L’omicidio viene considerato l’atto più abietto in una società civile. Eppure nella letteratura è stato spesso il vero protagonista poiché – come l’interno di una stanza maledetta su cui mai occhio umano dovrebbe posarsi – esso suscita nell’uomo curiosità, paura, orrore e tutta una serie di impetuose emozioni che sono alla stregua della Passione vera, quella con la P maiuscola. In pochi finiranno per varcare la soglia di quella stanza, ma in tantissimi ci gireranno attorno, squadreranno ogni angolo dell’uscio e fantasticheranno. E scriveranno, disegneranno, canteranno.
Per Marisa Vasco, docente molese alle prese con il suo primo racconto, un delitto avvenuto tanti anni fa, quando era ancora una bambina, è stato la scintilla da cui è scaturito il romanzo La scure.
Difficile collocarlo in un genere letterario definito, poiché, pur presentando gli elementi tipici del noir e del giallo, non ne segue i canoni classici. Il paesino in cui la vicenda si svolge è popolato di gente comune, con le proprie preoccupazioni, i propri segreti e i sogni di una vita migliore, ma non è il classico nido di avvoltoi nel quale ti aspetteresti un delitto al giorno. Del resto, Mola di Bari non assomiglia neppure lontanamente a St. Mary Mead. È un paesino mediterraneo, animato da credenze ed etichette; brava gente, che va a messa ogni domenica e si rivolge al parroco quando teme per la propria vita di cristiano, che conosce il Male ma preferisce ignorarlo, finché l’efferatezza di un delitto, apparentemente privo di ogni logica, irrompe nella quotidianità e sconvolge gli animi. Le maschere di rettitudine scivolano dai volti ed emergono l’avidità, la depravazione e la corruzione, sentimenti che, fino ad allora, erano sembrati troppo grandi per un paesino così piccolo e monotono.
La scure racconta una vicenda che poteva avere un solo epilogo, ma mille strade in grado di condurre ad esso. Ognuna porta il nome di un personaggio, con la sua storia e i suoi sogni. Una storia fatta di vinti, non di assassini, tenuti sotto scacco da una figura meschina eppure ugualmente umana; una persona corrotta che vive al contempo un’esistenza da carnefice e vittima.
Una storia niente affatto surreale, raccontata con uno stile sobrio, capace di scorrerti sotto gli occhi tenendoti incollato ad essa. È come un film in bianco e nero d’altri tempi, di quelli in cui non c’erano buoni né cattivi, c’erano solo persone, legate tra loro da un filo invisibile che disegnava la vicenda e conduceva al migliore dei finali. Il peggiore, in questo caso. Impossibile capire quanto Bene ci sia nel Male e viceversa, nel momento in cui ti accorgi che la morsa si è allentata, che la tensione si rompe laddove invece doveva toccare il culmine e scatenare una serie di conseguenze disastrose.
A romanzo terminato viene spontaneo pensare: è realtà, non fantasia. Nella realtà capita spesso che la soluzione più inevitabile sia anche la più devastante, che solo il Male può annientare se stesso e ristabilire l’armonia, anche se inevitabilmente malata e fuori dai confini della giustizia.
Salvatore Modugno
Marisa Vasco, La scure, Stilo Editrice, 2009, pp. 109, € 10,00.