Proseguono i racconti dedicati alla Scozia della raccolta “Scotland, my love”. Avevamo lasciato Lucia alle prese con il viaggio di ritorno verso la madrepatria: partita da Stornoway, la sua prima tappa è stata il porto di Tarbert, sull’isola di Harris; da qui, in traghetto ha raggiunto Uig, sull’isola di Skye.
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La malinconia era quasi sparita. Lungo i quaranta minuti di guida tra Stornoway e Tarbert ero serena perchè mi sentivo che non era l’ultima volta nella mia vita che avrei percorso quella strada.
Ebbi la stessa sensazione anche lo scorso anno e infatti ci sono tornata. Dicevo semplicemente arrivederci. Arrivederci all’incrocio di Leurbost, da cui partiva una strada che andava dall’altra parte dell’isola: a Uig, a Callanish, a Great Bernera, luoghi visitati molte molte e che mai stancano della loro presenza. In Scozia, basta una luce diversa, e il paesaggio assume connotati completamente diversi da quelli che avevamo visto la volta precedente. Non ci si stanca mai di visitare un posto in quella terra di sogno. Dicevo arrivederci ai croft lungo la strada, ai minuscoli lochan che interrompevano l’uniformità della brughiera, al cartello stradale su cui c’era scritto BENVENUTI A HARRIS, in gaelico. Ormai la parte in inglese non la guardavo neanche. Ero incuriosita dal gaelico. Cercavo di comprendere come si leggevano i suoni o di collegare la grafia alla relativa pronuncia detta dai locali. A dire il vero ho fatto un paio di lezioni di gaelico e ho imparato quelle due frasi fatte, ma mi hanno fatta anche avvicinare alla pronuncia che è difficilissima. Mi piacerebbe imparare la lingua della mia terra. Spero di farlo, un giorno.Eravamo a Tarbert.
Abbiamo consegnato i nostri biglietti al personale della CalMac e ci siamo messi in fila, pronti per imbarcarci. Abbiamo lasciato la nostra auto lì e noi ce ne siamo andati in giro per Tarbert, a fare le ultime compere, a cercare di portare via dall’isola oggetti che ci avrebbero ricordato le Ebridi e che ci avrebbero tenuto compagnia durante l’inverno. Tra gli oggetti che mi sono portata in Italia, da Lewis, ci sono dei manufatti in Tweed, che mi ricordano l’essenza stessa di Lewis e Harris: la loro terra, la loro lana, le persone anziane che lo lavorano e l’importanza che il Tweed ha per le Ebridi esterne. Ho preso dei libri e del sapone fatto coi fiori del Machair nella locale saponeria, che mi avrebbe ricordato a lungo il profumo di Lewis e di tutte le mie visite alle varie spiagge con le emozioni che mi suscitavano. Era l’ora d’imbarcarsi. Siamo saliti sul traghetto, abbiamo salutato il suolo di Lewis e siamo salpati alla volta di Skye, sulle Ebridi interne. Il saluto all’isola è stato sereno e non traumatico come fu quello a Stornoway sia due anni fa che lo scorso anno. Salpare da Stornoway mi fa più effetto. Vedere “my lovely Stornoway”, come recita una canzone locale, diventare sempre più piccola e non poter fare nulla per trattenere la nave lì, mi ha sempre fatta sentire tristissima. Le case che diventavano sempre più piccole e i particolari sempre meno chiari, fino a scomparire completamente e diventare un’unica macchia multicolore. Stornoway vista dal mare, in lontananza, era come una scatola chiusa, in cui erano racchiusi tanti oggetti preziosi. Lì, in quelle case dal profilo, ormai, indefinito, e tra quelle vie nascoste dalla nebbia e dalla distanza, c’erano tanti piacevoli ricordi, tante struggenti sensazioni e tanti affetti a cui il mio cuore era, ormai, indelebilmente legato. Da Tarbert è stato tutto più facile. Dopo poco più di un’ora, eravamo nella baia di Uig, a Skye. Avevamo già prenotato il B&B che si trovava proprio al ferry terminal. Siamo usciti dal molo e siamo entrati direttamente nel parcheggio del bed and breakfast che non è altro che la sala da tè che sta davanti all’imbarco dei traghetti. L’entrata è molto spartana, un po’ trascurata, vi si vedono i segni del tempo, e si respirano odori stantii di cibo e di chiuso, ma la cameretta, al contrario, era molto accogliente e carina: una chicca! Abbiamo sistemato i bagagli e poi ci siamo inoltrati nel cuore della suggestiva e pittoresca Trotternish peninsula.Continua…
Photo credits: Lucia Tysserand
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