Quartiere Adachi , periferia nordest di Tokyo. Chi poteva è già partito e chi non può preferisce starsene in casa con viveri e benzina. Nel Palazzetto dello sport Budo, tempio delle arti marziali, la prefettura ha radunato i primi profughi dei villaggi che circondavano la città di Ivaki. Quei villaggi travolti dallo tsunami e che distavano appena 40 Km dalla centrale nucleare di Fukushima. Zona di sicurezza secondo le autorità giapponesi, dato che considera zona a rischio solo ile zone a raggio di 30 Km.
Gli impiegati della prefettura hanno accudito, consolato, ospitato questi profughi. Ma niente controllo sulla radioattività. Perché è semplice : Non è previsto. La verità, però che tutti gli uomini sono a nord a combattere un nemico che non vuole spegnersi, i reattori della centrale. Molti allora sono andati a spese proprie a fare le analisi.
Nello scenario surreale del palazzetto vivono quasi cento persone. Sul parquet sono state allestite con separé microstanze a vista , tutte uguali , solo con i colori dei tappetini leziosamente scelti con cura : due gialli e uno azzurro , poi due verdi e uno rosa , e poi ancora due azzurri e uno giallo. In ogni loculo mangiano e dormono gruppi familiari , coniugi con bambini piccoli. La privacy non esiste, ma sono dettagli.
Gli spogliatoi degli atleti fanno da stanza dove ci si può cambiare. La stanza per il riscaldamento è stata attrezzata nella stessa maniera per gli anziani. Nel corridoio di ingresso degli spettatori c’è il regno della grande organizzazione nipponica : bottigliette di tè , un megaschermo a cristalli liquidi sintonizzato sui notiziari, una catasta di croissant , pigiamini per i bambini , telefoni e postazioni internet.
Tutti i profughi del Palazzetto hanno , però, lo stesso timore. Saremmo stati contaminati? Una copia di coniugi si lamenta “Sapete perché non ci controllano? Perché non vogliono far sapere la verità. Ormai è deciso che tutto è tranquillo e anche i semplici controlli sarebbero una contraddizione”. E aggiungono “Qui mi rassicurano perché eravamo a 42 Km dalla centrale in fiamme. Ma dite voi cosa succede esattamente al 30°Km ? C’è forse uno schermo del governo che ferma le radiazioni?”.
C’è molta sfiducia tra queste persone. Un giovane racconta “IO domani esco e vado a farmi le analisi da solo. Qui comunque non mi fido. Sarebbero capaci di dirmi il falso pur di non allarmare la popolazione”.