Il viaggio di Lucia lungo le strade di Skye continua. Oggi la raccolta “Scotland, my love” approda nella ridente cittadina di Portree, il capoluogo dell’isola. Siete pronti a percorrere e condividere i ricordi di Lucia di quando, solo qualche anno fa, Portree non era che un piccolo villaggio non ancora preso di mira dal turismo di massa? E allora partiamo!
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Decisamente stanchi, abbiamo percorso il tratto di strada verso Portree, dove avevamo deciso di andare a comperare qualcosa da mangiare. Era troppo tardi per andare a cenare in un pub o in un ristorante, ma il Tesco sarebbe stato sicuramente aperto e lì avremmo potuto comprare un sandwich e della frutta. Nella strada verso il capoluogo dell’isola, ammiravamo la pace scozzese che si godeva intono e che era stata interiorizzata dentro di noi. Una pace che ci portava lontano dall’Italia, dal suo caos e dal suo caldo. Ci portava lontano dalla sua approssimazione, dalla sua faciloneria e dal suo chiasso, in ogni dove e in ogni quando. Erano settimane che non vedevamo italiani, nè sentivamo le loro voci intorno a noi, se non le nostre due.
Arrivati a Portree, abbiamo provato a cercare un ristorante, ma nessuno era più disposto a servire food a quell’ora! Allora ci siamo fiondati al Tesco, prima che chiudesse e prima che rischiassimo di restare digiuni. Mentre camminavamo per quella “metropoli”, comparata all’ambiente naturale circostante, abbiamo visto folle di persone sbraitanti e urlanti in una nota lingua dall’accento musicale… che trauma! Urlavano banalità “ Ohh mamma, vieni qquaaaa, vien’a vede’…” ed erano supervestiti, con giubbotti tutti molto simili tra loro e con le stesse scarpe. Si muovevano a frotte e stonavano decisamente col paesaggio delle Ebridi.
Mi è venuto un magone incontrollabile e un forte senso di nausea a vedere il turismo di massa (italiano per aggiunta) e non selezionato che invadeva le tranquille strade di Portree, senza che quelle persone comprendessero perchè fossero state lì, o senza rispetto per i discreti abitanti locali, amanti della privacy e del silenzio. Molto preoccupata, ed anche triste, mi sono avviata con Paolo al Tesco, dove altri due nostri connazionali, scompigliati, quasi ansimanti e nervosi, dall’accento napoletano, in assoluto contrasto con la Scozia calma e ordinata che stava loro intorno, cercavano di capire che prodotto avessero avuto tra le mani. Non parlavano inglese e mi sono ben guardata dall’aiutarli (alla faccia della disponibilità). Io mi ero mimetizzata. Parlavo solo inglese, anche con mio marito. Non volevo essere associata a quei due individui che stavano nel mio stesso supermercato.
So di peccare di presunzione e di scorrettezza perchè giudico, ma quei due erano tipi poco chiari davvero. Sembravano anche dei poco di buono: tutti sudati, anche poco puliti e con vestiti… che proprio non c’entrano nulla con la Scozia. Secondo me erano lì per intrattenere affari con la malavita locale! Mi facevano quasi paura. Avevo la sensazione che se avessero saputo che fossimo stati italiani, ci avrebbero dato noia. Addirittura temevamo che se avessero visto la nostra auto con la targa italiana, parcheggiata fuori dal supermercato, ci avrebbero costretti a darla loro o a farci qualcosa di male. Li ho seguiti quando sono usciti dal Tesco, per salvaguardare l’incolumità della nostra auto, ma per fortuna erano così presi dai loro affari che non hanno guardato la targa della nostra macchina! Phew! Andata bene!
Portree in poco più di 10 anni è triplicata. Da villaggetto qual era nel 2000 è diventata una città vera e propria. Nel 2000, il primo anno in cui andammo a Skye, c’erano solo case tipiche di mattone, in perfetto stile scozzese e in sintonia col pittoresco porto, nella baia. Ora ci sono tante nuove abitazioni, nuovi quartieri, con case anonime e uguali l’una all’altra. Ci sono tante strade e tanti incroci e ci sono tanti turisti e tanti bus che li trasportano. Ho fatto davvero tanta fatica a riconoscere Portree e ad accettare che fosse diventata sede di un turismo di massa. Sono però consapevole che la Scozia stia diventando una meta del turismo di massa, che è ben accolto lì.
Purtroppo l’economia scozzese, sebbene possa contare su petrolio e su whisky (mercato tra l’altro in forte espansione) rimane un’economia con poche risorse e il turismo può essere l’asso nella manica per la sua crescita economia. E la Scozia non si fa problemi per questo, è contenta ad accogliere turisti, non più a misura di B&B, ma a misura di grandi e standardizzati hotel. Probabilmente non è ancora pronta all’invasione di massa, ma il processo di conquista delle sue bellezze è già iniziato e continuerà inesorabile in nome del guadagno. Meno male che ho avuto l’opportunità di visitare Skye tanti anni fa, quando ancora non era molto conosciuta ed era contraddistinta ancora da tratti autentici e genuini, come la tradizione comandava.
Continua…
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