Oggi si celebra il giorno del ricordo, in memoria delle vittime delle foibe e dei profughi dell’ Istria (L. 30 marzo 2004 n. 92).
Tra il settembre del 1943 e il 15 giugno 1945, le milizie jugoslave del maresciallo Tito, esaltate dal sogno della grande federazione jugoslava che andava delineandosi nello scacchiere internzionale, incattivite dagli eccessi fascisti e accecate dall’ideologia comunista, massacrarono migliaia di vittime innocenti, colpevoli soltanto di essere italiane, in un territorio destinato a divenire il “nuovo paradiso socialista in terra ” (Palmiro Togliatti dixit) dove non c’era posto per donne incinte e bambini italiani, preti, finanzieri, cattolici e italofoni vari, che non mostrassero di volersi prostrare ad adorare il nuovo feticcio con la stella rossa, stampata nell’incavo di una falce a croce col martello.
Il 15 giugno 1945 l’incubo finì solo per Trieste, Gorizia e Pola; quest’ultima visse un biennio di speranza, sino al 10 febbraio 1947, quando insieme a tutta l’Istria (escluse, come già detto Trieste, Gorizia e qualche altra porzione di territorio giuliano) passò definitivamente nelle mani della Federazione Jugoslava del Maresciallo Tito.
Ma tutto questo nei libri di storia non l’ho mai letto. Incominciai a intravvedere la verità negli anni settanta del secolo scorso, quando svolgevo il servizio militare di leva a Trieste.
In seguito, le ripetute stragi, le follie utopistiche dei post-sessantottini, gli studi universitari, la silente ipocrisia dell’apparato politico italiano acquietarono, senza estinguerla però del tutto, quella sete di verità che prorompe tanto più fragorosa, quanto più a lungo è trattenuta e repressa.
Poi venne promulgata infatti la legge 30 marzo 2004 n. 92 con cui viene istituito il giorno del ricordo delle vittime delle foibe. Il giorno prescelto, non a caso, è il 10 febbraio.
Ora le vittime delle foibe aspettano il riposo eterno che i parenti vorrebbero innalzare, in loro memoria, nella volta celeste, nella speranza che lassù, un giorno, si possano ricongiungere ai cari scomparsi nel silenzio della furia ideologica, colpevoli solo di avere rifiutato il paradiso socialista in terra. O forse soltanto ignari degli sporchi giochi che la politica gioca sulle teste innocenti.
Il velo ha cominciato a squarciarsi ma tanto c’è ancora da fare per restituire ai morti la dignità ed ai vivi la verità.