Non saprei da dove cominciare.
Partirei dalla vicina che dà lezioni di violino e pianoforte. Dai balconi trascurati e pieni di ostacoli, da un lavandino minuscolo e una scala rossa e bianca, da una ringhiera ricoperta da una pianta rampicante appassita e dalle tende consumate della vicina. Quei balconi che fanno ben capire chi li abita. Alludono ad una grande casa antica, arredata a modo, e vissuta da un’anziana donna. Sì, sicuramente donna, fosse uomo i pavimenti del balconcino non sarebbero così polverosi e lucidi, non ci sarebbero rampicanti, piuttosto il piccolo lavandino traboccherebbe di piante spontanee per l’umidità, perché un uomo, forse, non avrebbe bisogno di arredare un balconcino.
Le tende ondeggiano come ad avvertire il passaggio di qualcuno o ad indicare la probabilità di una finestra aperta nella stanza antecedente, eppure, da quel punto, non si vede passare mai nessuno.
Non si direbbe che quella casa è abitata, non fosse per il suono delle corde strisciate di un violino che rimandano all’ordine di una donna e all’armonia di un uomo. Uomo e donna. Lei dà ripetizioni di violino e, a volte, anche di pianoforte. Quando dà lezioni, si capisce per la scelta delle sinfonie e la lentezza, se invece è lei a suonare, beh, quasi sempre usa il violino e mette su un’orchestra di note da concerto classico che ti fanno sedere in poltrona, come fossi a teatro, per ascoltarle.
Quasi sicuramente non sono lezioni di base e quindi non sono bambini quelli a cui insegna, ci dev’essere un certo grado di conoscenza tra loro e la donna, anche se credo fortemente si tratti di un solo allievo, al massimo due. Le mani, cambiano due volte, nell’arco di una settimana e quelle della donna sono sfilate, allenate, seppur screpolate e arcigne.
Al mattino, si spalma un po’ di crema, prima sui polpastrelli, poi lungo le dita, sui palmi delle mani e infine per tutto il braccio, e subito dopo controlla per due volte la lunghezza delle unghie e se sono troppo lunghe, le accorcia.
L’inizio delle lezioni non è mai prevedibile, non esiste preavviso, il rumore del portone d’ingresso è impercettibile, le voci del tutto assenti. Puoi conoscere la voce della donna solo se hai una lezione di violino o pianoforte, oppure, se sbagli a citofonare. Risponde con tono ambiguo di chi è appena stato disturbato e di chi – allo stesso tempo – gradisce ricevere visite, ma sembra conoscere tutte le fermate degli atam, gli orari di chiusura delle parrucchiere della zona, le regole civili e morali; sembra saper contare i soldi senza guardarli, sfogliare le pagine degli spartiti che conosce a memoria e cucinare le stesse pietanze in maniera ciclica ogni giorno. In una voce ne trovi altre cento ma mai abbastanza per sapere se quella donna è sola.
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