva l’onda e il corpo danzava con se stesso per assecondare il moto dello scafo, il mare lo ha sommerso con un pensiero che ha indotto il suo sguardo a passeggiare tra stelle, a dire a se stesso che quella era la sua vita.
Forse a Bernard, un attimo prima di fare rotta sul nulla, un pensiero gli avrà fatto ricordare il mondo al quale stava tornando. Dopo sei mesi in mare, l’idea che sarebbe stato celebrato come un eroe gli sarà apparsa vana, sciocca come una puttana inglese di sangue nobile, che passeggia a Bond Street al ritmo cadenzato di uno stivale tedesco.

Buon vento Bernard.

Arvales presenta un nuovo intervento: La scelta di Bernard Moitessier


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